Per parlare dei tentativi di legalizzare la prostituzione da parte della politica italiana, possiamo iniziare così: l'ex presidente del Consiglio Ciriaco De Mita, volendo punzecchiare Bettino Craxi, un paio di volte raccontò quest'aneddoto: lo conobbe sul portone di Montecitorio, alla fine degli anni Sessanta. Aveva la giacca sulle spalle. Che fai? Gli chiese qualcuno. "Vado a donne", fu la risposta di Bettino. E in effetti: il gran capo dei socialisti per il genere femminile davvero aveva un debole. Sandra Milo e Moana Pozzi furono solo due delle sue conquiste glamour, per dire. Ma in quell'occasione voleva sottolineare che varcava la soglia di un posto dove spesso si fa il contrario di ciò che si dice. Oppure, semplicemente, proprio come per il caso della prostituzione, non si fa.
E quindi: non meraviglia che, l'altra sera, in occasione della prima diretta social dell'anno con i suoi follower, Matteo Salvini, segretario della Lega, vicepremier, ministro delle infrastrutture nonché aspirante ministro dell'Interno, ha detto che, fosse per lui, la legalizzerebbe. Del resto, anche in passato ha esternato la stessa convinzione: nel 2015 raccogliendo addirittura le firme con una testimonial d'accezione, la transessuale Efe Bal.
Non meraviglia, per di più, che già nel 2016 Giorgia Meloni, all'epoca candidata sindaca di Roma, pure si espresse a favore della legalizzazione.
E non meraviglia, però, nemmeno che nel programma di governo del centrodestra non ci sia nulla di concreto su questo fronte. E, nella pratica, infatti, nulla si faccia.
E comunque: da venerdì, assieme al ritornello diventato un'ossessione "via la Fornero!", la legge che mette paletti rigidi per andare in pensione, da Matteo Salvini potremmo attenderci anche "via la Merlin!". Il riferimento sarebbe alla legge che nel 1958 abolì la regolamentazione della prostituzione, chiuse le case di tolleranza e instituì i reati di favoreggiamento e sfruttamento.
Lina Merlin, prima promotrice di quella legge, ne fece una questione di libertà e di tutela delle donne. Nel 2013, ai tempi del Governo di larghe intese guidato da Enrico Letta, sulla Rai, passò anche una fiction per celebrarla: "Altri tempi" si chiamava
Ma, appunto, altri tempi: 67 anni dopo, si può tirare un bilancio fallimentare di quella legge che, anziché tutelare le donne, ha finito per ridurle alla clandestinità, le ha costrette alla strada e a finire in mano a organizzazioni malavitose senza scrupoli.
Così, mentre le prostitute non hanno alcuna tutela anche dal punto di vista sanitario, a continuare ad arricchirsi lo stesso sono i criminali: secondo un rapporto Istat, in Italia, la prostituzione è un mercato da 4,7 miliardi di euro. Interessa circa 3 milioni di italiani e, nel 2022, vedeva impegnate 90 mila lavoratrici stabili e 20 mila occasionali.
Ha molti elementi a favore, quindi, Salvini quando dice che legalizzare la prostituzione converrebbe a tutti: a chi si prostituisce, in modo da entrare in un circuito legale; allo Stato, che ci guadagnerebbe le tasse; e ai cittadini, che ne guadagnerebbero in sicurezza pubblica: con molta probabilità, si eliminerebbe, o quantomeno si ridurrebbe di parecchio, la prostituzione en plein air, con tutte le conseguenze del caso: in primis, spettacoli assai poco edificanti sotto gli occhi di tutti e interi quartieri abbandonati al degrado.
Gioca tutto a favore di Salvini, quindi. Sennonché lui stesso, nel video che ha rilanciato l'argomento, dice che la legalizzazione della prostituzione è una sua idea "personale".
Di sicuro, non fa parte del programma di governo del centrodestra. Nemmeno alla voce "sicurezza" è contemplato nulla.
Ma anche sul fronte del centrosinistra le idee al riguardo sono poche e confuse. A giugno del 2023, si segnalò, ad esempio, il sindaco Pd di Rimini Jamil Sadegholvaad, il quale proponeva di multare, oltre che i clienti anche le prostitute. La prima a insorgere fu la comunità Papa Giovanni XXIII ricordando che le donne erano da considerare vittime di una tratta. E quindi da aiutare, non da ulteriormente punire.
In ogni caso, sul tema della prostituzione, in Italia, come e più che sull'aborto, si fa sentire forte la morale cattolica: è una cosa da bandire sic et simpliciter, non da governare. Quindi, ad approfittarne continua a essere il mercato illegale. Sebbene, 67 anni dopo la Merlin, ai dati sconfortanti si deve aggiungere anche il nuovo modo di vendersi e comprare: on line, vedi il caso OnlyFans.
Davanti a un fenomeno complesso, che si mischia spesso anche con l'immigrazione clandestina e lo sfruttamento delle minorenni, la politica, quindi, sostanzialmente, restando alla Merlin, se ne lava le mani. Anzi, lascia la patata bollente ai sindaci, che si affannano in ordinanze inutili: tipo multare chi, in auto, frena di colpo alla vista di chi si mostra in abiti succinti.
Una volta, era il maggio del 2016, fu Giuseppe Cruciani a lanciare l'idea di una marcia contro le ordinanze dei sindaci
Ma nemmeno lui fu capace di smuovere le acque. Prima e più a lungo di lui, ci provò seriamente solo Marco Pannella, ma il suo Partito Radicale è stato sempre elettoralmente troppo debole per cambiare davvero le cose. Così, quando c'è di mezzo la prostituzione, la politica fa puntualmente un buco nell'acqua. Oppure, peggio ancora, parla per parlare. Ma ora chissà se ci provano sul serio Salvini e Meloni: sono pur sempre loro a governare.