Occhi sulle elezioni americane. Tutto il mondo attende con il fiato sospeso l'esito della sfida tra Donald Trump e Kamala Harris: chi sarà il 47esimo presidente degli Stati Uniti? A secondo di chi succederà a Joe Biden, cambieranno molti scenari in tutto il globo. Sta di fatto che vari politici italiani non hanno voluto solo mettere gli occhi puntati tra New York e Los Angeles, ma anche le mani. Nel senso che hanno voluto essere presenti sul suolo americano per toccare in prima persona un momento in ogni caso destinato a passare alla storia. Perché se vince Kamala Harris, ci sarà la prima donna al Campidoglio, per di più nera. Se vince Donald Trump, invece, per la prima volta ci sarà un presidente condannato: il tycoon è stato riconosciuto colpevole di aver usato fondi del comitato elettorale per pagare il silenzio di una pornostar su una loro relazione.
Dei nostri politici, chi è negli Stati Uniti per vivere di persona il cambio della guardia alla Casa Bianca? Negli Usa, volendo restare sui più importanti, ci sono Peppe Provenzano, responsabile esteri della segreteria nazionale del Partito Democratico; Claudio Borghi, senatore della Lega ispiratore delle politiche economiche di Matteo Salvini; Enzo Amendola, deputato democrat esperto di politiche europee (è stato anche ministro degli affari europei con il governo Conte II) e Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati.
Ma come si schierano i partiti italiani nella sfida tra Democratici e Repubblicani negli Usa? Il centrosinistra è per la Harris con una eccezione di peso: il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte che preferisce avere un atteggiamento neutrale anche in presenza di un candidato polarizzante come Donald Trump. Nel centrodestra, invece, tifa per il tycoon di New York la Lega, ma Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno un atteggiamento più cauto. Il primo perché è il partito della premier in carica Giorgia Meloni e per forza di cose deve assumere un atteggiamento di equidistanza istituzionale, sebbene naturalmente sia più vicino a Trump. Il secondo, invece, perchè esprime il ministro degli Esteri Antonio Tajani, e quindi vale il discorso appena fatto per Fratelli d'Italia, e poi perché, pur rispecchiandosi nei Repubblicani, non ne condivide certo toni e misure della loro parte più estrema rappresentata da Trump. E comunque: il biglietto aereo per gli Usa l'hanno fatto più o meno i politici di tutti gli schieramenti.
A staccare il biglietto aereo alla volta degli Stati Uniti sono stati in primis gli appartenenti al Partito Democratico. Del resto, la stessa Elly Schlein ha fatto scuola: nel suo recente libro, "L'imprevista", una sorta di autobiografia, racconta come uno dei momenti chiave (l'ha descritto addirittura come "fondativo") del suo impegno politico l'ha vissuto proprio negli Usa in occasione di due elezioni presidenziali. Correva il 2008 quando per la prima volta l'attuale segretaria dem, all'epoca studentessa universitaria, andò per una settimana a fare la volontaria per la prima, storica campagna di Barack Obama. Ci tornò, poi, anche quattro anni dopo per il bis. Ora, invece, ha mandato in trincea il responsabile esteri della sua segreteria, Peppe Provenzano, e un altro big democrat legato a doppio filo con la politica estera da sempre: l'ex ministro agli Affari europei Enzo Amendola, ora nei panni di osservatore Osce, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Chi è a New York e fa il tifo per Donald Trump è il senatore della Lega Claudio Borghi. Pur dall'altra sponda dell'Atlantico, L'economista prestato alla politica originario di Milano non perde occasione per aggiornare il suo profilo X e l'ultimo post inerente le imminenti elezioni l'ha scritto da Times Square, il cuore della Grande Mela. L'esponente del Carroccio, infatti, ha fotografato un panel in cui viene proiettato un sondaggio che dà Trump ben 4 punti avanti a Harris
In ogni caso, sul social di Musk, altro trumpiano di ferro in questa campagna elettorale, Claudio Borghi tiene a precisare che, al di là delle elezioni presidenziali, è a New York per una mostra sulla pittura senese organizzata al Metropolitan Museum of Art: chi l'avrebbe mai detto?
Anche il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi si trova negli Stati Uniti, a New York. Lupi è appassionato di corsa, tant'è che fa parte del Montecitorio Runner Club. E ha raggiunto la Grande Mela per partecipare alla maratona più famosa del mondo: quella di New York, appunto
È la quindicesima volta che Lupi si presenta con la pettorina e le scarpe da runner ai nastri di partenza. Sta di fatto che in cuor suo, anche Lupi sa che la maratona più importante inizierà solamente domani, martedì 5 novembre 2024: il giorno che segnerà gli equilibri politici in tutto il mondo per almeno 4 anni.