Uno dei protagonisti del film di Paolo Sorrentino dedicato a Napoli, 'Parthenope', è Achille Lauro: il Comandante, uno dei più importanti armatori della storia imprenditoriale italiana, sindaco di Napoli tra il 1952 e il 1957 e nel 1961, fondatore del Partito monarchico popolare, presidente del Napoli calcio, per molti osservatori politici un Silvio Berlusconi ante litteram.
Nella pellicola del regista premio Oscar si mostra proprio come è rimasto nell'immaginario popolare: vestito di bianco e con gli occhiali scuri.
Ed è lui a pronunciare due battute che ben descrivono il rapporto che ha avuto con il suo elettorato e Napoli in generale, nel film impersonificata da Parthenope. La prima è quando quest'ultima, proprio come la sirena mitologica fondatrice della città, viene alla luce, nel mare di Posillipo. Appena partorita, il padre si accorge che è femmina e chiede a chi gli sta attorno: "Come la chiamiamo?". A rispondere è proprio Lauro: "Lo sapevo che era femmina! Parthenope, chiamiamola Parthenope!". La seconda battuta-cult lo stesso personaggio la pronuncia quando Parthenope è già un'avvenente diciottenne: "Parthenope, ma se io avessi quarant'anni in meno, mi sposeresti?". Alla proposta, la protagonista del film risponde: "Comandante, la domanda giusta è: se io avessi quarant'anni in più, lei mi sposerebbe?". Al che, al signore in bianco scappa un sorriso e un'esclamazione che lo accompagnerà anche in altre scene del film: "Parthenope, sei proprio una furbacchiona!".
Ora se è stata più furba Napoli con il sindaco Lauro e il sindaco Lauro con Napoli è un tema aperto. Comunque Sorrentino dà un ruolo di primo piano al Comandante per descrivere pregi e difetti di Parthenope/Napoli. Ma perché?
Tag24.it è in grado di ricostruirlo rifacendosi al lavoro di Paolo Macry, uno degli storici più attenti anche alle cose politiche del capoluogo campano: nel 2018 diede alle stampe 'Napoli, nostalgia di domani' in cui molte pagine, per capire la Napoli e il Mezzogiorno di oggi, sono dedicate proprio al Comandante.
E insomma, perché Achille Lauro, interpretato da Alfonso Santagata, ha un ruolo così importante fin dalla nascita di Parthenope? Paolo Sorrentino gli riconosce quasi la paternità della città che, attraverso le vicende della protagonista, vuole raccontare. In questa clip di Piper Film, una delle scene cult che lo vede protagonista:
In effetti Lauro ha segnato un'epoca politica, non solo a Napoli. Lo storico Paolo Macry lo ha inserito tra i "sovrani repubblicani" che ha avuto la capitale del Sud: un ossimoro solo all'apparenza.
Lauro, nato a Piano di Sorrento nel 1887, fu sindaco di Napoli dal 1952 al 1957 e per un breve periodo nel 1961. Si avvicinò alla politica in epoca fascista, poi fondò e fu leader del Partito monarchico popolare. Veniva chiamato, come nel film, Comandante perché effettivamente fu un imprenditore del settore marittimo. Ma la sua personalità si affermò in tutti i campi. Fu una sorta di Berlusconi ante litteram, come detto: editore del quotidiano Roma e poi di una emittente televisiva, fu anche presidente del Napoli calcio. Ma nella storia è rimasto anche per il sacco edilizio che segnò tra gli anni Cinquanta e Sessanta definitivamente il volto della città.
Evidentemente, è per questo che Sorrentino gli affida un ruolo cardine nel suo racconto. Il Comandante ha inciso nel suolo e nel dna dei napoletani, come per decenni hanno accusato la sinistra e i suoi avversari politici. Anche se, secondo Paolo Macry, 'o Comandante è stato condannato a una damnatio mamoriae ingiustamente, al di là di quelle che furono le sue responsabilità:
ha avuto modo di osservare Macry facendo riferimento (anche) a un altro film-cult: quello di Francesco Rosi del 1963: 'Le mani sulla città'. Qui il trailer di Cineteca Bologna, in occasione della rassegna 'Il cinema ritrovato al cinema' del 2015.
Ma tant'è: per un popolo, quale quello napoletano, "alternativamente affamato di pane e di idoli", per dirla con la scrittrice Anna Maria Ortese, il Comandante faceva evidentemente proprio al caso suo. Anche perché fu il primo a parlare di città turistica, ha ricordato sempre Macry, impose un modello di governo populista, con (già all'epoca) bordate contro i partiti e i sindacati corrotti cui contrapponeva l'etica del buon senso, la spregiudicatezza del fare, l'irrisione delle procedure e un paternalistico autoritarismo sebbene arricchito anche di fatti, come la costruzione dello stadio San Paolo (inaugurato nel 1959). Insomma, proprio come lo dipinge Sorrentino nel suo film (a cui non a caso Parthenope manda baci). E con tanto di battuta leggendaria che avvolge il personaggio-Achille Lauro:
Nell'immaginario collettivo partenopeo, in ogni caso, il Comandante è vestito di bianco, indossa un paio di occhiali scuri e sventola un fazzoletto chiaro mentre saluta i tifosi-elettori allo stadio. Un pò come sarebbe capitato a Berlusconi col Milan a partire dagli anni Novanta, Lauro, come accennato, divenne anche presidente del Napoli calcio. Attraverso il pallone divenne ancora più popolare: non badava certo a spese per rafforzare la squadra cercando di esaudire il sogno Scudetto. Quando, nei primi anni Cinquanta, con Napoli ancora semidistrutta dai bombardamenti e poverissima, acquistò dall'Atalanta l'attaccante svedese Hans Jeppson pagandolo 105 milioni di lire, segnò un vero e proprio record, tanto che i tifosi, impressionati dal colpo di calcio mercato, soprannominarono il calciatore 'o Banco 'e Napule. Lauro, ai loro occhi, come testimonia questo breve documentario di NapoliTube, poteva tutto.
Achille Lauro, il personaggio che nel film di Paolo Sorrentino battezza Parthenope, è, quindi, 42 anni dopo la sua scomparsa, una figura storicamente controversa. Sta di fatto che, nel bene e nel male, incide nella storia della protagonista del film e della città, nel suo paesaggio e nell'animo di chi la vive perché, come riconobbe persino Abdon Alinovi, un dirigente napoletano del Partito Comunista
Insomma: il messaggio era arricchitevi assieme a me. Anche perché all'inizio della sua carriera imprenditoriale aveva reso compartecipi degli utili della sua azienda i dipendenti.
Nel 1994, l'anno della discesa in campo, il messaggio di Silvio Berlusconi sarebbe stato del tutto simile. Forse allora è un segno del destino il fatto che, assieme a Parthenope, Paolo Sorrentino torna al cinema in questi giorni anche con il film (finora introvabile in Italia) dedicato al Cavaliere: Loro.