C'era un drammaturgo, una volta, che ha detto: "Tutto il mondo è un palcoscenico, e gli uomini e le donne sono soltanto attori. Hanno le loro uscite come le loro entrate, e nella vita ognuno recita molte parti, ed i suoi atti sono sette età".
Aveva proprio ragione Shakespeare. E l'inizio del monologo del Jacques di "Come vi piace" non potrebbe essere più perfetto per descrivere l'iconico personaggio di Maria Callas. La soprano, scomparsa nel 1977 nella sua casa parigina, è diventata talmente grande, così divina da apparire più come un idolo sovrumano che una donna.
Eppure, è la donna dietro l'incredibile diva che il regista Pablo Larraín ha voluto riscoprire e raccontare con il suo film, proprio dal titolo "Maria". Presentato in anteprima all'81esima Mostra del Cinema di Venezia, il lungometraggio si fregia della presenza della magnetica Angelina Jolie, nei panni della protagonista. Accanto a lei anche gli italiani Pierfrancesco Favino, Valeria Golino e Alba Rohrwacher, rispettivamente nelle vesti del maggiordomo Ferruzzo Mezzadri, di Yakinthi Callas e della cameriera Bruna Lupoli.
La pellicola, tuttavia, uscirà nelle sale soltanto il prossimo 1 gennaio 2025, ma la critica si è già fatta sentire. Accoglienza tiepida e qualche stroncatura, però, per l'atto conclusivo del trittico di Larraín, cominciato con "Spencer" (dedicato a Lady Diana) e proseguito con "Jackie" (che ruota attorno a Jackie Kennedy).
Non usa mezzi termini Mark Swed, storico critico di musica classica del Los Angeles Times. Quasi spietato nel dare il suo giudizio sulla pellicola "Maria" del regista cileno Pablo Larraín. Capitolo conclusivo del percorso iniziato con "Spencer" e "Jackie", per raccontare le donne nascoste dal personaggio pubblico, stavolta, a fare da fulcro è l'indimenticabile soprano Maria Callas.
Un soggetto difficile da gestire. Maria Callas ha segnato indelebilmente la musica lirica di tutto il Novecento e se la sua importante presenza sul palco e la sua voce potente le hanno valso l'appellativo di "Divina", il suo modo di fare e le sue frequentazioni celebri l'hanno consacrata come diva internazionale.
Di ciò che rendeva Maria Callas semplicemente Maria non è facile seguire le tracce, ma Pablo Larraín ci prova - senza successo, secondo Swed. Il critico, infatti, che ha davvero assistito a una delle esibizioni di Maria Callas definisce così il film, distribuito negli Stati Uniti su Netflix:
Contrariato, Swed, che vede nella figura stessa della protagonista il principale problema della pellicola. Troppo deprimente e depressa la Callas di Larraín, "divorata" dalla nostalgia, dalla solitudine, dall'ossessione per quello che è stata, dalla malattia e - ovviamente - dagli antidepressivi. Tutt'altro rispetto alla sconvolgente Divina, che sapeva imporsi ovunque con la sua presenza.
Ed è qui, secondo il critico, che sopravviene il secondo punto negativo della produzione: l'aver scelto per interpretare la cantante lirica una gigante di Hollywood, Angelina Jolie, così peculiare da non riuscire totalmente a non essere Angelina Jolie. L'attrice è riuscita a imitare la soprano negli abiti, nello stile, ma è rimasta "troppo elegante", al contrario della goffaggine e della "grande" (in senso fisico) Maria Callas, prima dell'immane perdita di peso. Sembra quasi - per dirla alla Swed - che a passare sia stata più l'idea che la gente si è fatta di Maria Callas, che della soprano stessa come persona.
Nonostante l'attrice abbia studiato canto per mesi per prepararsi al ruolo, ad esempio, il suo accento è rimasto troppo leggero e poco "sporcato" dall'inflessione newyorkese della cantante. Neppure alla fine della sua invettiva il critico riesce a trovare parole di raccordo con l'opera Larraín. Anzi, chiude dicendo: "Tutta l'adorazione, il glamour, l'alta vita erano, per la Callas, una vita di pane e rose. Piuttosto, la sua arte è sempre stata il modo in cui riempiva audacemente questo vuoto con un significato incredibile. Maria, invece, offre poco più che pathos e pose".
Meno duro e contrariato, invece, Mattia Carzaniga di Rolling Stones, che tratta la Maria Callas di Larraín come un "character study", piuttosto che un ritratto pedissequo e veritiero della Divina storica. Per il giornalista, infatti, l'opera del regista cileno è assimilabile a un "falso biopic" e spiega:
Nelle prime sequenze del film il regista mette in scena tutto ciò che c'è di conosciuto della grande soprano. E poi cerca di andare oltre e mostrare qualcosa che ritiene sia stato poco indagato. Tuttavia, ciò che viene fuori è un miscuglio di rimandi (volontari o meno non è dato saperlo) fra "Maria" e "Jackie", altro film al quale inevitabilmente si riallaccia per contiguità di personaggi. Le due protagoniste sembrano quasi correre parallelamente, rispetto a "Spencer", dove la mitica Lady D rimane staccata nel suo isolamento. Più che un trittico, pare una dilogia sommata a uno stand alone.
Per il giornalista, Larraín ha creato una sorta di personale Cinematic Universe, sulla falsariga di quello Marvel e con le stesse sensazioni. Per questo, quando si nomina Jackie Kennedy, ci si aspetti che appaia Natalie Portman sul grande schermo. E anche se ciò non avviene, i riferimenti fra le sceneggiature aleggiano sullo sfondo.
Dunque, Maria diventa un personaggio da analizzare per riuscire a comprenderlo a 360 gradi, dimenticandosi dell'ambiente o del contesto in cui è immerso. Forse è per questo che i rimandi restano solo verbali? Carzaniga, comunque, sottolinea come l'intero film non sia, però, un character study solo di Maria Callas, ma anche dell'attrice la interpreta. Per lui, infatti:
A differenza di quella ritratta da Larraín, la vera Maria Callas è stata un tripudio di energia. Non perché fosse particolarmente vivace di carattere, più che altro era un'energia magnetica, attrattiva verso di lei, data proprio dalla sua presenza.
Nella sua breve vita - è morta, infatti, a soli 53 anni - è stata in grado di affermarsi come una delle più grandi soprano della storia, anche quando la sua potente voce è sparita a causa della dermatomiosite, che aveva aggredito le sue corde vocali.
Come si suol dire, una forza della natura anche quando la depressione per il matrimonio del suo grande amore, Aristotele Onassis proprio con la vedova Kennedy, e l'umiliazione hanno pesato sul suo corpo. già stanco. Solo un arresto cardiaco ha potuto fermare l'inarrestabile Maria Callas, ma le sue condizioni fisiche erano compromesse da troppo tempo. Soffriva, infatti di una grave disfunzione ghiandolare. Il drastico dimagrimento, poi, le ha procurato una serie di disturbi ai quali si è aggiunta nei suoi ultimi anni un'insonnia cronica.
Eppure, prima del suo ultimo respiro, è riuscita a trasformarsi, anche fisicamente, pur di raggiungere la persona che voleva essere. E, anzi, proprio il suo dimagrimento è stato alla base del cambiamento della sua stessa voce. L'estensione profonda e la coloritura le hanno donato, al contempo, una straordinaria agilità vocale, consentendole di raggiungere note altissime senza perdere la gravità piena di quelle più basse.
Ma la sua ossessione andava oltre e la spingeva a chiedere sempre di più a sé stessa. Il duro lavoro e l'intenso impegno, alla fine, le hanno permesso di raggiungere un livello di teatralità e tragica emozione che nessun altro è mai riuscito a fare. È diventata la personificazione dell'Arte stessa, come ha detto il drammaturgo, poeta e scrittore Carmelo Bene:
A voler tirare le somme di "Maria" di Larraín si potrebbe dire che il film rimane un incredibile lavoro di analisi e decostruzione di Maria Callas. Una delle personalità più celebri e significative del Novecento è ricordata ancora oggi come una delle soprano più virtuose di tutti i tempi.
Il film esplora gli ultimi anni della vita di Maria Callas. Si comincia a ritroso, dai suoi ultimi anni, dove era ben lontana dall'immagine pubblica della "Divina" che si esibiva sui palchi di tutto il mondo. La pellicola, interpretata da Angelina Jolie, ha suscitato recensioni contrastanti. Mark Swed del Los Angeles Times ha criticato alcuni aspetti, considerati troppo lontani dalla vera Maria Callas. D'altro canto, Mattia Carzaniga di Rolling Stones lo ha pensato come una decostruzione del biopic tradizionale.
Non rimane che attendere il prossimo 1 gennaio 2025 per vedere sul grande schermo l'ultima opera del regista cileno e l'interpretazione della bellissima Angelina Jolie, nelle vesti di Maria Callas.