Il 30 aprile 2020 Alex Cotoia uccise il padre Giuseppe Pompa durante l'ennesima lite di famiglia. Dopo essere stato assolto per legittima difesa, nel dicembre 2023 è stato condannato dalla Corte d'Assise d'Appello a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione per omicidio volontario.
Sentenza poi annullata con rinvio dalla Cassazione. Nel processo d'Appello bis in corso, la svolta: il procuratore generale di Torino Giancarlo Avenati Bassi, che insieme al collega Alessandro Aghemo rappresenta l'accusa, ha chiesto di "ripartire da zero" ed indagare anche il fratello Loris.
ha dichiarato il procuratore generale all'inizio della sua requisitoria, riferendosi all'omicidio di Susanna Cassini e del figlio Gianluca De Nardo, inizialmente attribuito a persone di origini straniere da Erika, poi condannata insieme al fidanzatino.
Secondo Avenati Bassi, in pratica, Cotoia non avrebbe agito per "legittima difesa", nel corso di una colluttazione con il padre Giuseppe Pompa. Quest'ultimo, ha spiegato il pg, "è stato scannato". "La colluttazione non c'è stata", ha aggiunto, mostrando le foto della scena del crimine.
ha proseguito, sostenendo che il 52enne fu "tenuto fermo" dall'altro figlio, Loris, che in effetti riportò ferite sull'avambraccio. Da qui la richiesta di iscriverlo nel registro degli indagati per concorso in omicidio volontario.
A pesare, secondo il procuratore, anche il messaggio che il giovane inviò allo zio alle 22.26 della sera del delitto: "Cosa aspetti a intervenire? Noi siamo qui che stiamo rischiando la vita, vieni ad aiutarci, abiti a 2 minuti di macchina da noi".
ha dichiarato il procuratore, ipotizzando che sia stato pensato a fatti già compiuti per inquinare le prove. Come la telefonata inoltrata da Alex ai carabinieri: "Sembrava leggesse", secondo il pg, che alla fine ha aggiunto:
Una requisitoria dura, quella riportata da Il Corriere della Sera. Dopo la chiusura del 16 dicembre, sarà la volta dell'arringa della difesa, rappresentata dagli avvocati Claudio Strata, Enrico Grosso e Giancarla Bissattini. Infine i giudici si riuniranno in camera di consiglio per deliberare ed emettere la sentenza.
I fatti risalgono al 2020. Giuseppe Pompa, descritto come un uomo "irascibile, prevaricatore e ossessivo", dalle sfuriate frequenti, fu colpito con 34 fendenti e sei diversi coltelli a Collegno, nel Torinese.
La moglie, Maria Cotoia, cassiera in un supermarket, raccontò che quel giorno l'aveva chiamata 101 volte sul telefono cellulare e che, tornato a casa, aveva minacciato, come aveva già fatto altre volte, di farle del male, solo perché aveva salutato un collega.
"Se non fosse per mio figlio sarei stata l'ennesima donna ammazzata", disse riferendosi ad Alex, che all'inizio fu assolto e poi condannato a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni. Alla luce degli ultimi sviluppi, non si può escludere un nuovo processo.