La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi del 5 novembre 2024 ha messo all'opposto centrodestra e centrosinistra in Italia. I due schieramenti hanno opinioni molto diverse sul significato di questa seconda presidenza trumpiana, anche se è ancora troppo presto per capire cosa succederà davvero.
La seconda versione del Trump presidente sarà uguale alla prima o sarà ancora più dura di prima? Cosa cambierà per i conflitti in Ucraina e a Gaza? Inizierà uno scontro fra gli stati europei e gli USA per i dazi commerciali? Sono tutte domande, queste, alle quali oggi 7 novembre 2024 a Montecitorio vari esponenti politici hanno cercato di rispondere.
Se nel centrodestra sono contenti (ad esempio Donzelli di FdI è sicuro che Trump non inizierà altri conflitti e Centinaio della Lega ritiene che sarà possibile discutere razionalmente dei dazi), nel centrosinistra Bonelli di AVS e Boldrini del PD temono che saranno lavoratori e altre categorie sensibili a pagare il secondo mandato di Trump.
Che presidenza sarà, la seconda di Donald Trump? Il neo presidente degli Stati Uniti sembra avere tutte le intenzioni di trascorrere il suo secondo mandato alla Casa Bianca in modo non dissimile al primo.
Centrosinistra e centrodestra in Italia in queste ore si stanno scontrando sul capire cosa accadrà nel prossimo futuro, temendo il primo schieramento che Trump ora sia più smaliziato politicamente rispetto al 2016, mentre il secondo festeggia perché così l'Occidente sembra tornare a fare la voce grossa contro chi vuole distruggerlo.
Sicurezza e dazi sono due temi molto cari a Trump e si intrecciano perché rappresentano una possibile leva con la quale la prossima presidenza trumpiana potrebbe attaccare o blandire i nemici o i propri partner sullo scacchiere internazionale.
Ai tempi della sua prima presidenza, Trump spinse molto (anche contro le idee dei suoi consiglieri economici) sui dazi sull'acciaio, cosa che rischiava di colpire duramente un partner fondamentale anticinese come l'Australia. Alla fine i dazi furono meno pesanti di quanto prospettato, ma l'idea trumpiana era quella anche di favorire il ritorno dell'industria manifatturiera in territorio statunitense.
I conflitti a Gaza e in Ucraina, così come il potenziale scontro con la Cina, si sviluppano su due piani, per l'appunto quello militare e quello economico. Trump ha sempre promesso un approccio duro contro l'establishment cinese, ma i detrattori sono convinti che così la guerra economica si trasformerà ben presto in guerra armata.
Non è assolutamente convinto di questa ricostruzione Giovanni Donzelli, deputato alla Camera per Fratelli d'Italia. Il responsabile dell'organizzazione del partito irride i timori della sinistra (specie quella italiana) per le previsioni catastrofiche che la seconda presidenza di Trump avrà sul piano della sicurezza internazionale:
Così dicendo, Donzelli avalla le ricostruzioni di chi vede Trump favorevole alla strategia israeliana di far pressione sull'Iran tramite stati nemici della teocrazia, come l'Arabia Saudita, sia a livello economico che a livello militare.
La sicurezza economica, come accennato, è stato uno dei refrain della campagna elettorale di Trump. I suoi advisor lo avevano consigliato di vantare i suoi successi della prima presidenza, che pure aveva avuto un occhio di riguardo per le grandi aziende tecnologiche e una serie di minacce più o meno serie contro i nemici economici e militari degli USA.
Anche l'UE spesso rientra nel gruppo, ma cosa potrebbe subire l'Italia? Sarebbe un vantaggio avere un conservatore di destra alla Casa Bianca o si arriverà presto allo scontro fra i diversi sovranisti? Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato della Repubblica Italiana in quota Lega, si dice convinto che c'è la possibilità di poter sedersi ad un tavolo per discutere di dazi e di protezionismo economico.
Centinaio è l'unico esponente di centrodestra che oggi 7 novembre 2024 a dirsi esplicitamente preoccupato per la possibilità di dazi contro l'Italia e più in generale l'Europa, cosa che creerebbe soltanto grosse difficoltà. E' l'Europa a doversi muovere unita per evitare ciò:
L'ultimo intervento sul tema dazi appartiene ad Angelo Bonelli di AVS. Il portavoce di Europa Verde ha gioco facile nel far propria la battuta sui "dazi amari" offertagli da un giornalista fuori Montecitorio. Al di là dei giochi di parole, molti esponenti italiani del centrosinistra si dicono sicuri che la seconda presidenza di Trump farà felice soltanto le élite sovraniste e non le popolazioni degli stati europei e non.
Bonelli crede che alla fine ci sarà da festeggiare soltanto per i produttori di armi, nonostante l'idea trumpiana di ritirarsi in qualche modo dai conflitti attualmente in corso. Se in qualche modo le armi hanno un loro mercato di commesse milionarie, esistono tanti altri prodotti che l'Europa fornisce agli USA che possono restare bloccati a causa delle decisioni economiche di Trump:
L'esportazione dei prodotti italiani, non soltanto alimentari o dell'alta moda, fornisce posti di lavoro che nulla potrebbero se il luogo da dove proviene la domanda principale nasce e si sviluppa.
Naturalmente nel campo del centrosinistra il tema della sicurezza abbinato alle forze conservatrici o di destra produce analisi molto diverse. Laura Boldrini, deputata per il PD, analizza il voto negli USA secondo un'ottica che ne ha contraddistinto da sempre l'attività politica: Trump è stato un abile venditore di sogni che ha assecondato e fatto proprio quello spostamento a destra che ampie fasce di popolazione hanno lì sperimentato.
Tanti statunitensi sembrano chiedere e desiderare sicurezza, attenzione da parte di qualcuno che si trova al posto di comando senza però allo stesso tempo subire quelle che sono considerate pericolose ingerenze. L'idea di Trump di isolarsi dal resto del mondo, compresa l'Europa, sarebbe funzionale a questa visione secondo Boldrini:
L'economia statunitense, anche se come afferma Boldrini ha visto la creazione da parte dell'amministrazione Biden di molti posti di lavoro, continua a soffrire per una divisione delle risorse che tende a favorire le aree già più ricche e sviluppate invece che quelle più povere. Sono altresì lavori che non permettono pianificazione familiare ed economica a lungo termine, lasciando a chi arriva da altri paesi lavori ancora più pesanti e sottopagati.