Oggi 30 ottobre 2024 senatori e parlamentari hanno in calendario un appuntamento importante: devono riunirsi in seduta comune per eleggere un nuovo giudice della Corte Costituzionale al posto di Silvana Sciarra, il cui mandato è scaduto nel novembre 2023.
E' da allora che 8 tentativi sono stati fatti per cercare un nome condiviso da maggioranza e opposizioni, senza però che si trovasse una soluzione. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha diverse volte bacchettato le forze politiche per un ritardo che ormai rischia di trascinarsi anche al 2025.
Mentre all'orizzonte si profilano appuntamenti importanti come legge di bilancio o sul premierato, da un lato all'altro degli schieramenti le richieste sono molte diverse. Se Riccardo Magi di +Europa chiede alle opposizioni uno sforzo per cercare un nome alternativo, Tommaso Foti di Fratelli d'Italia si dice sicuro che le elezioni della Consulta non riguarderanno solo l'attuale posto vacante ma anche quelli di altri 3 giudici che lasceranno l'incarico a dicembre.
Nella storia italiana un ritardo del genere non è una novità, ma è simbolo comunque delle difficoltà che la macchina politica incontra quando ci sono due blocchi contrapposti e quasi non comunicanti. Concluso il suo mandato nel novembre 2023, Silvana Sciarra ha lascito il suo posto di Presidente della Corte costituzionale ad un successore che ad oggi 30 ottobre 2024 ancora non c'è.
Le elezioni per il posto vacante nella Consulta sono finite 8 volte in un buco nell'acqua: non c'è quell'accordo necessario fra opposizioni e maggioranza in grado di far convergere su un nome 363 voti. Nei primi tre scrutini era necessaria una maggioranza dei due terzi dei parlamentari, mentre dal quarto in poi dei tre quinti.
Un numero così alto di parlamentari e senatori, in Italia, passa necessariamente da un qualche accordo fra i vari partiti, cosa che è diventata prassi perché non disciplinata dalla Costituzione. Perché manca una qualche convergenza per sostituire Sciarra? La risposta è puramente numerica: è il solo posto vacante nella Corte Costituzionale.
Se Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia potrebbero puntare su Francesco Saverio Marini, dalle opposizioni si lamenta lo scarso interesse della maggioranza a voler trovare un nome davvero condiviso. Marini viene considerato troppo di parte, anche in virtù del fatto che è consigliere giuridico di Palazzo Chigi e ha avuto un ruolo di peso nell'elaborare la riforma del premierato.
Il timore di molti è che la Corte Costituzionale manchi alla fine non soltanto di Sciarra, ma anche degli altri 3 membri che vedranno il loro mandato scadere questo dicembre: parliamo di Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti. Tutti e 3 vennero scelti nel 2015 dopo lunghe trattative fra il governo di Matteo Renzi e le opposizioni allora rappresentate da M5S e Forza Italia.
Insomma, dai 15 giudici costituzionali previsti dalla stessa Costituzione si rischia di arrivare al numero minimo considerato legale e cioè 11: la mancanza di 4 persone potrebbe costituire un argomento di forte polemica politica in vista della manovra di bilancio o quella sul premierato, che potrebbero coinvolgere la Consulta con i suoi pareri.
Come accennato, ci sono due posizioni contrapposte al momento. La prima di chi vuole fare in fretta non soltanto per questioni politiche ma di corretto funzionamento della macchina giudiziaria e la seconda di chi preferirebbe attendere dicembre 2024/gennaio 2025 in attesa che Barbera, Prosperetti e Modugno vedano scadere il proprio mandato.
Con ogni probabilità, la prima posizione avrebbe anche piacere nell'attendere di vedere 4 posti vacanti anziché uno, in modo da poter avviare una più proficua collaborazione con la maggioranza: due giudici indicati dalle opposizioni e due dai partiti al governo.
Si sarà questo punto capito che al momento chi spinge a parole per una soluzione definitiva sono le opposizioni e Riccardo Magi, leader di +Europa, fa parte di questo schieramento. Oggi 30 ottobre 2024 è prevista la nona votazione per sostituire Sciarra, ma esiste il rischio concreto dell'ennesimo stallo e di un altro rinvio.
Le opposizioni parteciperanno o meno al voto? Magi preferisce non rispondere direttamente a questa domanda, concentrandosi piuttosto proprio sulla questione temporale:
Passatemi l'espressione, è finita la ricreazione: quello che chiediamo anche alle altre forze dell'opposizione è di individuare altri nomi perché c'è il tentativo della maggioranza di forzare ma anche la vacatio di una postazione fondamentale su cui il capo dello Stato si è espresso più volte: non è più tollerabile vedere votazioni con scheda bianca e anche attendere la scadenza degli altri 3 giudici alla fine di dicembre in una logica a pacchetto.
Proprio quest'ultimo aspetto viene contestato, in un momento diverso della giornata di oggi, da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera dei deputati. Quasi a voler rispondere a Magi, Foti afferma che per prassi al centrodestra spetterebbe la nomina di tutti i posti vacanti alla Consulta.
Fra questi rientrerebbe non solo quello di Sciarra, ma anche i 3 citati poc'anzi. Il dito viene quindi puntato contro le opposizioni, che si sarebbero bloccate in una logica di no a prescindere senza volersi sedere ad un tavolo per discutere.
Foti in fin dei conti si dice sicuro che si arriverà ad una soluzione, anche se ciò richiederà tempo. Con buona pace di Mattarella che in diverse occasioni ha chiesto ai parlamentari e ai senatori di trovare una soluzione per sostituire il giudice mancante: