Per mesi e mesi si è proclamato innocente; alla fine, Igor Sollai, autotrasportatore di 43 anni, ha confessato di aver ucciso la moglie Francesca Deidda, trovata morta in un borsone a tre mesi dalla sua scomparsa da San Sperate, nel Cagliaritano, lo scorso luglio. Gli inquirenti non avevano dubbi, avendo già raccolto a suo carico diversi indizi di colpevolezza. Ora la conferma.
Sollai sarebbe crollato al termine di un interrogatorio durato oltre quattro ore. Davanti ai suoi avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, all'interno del carcere di Uta, dove si trova dallo scorso luglio, rispondendo alle domande del pm Marco Cocco, avrebbe confessato di aver ucciso la moglie e di averne poi nascosto il corpo.
Finora si era sempre proclamato innocente, sostenendo di essere estraneo ai fatti che gli venivano imputati. Lo scorso 19 settembre, in una lettera indirizzata al cognato Andrea, tra i primi a sospettare di lui, lo aveva ribadito con fermezza. Parlando del rapporto con la moglie, aveva scritto:
E, ancora:
Poi, in chiusura, secondo l'Agi, aveva aggiunto:
È possibile che pensasse già ad una confessione?
Non si è fatto attendere il commento dell'avvocato Gianfranco Piscitelli, che assiste il fratello della vittima.
ha scritto sui social - facendo riferimento al recente rigetto della richiesta di domiciliari presentata dagli avvocati dell'uomo - il legale, ipotizzando che il 43enne abbia voluto "liberarsi di un peso" o che stia solo cercando "di mitigare una condanna certa".
Francesca Deidda aveva 42 anni quando, lo scorso 10 maggio, scomparve improvvisamente nel nulla dalla sua abitazione in Sardegna. I parenti e i colleghi ricevettero una serie di messaggi in cui, in sostanza, la donna annunciava loro di essersi allontanata per un periodo di riflessione, in vista di una separazione dal marito Igor.
Al datore di lavoro scrisse che si licenziava, senza dare spiegazioni. Così, qualcuno, iniziò ad insospettirsi. In particolare il fratello che, preoccupato che potesse esserle accaduto qualcosa - e che qualcun altro si stesse fingendo lei utilizzando il suo cellulare - presentò una denuncia ai carabinieri.
Nel mirino degli investigatori finì subito il marito della donna, che nei mesi precedenti aveva messo in vendita la sua auto raccomandando all'acquirente di pulirla bene, di igienizzarla. L'8 luglio l'uomo fu arrestato con l'accusa di omicidio e occultamento di cadavere.
Dieci giorni più tardi, nel corso delle ricerche, i resti della donna furono trovati all'interno di un borsone da palestra tra le campagne di Sinnai e San Vito, non lontano da San Sperate, luogo del suo ultimo avvistamento.
Il gps collocava Sollai proprio in quella zona. Sul divano dell'abitazione che divideva con la moglie - anch'esso messo in vendita - furono poi trovate tracce di sangue. Secondo le ricostruzioni, avrebbe colpito la 42enne alla testa con un oggetto contundente, mentre dormiva; poi ne avrebbe caricato il corpo nel bagaglio della sua auto e lo avrebbe abbandonato.
L'accusa pensa che volesse intascare l'assicurazione sulla vita della moglie e vivere liberamente la relazione extraconiugale che da un po' intratteneva con una donna di Assemini (anche se, nella lettera al cognato, ne ha smentito l'esistenza). Contro di lui, anche i riscontri del computer e l'acquisto di alcune piante rinvenute accanto al cadavere, pensate, probabilmente, per occultarlo.