Difendersi con ordine e ripartire, sfruttando al meglio le caratteristiche di una rosa che non sarà al livello del Real, strapazzato al Bernabeu, ma che comunque almeno in Italia ha le carte in regola per lottare per il tricolore. Paulo Fonseca a Madrid ha trovato la dimensione ideale del suo Milan e lo ha fatto rinunciando al possesso palla estremo e una tattica spregiudicata, ma abbassando il baricentro della squadra, inserendo un centrocampista difensivo in più – Musah, che in fase di non possesso si abbassava agendo da quinto difensivo – e liberando la velocità e lo strapotere fisico di Rafa Leao, finalmente messo nelle condizioni di poter rendere al meglio.
Paulo Fonseca a Madrid ha schierato una formazione – nell’undici titolare e nei concetti tattici – che si avvicina tantissimo alle idee di calcio di Massimiliano Allegri. Difendersi con ordine non è un reato e non significa giocare un calcio difensivo: se il Milan ha nel suo arco frecce come Leao, Theo Hernandez, Morata e Pulisic, bravissimi ad agire di rimessa, dovrebbe essere logico provare a sfruttare al meglio le loro caratteristiche. Allo stesso tempo, abbassando il baricentro e compattando le linee, il Milan non solo ha arginato gli attacchi del Real, ma ha ottenuto maggiore protezione per la linea difensiva, che per la prima volta in stagione non ha subito imbucate centrali, ormai quasi consuetudine.
Tatticamente Fonseca è stato perfetto e l’inserimento di Musah è stata la chiave del match: l’americano agiva da esterno offensivo del 4-2-3-1 in fase di possesso, ma una volta persa palla scalava in difesa, trasformando lo schieramento rossonero in un compatto 5-4-1.
Il Milan torna da Madrid con tre punti e, cosa ancora più importante, tre certezze da cui ripartire: la prima tattica, le altre due legate ai singoli. La sfida del Bernabeu ha ancora una volta evidenziato come, per caratteristiche, questa squadra ha necessità di giocare con le linee compatte e abbassando il baricentro: l’inserimento di un centrocampista in più, che sia Musah o Loftus-Cheek, appare ormai imprescindibile. Da qui ne emerge un beneficio doppio: in difesa si soffre meno e in attacco si è molto più pericolosi.
Capitolo singoli: il Milan non può fare a meno di Rafa Leao, il giocatore più forte che ha in rosa, come ribadito anche da Morata nell’immediato post gara. Il portoghese, per indole e caratteristiche, non avrà mai lo spirito battagliero richiesto da Fonseca, ma messo nelle giuste condizioni (con più campo davanti e una maggiore copertura alle spalle, così da essere più libero da compiti difensivi) può essere devastante. Nota di merito per Thiaw e non solo per il gol che ha sbloccato il match: troppo spesso finito nel tritacarne nell’ultima stagione e ai margini in quella attuale, il difensore tedesco ha dimostrato di essere da Milan e di avere molto potenziale ancora inespresso.
Anche lui, come Tomori (rientrato nell’undici titolare col compito di arginare Mbappé), ha tratto beneficio della copertura arrivata dal centrocampo e più in generale dalla compattezza di tutta squadra. La sensazione è che a Madrid Fonseca abbia trovato il suo Milan: una squadra Allegriana nei concetti che non merita di essere nuovamente snaturata.