L’ultima volta che gli italiani sono stati chiamati a esprimersi sulla reintroduzione dell’energia nucleare in Italia è stato nel giugno del 2011 con un referendum popolare che si è concluso con la vittoria del ‘no’. Una bocciatura netta che fu figlia dell’onda emotiva sollevata dal disastro della centrale di Fukushima in Giappone che tenne per giorni il mondo con il fiato sospeso.
Da allora, il tema del nucleare è entrato e uscito più volte dal dibattito politico nazionale senza che si riuscisse a trovare un punto di incontro tra le opposte fazioni. La riapertura delle centrali nucleari in Italia – o meglio la costruzione di nuovi impianti di ultima generazione – è infatti un tema trasversale che attraversa da decenni la politica e la società italiana tra pregiudizi, paure e disinformazione.
Negli ultimi tempi, però, qualcosa ha cominciato a muoversi con l’arrivo a Palazzo Chigi dell’esecutivo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni che ha rimesso sul tavolo l’ipotesi della reintroduzione dell’energia nucleare in Italia. Nel dibattito politico hanno debuttato termini come ‘mix elettrico’ e ‘centrali di quarta generazione’ su cui l’opinione pubblica ha cominciato a interrogarsi.
E’ di questi giorni, infine, la campagna per la raccolta di firme - promossa da Azione e Radicali Italiani - per portare in Parlamento la legge di iniziativa popolare sul nucleare in Italia. Una campagna che in appena tre giorni ha raggiunto le 50mila sottoscrizioni necessarie.
Vediamo allora a che punto è il dibattito sul nucleare in Italia.
La domanda che tutti si stanno facendo in questi giorni è se l’Italia tornerà a produrre energia nucleare sul territorio nazionale come avvenuto fino al 1987, quando con un referendum gli italiani decisero lo 'spegnimento' di tutte le centrali in attività.
Il problema della transizione energetica è ritornato di attualità dopo l’avvicendamento al Governo della maggioranza di centrodestra e soprattutto a seguito della grave crisi innestata dal difficile contesto geopolitico europeo e mondiale a cui si aggiungono le preoccupazioni per l'aggravarsi della crisi climatica.
Il Governo guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha individuato nel ricorso all’energia nucleare una possibile soluzione al processo di transizione energetica e soprattutto alla riduzione della dipendenza da fonti fossili inquinanti. Il nucleare, nelle intenzioni dell'esecutivo, dovrebbe rientrare in quel ‘mix elettrico’ che prevede la convivenza di fonti energetiche rinnovabili ed energia nucleare.
E’ lo stesso principio affermato nella legge di iniziativa popolare sul nucleare proposta dalle associazioni pro-nucleare, Azione e Radicali Italiani presentata lo scorso 24 ottobre alla Camera dei Deputati e che, in tre giorni, ha raggiunto le 50mila firme necessarie per poter essere presentata in Parlamento.
L'obiettivo della legge è inserire nel mix elettrico nazionale anche l’energia nucleare, reintroducendo in Italia la possibilità di produrla. La norma è composta da due articoli e prevede, oltre al riassetto normativo della materia, anche la costruzione di nuove centrali nucleari di terza generazione a fissione (caratterizzate da altissimi standard di sicurezza) e la creazione di un ente apposito per la supervisione della sicurezza e del funzionamento delle centrali.
Ad oggi la proposta di legge ha superato le 58mila firme sulla piattaforma online del Ministero della Giustizia (dove è ancora possibile firmare) raggiungendo e superando il quorum richiesto per la presentazione della proposta.
Il prossimo passo sarà consegnare il testo della legge alla Camera o al Senato per l’inizio della discussione anche se il Parlamento non ha l’obbligo di discutere e pronunciarsi sulle proposte di legge di iniziativa popolare presentate. Vedremo, nelle prossime settimane, come deciderà di regolarsi in merito a questa.
50.000 firme in poco più di tre giorni per riportare il #nucleare in Italia!
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) October 28, 2024
Un grande lavoro da parte di tutti i promotori e una grande mobilitazione da parte dei giovani, ma ora non fermiamoci. Dobbiamo andare avanti.
Dimostriamo che esiste un'Italia che vuole parlare e sentir… pic.twitter.com/xvSJYnoj6Q
Il dibattito politico sul tema della reintroduzione dell’energia nucleare in Italia è quanto mai acceso e trasversale. Ma come si posizionano i partiti che siedono in Parlamento in merito all’ipotesi di ripristino del nucleare nel nostro paese?
Tra i partiti di opposizione ci sono posizioni divergenti. Favorevole Azione di Carlo Calenda, promotore della legge di iniziativa popolare.
Il prossimo passo è portare la legge all’attenzione del Parlamento. La mobilitazione straordinaria che abbiamo ricevuto significa che gli italiani sono pronti a riportare il nucleare superando i preconcetti ideologici. Ci auguriamo di avere una maggioranza trasversale su questo tema.
Ha dichiarato l’ex ministra di Azione Elena Bonetti ai microfoni dell’inviato di Tag24.it, Michele Lilla.
Stessa posizione anche per Italia Viva, il partito di Matteo Renzi che sostiene che il ricorso al nucleare possa essere parte fondamentale della transizione energetica del Paese.
Diviso, ma più possibilista del passato, il Partito Democratico tradizionalmente critico rispetto al ricorso al nucleare.
Fortemente contrari, invece, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra. Entrambi i partiti sostengono la necessità di investire sulle energie rinnovabili.
Non è assolutamente economico riportare il nucleare in Italia che significa arrivare a raddoppiare il costo dell’energia elettrica nel nostro paese. Stanno litigando anche per dove mettere il deposito di scorie radioattive, gli stessi parlamentari della destra che vogliono poi il nucleare. Insomma dovrebbero mettersi un po' d’accordo.
Ha dichiarato il leader di Avs Angelo Bonelli.
Cauta la posizione di +Europa che sottolinea la necessità di puntare sulle fonti rinnovabili.
Nel centrodestra sono favorevoli alla reintroduzione del nucleare come parte della strategia energetica nazionale Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega. Lo stesso vale per Noi Moderati e Udc.
Tutti i partiti favorevoli e contrari evidenziano la necessità di garantire la sicurezza degli impianti.
Negli ultimi 40 anni i cittadini italiani sono stati chiamati due volte, in due diversi referendum, a esprimere la propria opinione in merito alla produzione di energia nucleare sul territorio nazionale. In entrambi i casi il risultato è stato un ‘no’ deciso.
Il primo referendum si tenne il 21 e 22 novembre 1987, a un anno dal disastro della centrale nucleare di Chernobyl, un evento che influì sull’esito della consultazione referendaria. Il 94% dei votanti si pronunciò per l’abrogazione delle due leggi che autorizzavano la costruzione degli impianti nucleari e consentivano la gestione dei rifiuti nucleari, segnando di fatto la fine del programma nucleare italiano.
Il secondo referendum si è svolto il 12 e 13 giugno 2011, a pochi mesi dal disastro dell’incidente alla centrale nucleare di Fukushima. Gli italiani furono chiamati a decidere per il ritorno del nucleare e votarono per il ‘no’.
La storia dell’energia nucleare in Italia iniziò nel 1956 con l’inaugurazione della prima centrale a Latina. Negli anni '60 lo Stato avviò un ambizioso programma nucleare che porta alla costruzione di numerosi impianti nel resto del paese. Negli anni ’70 il dibattito cominciò a polarizzarsi intorno ai temi della sicurezza e dell’inquinamento. Il disastro di Chernobyl nel 1986 segnò per l’Italia la fine del programma nucleare.
In totale le centrali presenti sul territorio nazionale sono cinque e dopo il referendum del 1987 sono state tutte accomunate dallo stesso destino di graduale dismissione.
Ecco la mappa delle principali centrali italiane:
Il tema dell'energia nucleare è tornato in questi mesi prepotentemente al centro del dibattito politico italiano anche a causa della crisi energetica mondiale. Negli ultimi 40 anni gli italiani hanno bocciato il nucleare con due referendum.
Tuttavia, il governo di centrodestra di Giorgia Meloni ha riacceso il tema e alcune associazioni insieme ad Azione stanno promuovendo una legge di iniziativa popolare che ha rapidamente raccolto oltre 50.000 firme per reintrodurre il nucleare nel mix elettrico. I partiti politici si schierano in modo diverso a riguardo.
Attualmente, le centrali nucleari italiane sono tutte dismesse. La discussione sul nucleare è complessa e intreccia sicurezza, economia e sostenibilità.