Alvaro Morata non è mai stato un attaccante da 20 gol a stagione, il Milan lo sapeva bene, d’altronde i numeri non mentono. Lo scorso anno con l’Atletico Madrid ha disputato la migliore annata della carriera dal punto di vista realizzativo mettendo a segno 15 gol in Liga, 5 in Champions e 1 in Coppa del Re: unica volta che ha toccato e superato quota 20 reti. Prima lo spagnolo si è sempre assestato intorno ai 13-15 goal complessivi a stagione: numeri comunque importanti, sommati alla grande capacità che ha di fornire assist ai compagni, aprire spazi e far giocare bene la squadra.
Morata è un attaccante completo, uno di quelli che ogni allenatore vorrebbe avere nella propria squadra. Ma, particolare non da poco, è e resta un centravanti: tradotto, il mestiere principale deve essere quello di fare gol. Cosa che nel Milan di Fonseca non sta facendo, o comunque in piccolissima parte.
I numeri dell’avventura di Morata al Milan non mentono: lo spagnolo ha realizzato fino a questo momento 2 gol in 8 gare di campionato, mentre è ancora a secco nei tre incontri di Champions League. Troppo pochi per un centravanti di professione, una media decisamente più bassa rispetto a quella che ha sempre avuto un carriera Morata. Che succede allora? La premessa è necessaria: Alvaro Morata è uno dei migliori in assoluto di questa prima difficilissima parte di stagione del Milan. Lo spagnolo non fa mancare corsa, impegno, sacrifico ed è l’unico a fornire quella dose di leadership che latita nel gruppo rossonero.
Alvaro Morata sta rispettando alla perfezione i compiti assegnati dal suo allenatore e il problema sembra essere proprio questo. Non che Fonseca chieda al suo centravanti di non essere incisivo e determinante sotto porta, ma pretende da lui un lavoro diverso. Morata in questa prima parte di stagione ha giocato da 9 atipico o, quando in campo è stato schierato Abraham, da 10 puro: allo spagnolo viene chiesto un ruolo di raccordo, un impegno massimo in fase di ripiegamento e un contributo importante anche in fase di costruzione dell’azione, direttamente o indirettamente aprendo spazi con i suoi movimenti. Così facendo però capita di vedere spesso agire Morata quasi da play o comunque ben lontano dalla sua zona di competenza che, come ruolo impone, dovrebbe essere l’area di rigore avversaria.
A questo punto la domanda è spontanea: premettendo che Morata svolge molto bene i compiti difensivi che Fonseca gli ha cucito addosso, ma è davvero questa la versione dello spagnolo che serve di più al Milan? Il vero problema dei rossoneri in questa prima fase di stagione non sono i goal realizzati, 17 in campionato rappresentano un buon numero, ma l’equilibrio di squadra e la fragilità difensiva alla quale non sembra che il tecnico portoghese riesca a trovare rimedio. Perché allora Fonseca non prova a trovare un’altra soluzione, inserendo magari un centrocampista con caratteristiche difensive in più (Loftus-Chek nel ruolo di 10 atipico, già ricoperto con grande successo nell’era Pioli) e liberando Morata da compiti di ripiegamento? Un quesito che al Milan potrebbe presto essere all’ordine del giorno.