I giudici della Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria hanno confermato la condanna all'ergastolo per Antonio De Pace, l'infermiere calabrese di 32 anni accusato di aver ucciso la fidanzata Lorena Quaranta, di 27 anni, a Furci Siculo, nel Messinese, nel marzo 2020. L'ultima parola spetta ora alla Cassazione.
De Pace era stato condannato all'ergastolo sia in primo che in secondo grado. Lo scorso maggio, lasciando di stucco i familiari della vittima, i giudici della Suprema Corte, annullando parzialmente la precedente sentenza, avevano disposto poi, nei suoi confronti, un nuovo processo d'Appello.
Nelle motivazioni, depositate a luglio, scrivevano che "i giudici avrebbero dovuto verificare meglio" se "la fonte del disagio (di cui era preda al momento dei fatti, ndr), evidentemente rappresentata dal sopraggiungere dell'emergenza pandemica [...] e ancor più la contingente difficoltà di porvi rimedio" avessero costituito "fattori incidenti sulla misura della responsabilità penale".
In quel caso, De Pace, secondo loro, avrebbe meritato il riconoscimento delle attenuanti generiche e il conseguente sconto di pena.
Alla tesi dello "stress da Covid" i familiari della vittima, assistiti dall'avvocato Giuseppe Barba, non hanno mai creduto. Il padre della ragazza, commentando la decisione della Cassazione, aveva usato toni molto duri. "L'hanno uccisa un'altra volta", aveva detto. "È veramente una sconfitta inaccettabile".
"Dalle chat Whatsapp di De Pace si evince che non era affetto da nessuno stress perché ogni sera usciva per andare a giocare con gli amici alla Playstation", aveva aggiunto. Alla stessa conclusione devono essere arrivati i giudici della Corte d'Assise d'Appello, che alla fine - nonostante la richiesta del procuratore generale di condannarlo a 24 anni di reclusione - hanno confermato per lui l'ergastolo.
Per le motivazioni bisognerà aspettare. La difesa del 32enne, rappresentata dagli avvocati Salvatore Staiano, Bruno Ganino e Marta Staiano, avrebbe però già annunciato un nuovo ricorso.
Fu lui, la sera del 31 marzo del 2020, a dare l'allarme, telefonando ai carabinieri e confessando loro: "Ho ucciso la mia fidanzata". Quando fu raggiunto nell'abitazione in cui da circa un anno convivevano a Furci Siculo, nel Messinese, spiegò di averlo fatto per paura di esserne contagiato. Lorena, però, secondo i tamponi Covid, era negativa.
Dalle indagini è emerso che fu picchiata, colpita con una lampada da comodino e strangolata dal 32enne, che provò poi a suicidarsi, senza successo. Sembra che fosse vittima, da qualche tempo, di "un'importante condizione ansiosa". Quella sera, lui e la ragazza avrebbero litigato.
Poi la tragedia. Si aspetta ora l'eventuale ultimo atto: quello della Cassazione. Nel frattempo, a Venezia prosegue il dibattimento sul caso di Giulia Cecchettin, uccisa dall'ex fidanzato FIlippo Turetta, accusato di omicidio volontario pluriaggravato, sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto d'armi continuato, l'11 novembre 2023.
Il pm ha chiesto per lui l'ergastolo; la difesa, chiedendo l'esclusione delle aggravanti e il riconoscimento delle attenuanti generiche, ha invocato, invece, "una pena più umana". La sentenza è attesa per il prossimo3 dicembre.