Dov'è finito il Manchester City? Sicuramente questa è una domanda lecita per i tempi che corrono. La squadra di Pep Guardiola infatti è nel pieno di un’inconsueta crisi di risultati, un concetto che negli ultimi anni è stato lontano anni luce dai Citizens. Chiaramente anche le formazioni più complete e attrezzate possono vivere dei momenti bui, ma quando si parla del Manchester City tutto ormai è amplificato.
Ma non è che bisogna tornare così indietro per trovare l’origine della crisi del City, inciampato per la prima volta in stagione soltanto lo scorso 30 ottobre. Dopo oltre due mesi d’imbattibilità, infatti, i campioni d’Inghilterra in carica sono caduti in casa del Tottenham nel match valido per gli ottavi di finale di Coppa di Lega.
Non un appuntamento a cui Guardiola si è presentato con i suoi titolarissimi, dato che Pep ha lanciato diversi giovani facendo riposare qualche big. Tra questi spicca Haaland, rimasto a guardare dalla panchina il 2-1 subito dai Citizens che è costato il passaggio del turno. E neanche lo spezzone offerto a Bernardo Silva è stato utile per evitare l’eliminazione nonché il primo ko di un’annata ancora lunghissima.
Qualche giorno più tardi però il Manchester City, alla vigila di un’importante sfida di Champions, è crollato per la prima volta anche in Premier League. Guardiola e i suoi sono stati sorpresi in casa da un granitico Bournemouth, che ha firmato una vera e propria impresa rilanciandosi al centro della classifica.
I rossoneri infatti si sono imposti per 2-1 al Vitality Stadium, raccogliendo la loro prima vittoria nella storia contro il City grazie a Semenyo ed Evanilson. E non è che di partite ne avessero giocate poche, perché i Citizens erano reduci da ben 15 vittorie consecutive scontri totali.
Lo squillo di Gvardiol ad otto dalla fine ed un assedio costante fino al fischio finale poi non sono bastati al City per evitare la sconfitta. Ed è stato un colpo molto basso per gli uomini di Pep, scavalcati in classifica dal Liverpool che adesso è primo con un vantaggio di due lunghezze. E sappiamo che in Premier League, più che in ogni altro campionato, anche un margine del genere può esser pesantissimo.
Il cerchio negativo poi è culminato nel 4-1 subito in Champions League contro lo Sporting, capace di firmare rimonta storica contro il City. Il match del José Alvalade infatti è stato sbloccato da Foden, a cui ha risposto Gyokeres poco prima dell’intervallo. Nella ripresa poi i Leoes sono passati avanti con Araujo, allungando ancora grazie a Gyokeres che ha firmato una tripletta memorabile.
Nel mezzo poi si è messo anche Haaland, che a metà ripresa ha fallito un calcio di rigore. Tutto il contrario del suo collega Gyokeres, che ha insaccato due penalty su due portando il proprio conto di reti personale a quota 27. Una doppia gioia per Ruben Amorim, che a breve inizierà la sua nuova avventura alla guida del Manchester United. Un bel modo di presentarsi, prima di giocare i derby ufficiali con il City.
Anche qui in Champions per gli inglesi è arrivata la prima sconfitta stagionale, dato che il City aveva raccolto due vittorie (Sparta Praga, Slovan Bratislava) e un pareggio (Inter) nelle tre uscite di Champions precedenti. I Citizens ha così interrotto una lunga striscia di risultati positivi, dato che in Champions non cedeva il passo dal maggio 2022.
In quel caso fu il Real Madrid, futuro campione d’Europa, ad imporsi per 3-1 nei tempi supplementari della semifinale di ritorno. Da quel tracollo il City ha infilato ben 26 risultati utili consecutivi che diventano 32 se prendiamo in considerazione i tempi regolamentari. L’ultima steccata dei Citizens nei novanta minuti infatti è datata addirittura dicembre 2021, quando fu il Lipsia a sorprese gli inglesi nell’ultimo match della fase a gironi.
Gli uomini di Pep hanno eguagliato un altro record negativo, dato che erano ben sei anni che non subivano tre sconfitte consecutive in tutte le competizione. L’ultima volta era successo ad aprile 2018, quando il City nel giro di appena sei giorni perse due gare di Champions League contro il Liverpool e un derby di campionato giocato ad Etihad contro il Manchester United.
Una partita, quest’ultima, che il City aveva portato dalla propria parte grazie a Kompany e Gundogan nel primo tempo. Nella ripresa poi il tracollo, segnato dalla doppietta di Pogba e dalla rete del definitivo 2-3 siglata da Smalling. Di certo l’assenza di Rodri è un fattore molto pesante per il Manchester City, che ha perso senza dubbio il cuore del proprio gioco.
Guardiola però deve fare i conti anche con un Haaland spento rispetto ai soliti standard, che ha bucato la porta solo una volta nelle ultime cinque uscite di Premier. E che proprio di fronte allo Sporting ha sparato il pallone sulla traversa piuttosto che dentro la rete. Un piccolo calo senza dubbio fisiologico ma che il norvegese, già a quota 17 reti stagionali, deve assolutamente superare.
Neanche Guardiola ha troppi margini d’errore, dato che prima della terza sosta per le Nazionali dovrà trovare una formula per tornare al successo. E chiaramente evitare la quarta sconfitta di fila, qualcosa a cui non è mai andato incontro in questi otto anni trascorsi alla guida del Manchester City.
Il prossimo step però sarà in casa del Brighton, un avversario ostico ma in leggera ricaduta. All’Amex Stadium non ci saranno più scuse: il coro City, City, City intonato solitamente dai tifosi biancazzurri dovrà accompagnare per forza una vittoria. E proprio questo il modo migliore per ripartire e approcciarsi con maggiore tranquillità alla sosta.