Lo scorso 30 novembre Marco Magrin è stato trovato morto nel garage in cui viveva a Treviso. Aveva 53 anni e da pochi mesi aveva dovuto lasciare un appartamento che per anni aveva occupato. Secondo le ricostruzioni, avrebbe perso la vita per un infarto, probabilmente per il freddo. La sua storia ha sollevato non poche polemiche: per capire perché, dobbiamo fare un passo indietro.
Originario di Padova, Marco Magrin viveva da tempo a Treviso, dove lavorava come operaio per un'impresa di sfilettatura del pesce. Il 30 novembre scorso è stato trovato morto, con il cappello abbassato sulla testa e il giubbotto stretto addosso per proteggersi dal freddo, all'interno del garage che da qualche tempo era diventato la sua casa, privo di riscaldamenti. Questo, dopo aver lasciato l'appartamento che occupava da anni, non potendosi permettere un affitto a causa del basso salario.
Il sindaco leghista di Treviso, Mario Conte, ha annunciato di voler presentare un esposto contro il suo ex proprietario di casa, Andrea Berta, noto attivista anti-sfratto, "per chiarire le responsabilità del caso". A sostenerlo, anche esponenti di Fratelli d'Italia. Il senatore veneziano Raffaele Speranzon, in particolare, ha denunciato:
Sostenendo che Berta, nonostante il suo impegno pubblico contro gli sfratti, abbia lasciato Magrin in strada pur sapendo della sua delicata situazione.
Berta, però, nega questa ricostruzione. Intervistato da Il Corriere della Sera, ha spiegato di aver ereditato l'appartamento in questione nell'ottobre del 2022, dopo la morte della zia. "Era già occupato a titolo gratuito da Magrin, dalla sua ex compagna e da altri soggetti saltuari", ha dichiarato.
"In questi anni, in assenza di un canone di affitto, mi sono trovato a sostenere per quell’immobile costi che per me non erano più sostenibili", ha aggiunto. Affermando poi che, a fine estate, Magrin - che aveva messo al corrente della situazione - lo avrebbe rassicurato, dicendogli di "aver trovato una nuova sistemazione".
Dopo un po', effettivamente, Berta si sarebbe recato nell'abitazione e l'avrebbe trovata vuota, chiamando una ditta per la disinfestazione e cambiando la serratura "per evitare che altri, entrati eventualmente in possesso delle chiavi, potessero rientrare". "Non vivendo in quella zona non potevo sapere che Magrin aveva iniziato a vivere in un garage", ha spiegato.
Nelle lettere del suo avvocato si parlerebbe solo di "riconsegna delle chiavi", nessuno sfratto. Una versione condivisa anche dal centro sociale frequentato da Berta, Django, che ha a sua volta accusato il Comune di non aver fornito aiuto a Magrin, nonostante quest'ultimo si fosse lamentato, sotto alcuni post social del sindaco, che avrebbe trascorso il Natale al freddo.
"Non leggo tutto, per questo genere di segnalazioni ci sono i canali ufficiali", si è difeso il primo cittadino. Si aspettano ora sviluppi. La controversia, però, rischia di distogliere l'attenzione dai fatti principali: la morte di un uomo che, pur lavorando, viveva in condizioni di povertà, non riuscendo a permettersi una casa. Circostanza che solleva interrogativi su almeno due problematiche urgenti: i salari bassi e la crisi abitativa, che colpiscono sempre più persone.