Dalla Lega a Forza Italia, passando per Fratelli d'Italia: i tre partiti di governo sono d'accordo nel parlare di ingerenze nella magistratura nel suo lavoro riguardo un tema particolarmente sentito.
L'immigrazione irregolare, i migranti e i CPR in Albania sono argomenti che si intrecciano perché la disapplicazione del Decreto "Paesi Sicuri" da parte dei magistrati di Roma e Catania chiama in causa la scelta del governo di indicare quelli che per lui sono paesi sicuri per i rimpatri.
Giovanni Donzelli di FdI e Massimiliano Romeo della Lega sono entrambi d'accordo su di un punto: il lavoro del governo non può esser bloccato per colpa di alcuni magistrati ideologizzati e che spetta solo al potere politico definire quale paese sia sicuro o meno.
Migranti e Albania sono stati anche gli argomenti principali della puntata di oggi 5 novembre 2024 di "Calibro 8" condotta da Francesco Borgonovo in onda su Radio Cusano Campus. Fra gli ospiti anche Alessandro Battilocchio e Andrea De Priamo di FI e FdI; per loro il governo di Giorgia Meloni ha portato risultati concreti sull'immigrazione, tanto da esser additata come modello da altri paesi europei.
La decisione del Tribunale di Catania di non permettere il rimpatrio di 5 migranti in Egitto e Bangladesh perché "paesi non sicuri" ha rimesso il dito in una piaga che per il governo di Giorgia Meloni sta diventando sempre più dolorosa.
La decisione governativa di far diventare 19 paesi "sicuri" con un decreto legge è stata vista da molti come un tentativo di mostrare i muscoli nei confronti della magistratura, accusata da Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia di un'indebita invasione nel campo della politica.
Da un lato all'altro del campo ci si lancia continue accuse di dichiarazioni fuori tono, specie da parte di Matteo Salvini, e di essere guidati da una minoranza ideologizzata che fa politica commentando le decisioni del governo. E' in quest'ultima categoria che si inserisce Francesco Donzelli, deputato e responsabile organizzativo di FdI.
La decisione dei giudici catanesi segue a poca distanza di tempo quella del Tribunale di Roma, che aveva ricordato due punti a loro parere fondamentali: da un lato non è possibile per il governo decidere autonomamente quali paesi possano esser considerati sicuri o meno; dall'altro che le normative e i regolamenti europei prevalgono quando in contrasto con le norme italiane.
Donzelli però non si dice convinto di questa ricostruzione, avocando alla classe politica una materia (quella riguardante la gestione dei migranti) che abbraccia anche un altro aspetto molto vantato dall'attuale governo, i CPR in Albania.
Nelle parole dell'esponente meloniano c'è proprio un pezzo dello stato che preferisce lavorare in modo contrario ai desiderata del governo, un tasto che negli ultimi 30 anni è diventato argomento di forte scontro politico in Italia. Donzelli chiede che il programma di FdI sia attuato senza altri intralci:
Donzelli poi sottolinea la differenza sostanziale fra politica e magistratura, cioè l'accesso ad una serie di informazioni che al grande pubblico spesso non arrivano se non in maniera frammentaria.
Ciò che succede in Egitto o in Bangladesh nei confronti dei dissidenti politici, esponenti di altre religioni o di altri orientamenti sessuali non possono diventare un impedimento specie quando alcuni giudici sarebbero schierati politicamente:
Anche Massimiliano Romeo della Lega si è mosso sulla stessa falsariga, contestando l'idea che permette ai magistrati di parlare e contestare decisioni che sono prettamente politiche:
Ciò che Donzelli ha accennato riguardo una possibile unica lista europea di paesi considerati sicuri permette di fornire un aggancio a quanto hanno detto oggi 5 novembre 2024 Andrea De Priamo e Alessandro Battilocchio, deputati rispettivamente per FdI e FI.
I due politici sono stati ospiti da Francesco Borgonovo nella puntata odierna di "Calibro 8" su Radio Cusano Campus, parlando dello stesso argomento che ha animato l'intervento di Donzelli: come il governo sta gestendo gli sbarchi dei migranti e i pochi trasferimenti di questi nei CPR in Albania.
Il giudizio di Battilocchio e De Priamo è concorde su due principali. Il primo è che il governo guidato da Meloni è un esempio a livello europeo per quanto riguarda la politica migratoria: nessuno sconto sulla protezione dei confini italiani e la ferma volontà di continuare ad investire nel progetto dei centri in Albania. Il secondo punto la presenza di una minoranza fortemente ideologizzata nella magistratura che orienta le sue decisioni in modo da intralciare l'attività politica.
E' un ragionamento che anche il leghista Claudio Borghi aveva espresso alla fine di questo ottobre durante una puntata di Porta a Porta, considerando che la magistratura faceva azione politica e militante e non da organo super partes.
De Priamo, come componente della Commissioni Affari costituzionali, conosce bene la materia e non risparmia pesanti attacchi contro le opposizioni. L'assunto del meloniano, intriso anche di una certa ironia, è che proprio chi contesta il governo abbia paura del suo successo riguardo i temi della sicurezza e dei rimpatri.
Non è vero che il governo cerca di risolvere i problemi aumentando soltanto le pene: Battilocchio e De Priamo parlano di un governo attento alle richieste dei cittadini. Gli sbarchi sono diminuiti del 50% e le nuove leggi che istituiscono anche nuovi reati sono adatte alle circostanze che la cronaca presenta: per i due esponenti del centrodestra non esiste un'immigrazione buona o cattiva, ma un problema sì complesso ma che va monitorato con estrema attenzione.
Alla fine della puntata di "Calibro 8" è arrivato anche l'intervento di una delle parti in causa in uno scontro, anzi un'"aggressione", che molto spesso si traduce sulla pelle di persone partite da paesi in preda alle guerre, alla corruzione o all'autoritarismo politico. E' stato cioè il turno di Armando Spataro, ex magistrato e procuratore a Torino.
Chi critica l'operato dei magistrati spesso ne sottolinea anche le parole che questi hanno scelto per spiegare il proprio lavoro. Spataro ha parlato di una vera e propria aggressione considerando i toni di chi, anche senza nominarli direttamente, preferirebbe vedere i giudici togliersi la toga (comunque "rossa") per fare politica attiva.
E' il caso di Salvini, come anche di Borghi o di altri esponenti dell'attuale governo. Per Spataro è stato detto fin troppo su un lavoro, come quello della magistratura, che si basa anche sull'interpretazione delle norme. Un giudice italiano, quando una norma italiana contrasta con quella europea, deve considerare questa di rango superiore e disapplicare la prima.
Spataro vede i vari progetti governativi sulla magistratura, come la separazione delle carriere, come un attacco alla sua indipendenza, che pure si esprime anche al di fuori del proprio ambiente lavorativo. Per l'ex magistrato un giudice può esprimere un'opinione su di un qualche fatto allo stesso modo di un comune cittadino, entrambi nei limiti sanciti dalla nostra Costituzione.
La politica non può ignorare tale assunto e non può mostrarsi così sprezzante nei confronti di un importante potere che aiuta gli altri due a far funzionare l'ordinamento giuridico dello stato italiano: i giudici, secondo Spataro, sono indifferenti all'azione del governo perché non possono supplire alle sue mancanze o ai suoi ritardi.