La notte del 2 maggio di due anni fa fu colta di sorpresa e uccisa dall'ex compagno Pietro Ialongo nell'abitazione che, nonostante la rottura, condividevano in via del Plebiscito, nel centro storico di Frosinone: Romina De Cesare aveva 36 anni e lavorava come commessa in un bar. Ecco la sua storia.
Nata a Parigi da padre italiano e madre francese, Romina De Cesare, 36 anni, lavorava come commessa in un bar del centro storico di Frosinone, dove si era trasferita dal piccolo paese di Cerro al Volturno, in provincia di Isernia.
Da poco aveva lasciato l'ex compagno molisano Pietro Ialongo - che aveva seguito in Italia dopo un periodo all'estero -, continuando a condividere con lui l'appartamento in cui avevano convissuto in via del Plebiscito nell'attesa che, come si erano accordati, lui avesse trovato un'altra sistemazione.
L'uomo, però, si era fatto geloso fino all'ossessione. Parlando con i familiari poche ore prima di essere uccisa, la donna lo aveva definito "impossibile", sostenendo che la insultasse e minacciasse continuamente solo perché non voleva tornare con lui.
La seguiva, anche; la controllava. Costringendola, quando qualcuno la riaccompagnava in auto, a farsi lasciare lontano da casa per evitare scenate.
La notte del 2 maggio 2022 Ialongo la colse di sorpresa e la colpì per 14 volte con un coltello che lei stessa le aveva regalato, uccidendola. Secondo quanto ricostruito in aula nel corso del processo che lo ha visto imputato per omicidio volontario e atti persecutori, si era preparato, aspettando che rincasasse da un incontro con un suo amico.
Poi fuggì, vagando per le province di Frosinone e Latina, fino a Sabaudia, dove fu arrestato seminudo e in stato confusionale. "L'ho uccisa con le mani e con il coltello", disse agli inquirenti, parlando di una lite scoppiata "per ragioni di interesse economico". Nel motivare la sentenza con cui lo scorso marzo lo hanno condannato a 24 anni di reclusione, i giudici hanno scritto che, in pratica, "minimizzò l'andamento" del delitto.
"Ha futilmente attribuito al genere femminile della vittima, parlando del ‘ciclo’, le ragioni del litigio che hanno portato all’uccisione", si legge nelle 97 pagine depositate dalla Corte d'Assise di Frosinone. Il tutto "quasi a voler declassare la gelosia e il proprio orgoglio ferito in conseguenza del tentativo di emancipazione della donna".
Significa che era incapace di accettare la fine della loro relazione, ma anche il fatto che non riuscisse a riconquistare la donna. Gli esperti lo hanno giudicato, però, "totalmente capace di intendere e di volere".
La storia di Romina riporta alla mente molte altre storie di donne uccise per aver cercato la libertà, tentando di lasciarsi alle spalle rapporti tossici e pericolosi. Storie di cui ogni martedì parla la trasmissione televisiva "Amore criminale", condotta da Veronica Pivetti su Rai 3.
Tra quelle affrontate finora nella nuova stagione, le storie di Maria Sestina Arcuri, Alessandra Matteuzzi e Ilaria Sollazzo, uccise da fidanzati ed ex fidanzati per motivi simili a quelli che mossero Ialongo. Motivi che sono spesso alla base dei femminicidi.
Quello di Romina ha ispirato la nascita di un premio letterario. Ad indirlo, quest'anno per la prima volta, è stata l'Associazione culturale "La rosa e il libro" Odv, che si pone l'obiettivo di promuovere e valorizzare le donne e il loro operato, combattendo la violenza di genere. Temi quanto mai attuali.