Dopo mesi di silenzio, Ryan Reynolds ha finalmente parlato pubblicamente riguardo alla denuncia di Blake Lively contro Justin Baldoni.
La controversia, che sta scuotendo Hollywood, è nata durante le riprese del film "It Ends With Us" e riguarda accuse di molestie sessuali nei confronti di Justin Baldoni.
Blake Lively ha presentato una denuncia formale, accusando quest'ultimo di comportamenti inappropriati sul set e di aver orchestrato una campagna per danneggiare la sua reputazione. Reynolds, marito di Lively, ha bloccato Baldoni sui social media mesi prima della denuncia, scopriamo cos'ha detto.
Ryan Reynolds ha rotto il silenzio pochi giorni dopo che sua moglie Blake Lively ha intentato una causa per molestie sessuali contro il co-protagonista e regista di It Ends With Us, Justin Baldoni.
L'attore ha lasciato intendere che stanno vivendo un periodo difficile, e ne ha approfittato per rivolgersi ai follower e sensibilizzare la sua campagna e quella della moglie a favore dell'ente benefico per bambini Sick Kids Hospital.
Si è vestito come il suo iconico personaggio Deadpool e in una breve clip ha ammesso che la campagna è stata girata "in un periodo in cui non avevo proprio voglia di indossare il costume".
Secondo alcuni rumors, pare che l'attore avesse bloccato Justin Baldoni sui social media mesi prima della denuncia, esortando sua moglie a fare lo stesso.
Baldoni, regista e co-protagonista del film, scoprì di essere stato bloccato dal marito della protagonista, a maggio, due mesi prima dell'uscita del film nelle sale cinematografiche. Si rendeva conto che questa sarebbe stata una pessima pubblicità per il film e, soprattutto, temeva che anche Blake lo facesse prima dell'uscita del film.
Questo avrebbe scatenato sicuramente un'ondata di critiche e avrebbe compromesso il successo del film. Ecco perché pare che Justin Baldoni avrebbe chiesto al suo team di farsi trovare pronti nel caso una tale eventualità si avverasse.
La situazione, però, ha raggiunto un punto di rottura quando, durante le riprese, la Lively ha richiesto una riunione con tutto il team per specificare alcune sue condizioni per andare avanti: non mostrarle più immagini o video di donne nude, non parlare più della passata "dipendenza dal porno" di Baldoni o delle sue esperienze sessuali, evitare riferimenti ai genitali del cast, non fare domande o battute sul suo peso e non aggiungere altre scene di tensione sessuale al di fuori della sceneggiatura pre-approvata.
In tutto questo, Reynolds aveva già preso le distanze dal regista, molto prima che si diffondesse la notizia.
Brandon Sklenar, co-protagonista di "It Ends With Us", ha espresso il suo pieno sostegno a Blake Lively dopo le gravi accuse di molestie sessuali mosse contro Justin Baldoni.
In una storia su Instagram, Sklenar ha condiviso la denuncia di Lively, invitando i suoi follower a leggerla attentamente. L'attore, che nel film interpretava Atlas Corrigan, ha dimostrato così la sua solidarietà nei confronti della collega, che ha accusato Baldoni di aver orchestrato una campagna diffamatoria per screditarla.
Questo lo screenshot della storia:
Anche Michele Morrone, che vedremo accanto a Blake Lively in un Piccolo Favore 2, si è schierato a favore dell'attrice, consigliando ai suoi follower di andare a leggere l'articolo su New York Times, prima di commentare o sparare giudizi affrettati.
In questo articolo, Blake Lively ha rilasciato una dichiarazione in cui ha dichiarato di voler "svelare il sipario su tattiche di ritorsione" volte a danneggiare chi trova il coraggio di denunciare le molestie.
Questo articolo fornisce prove sostanziali che il team di pubbliche relazioni di crisi di Baldoni, guidato da Melissa Nathan, avrebbe deliberatamente preso di mira la Lively con storie negative piazzate e discorsi online manipolati.
Il caso che coinvolge Blake Lively, Justin Baldoni e Ryan Reynolds ha scosso Hollywood e ha acceso un dibattito a livello globale sulle molestie sessuali nel mondo dello spettacolo.
La solidarietà espressa da colleghi come Brandon Sklenar e Michele Morrone dimostra che sempre più persone sono disposte a schierarsi dalla parte delle vittime e a denunciare comportamenti inappropriati.
Questa vicenda rappresenta un passo avanti nella lotta per un ambiente di lavoro più sicuro e rispettoso per tutti.