Un no fermo e deciso, e un avvertimento: ora in Veneto la palla passa a Fratelli d'Italia. Il ministro per i rapporti con il Parlamento ed esponente di peso dei meloniani, Luca Ciriani, ha ricordato ancora una volta alla Lega come nel 2025 le elezioni regionali si svolgeranno regolarmente e in alcuni casi di rilievo la scelta dei candidati toccherà proprio a FdI.
Il pensiero va subito al Veneto: nonostante non dispiacerebbe ai leghisti la riconferma di Luca Zaia alla guida della regione, i tentativi di permettere un terzo mandato a lui come ad altri governatori sono caduti nel vuoto anche per la contrarietà dei meloniani e dei forzisti.
Campania e Veneto sono le due regioni che Fratelli d'Italia ha messo nel mirino e Ciriani ricorda: "FdI nel Nord-Est è stato di gran lunga il primo partito. Mi pare impossibile pensare che non tocchi a noi indicare il nome".
Un punto (fermo) che, ad ogni occasione, viene sempre spostato un po' più in là. La decisione di permettere ai presidenti delle regioni italiane un terzo mandato agita le segreterie politiche del centrodestra e del centrosinistra, producendo un ugual disagio verso una proposta di cui nessuno sembra voglia assumersi la paternità.
Il punto fermo è rappresentato dal no espresso sia dal Partito Democratico che da Fratelli d'Italia: Elly Schlein, da un lato, ha sempre negato l'appoggio dem a Vincenzo De Luca, mentre dall'altro Giorgia Meloni ha ritenuto necessario mettere in secondo piano la questione, esprimendo allo stesso tempo la propria contrarietà.
E nel solco di questo diniego al terzo mandato si è espresso ancora una volta Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento in quota FdI. Lungo tutto il 2024 Ciriani non ha mai compreso la fretta mostrata dalla Lega, compatta nel chiedere che i suoi governatori restino al proprio posto almeno per un altro mandato.
Il tutto ruota attorno a un nome e cognome, quelli di Luca Zaia. Nel 2025 la sua esperienza alla guida di Palazzo Balbi dovrebbe chiudersi lasciando dietro di sé innanzitutto un grande consenso popolare, molto legato alla sua personale figura e poi alla lista elettorale che porta il suo nome.
Il condizionale ha in sé diversi livelli d'analisi, non soltanto riguardanti l'eventualità di un terzo mandato ma anche di un'altra proposta made in Salvini: spostare le Regionali al 2026, portando così gli elettori veneti, campani, toscani, marchigiani, pugliesi e valdostani ad attendere ancora prima di eleggere i nuovi presidenti di regione.
Intervistato da La Stampa, Ciriani alterna il bastone alla carota: l'unità del centrodestra (in vista anche della scadenza della legislatura nel 2027) va salvaguardata, ma allo stesso tempo non si può più negare la centralità di FdI in contesti prima nominati da altri partiti.
Lungo tutto l'anno appena trascorso i meloniani hanno sempre mostrato, e magari ostentato, sondaggi in cui la popolarità della premier Meloni e dello stesso governo restava solida e favorevole alle sue decisioni. La forza trainante di Fratelli d'Italia non va quindi dimenticata e va "omaggiata" anche lasciando al partito la decisione di scegliere i prossimi governatori:
In questo contesto sono tutti pronti a giurare di pensare al bene degli elettori e delle regioni, alla prevalenza dei programmi sulle poltrone e ai progetti di lungo respiro. In casa Lega si è fatto notare, specie dalle parti di Claudio Borghi, che è ingiusto privare della continuità istituzionale consiliature regionali che hanno mostrato nei fatti di lavorare bene e senza incidenti di percorso.
Una sponda riguardo questa linea di ragionamento è arrivata da Italia Viva, altrimenti critico verso tante altre decisioni prese da questo governo (non ultimo il nuovo codice della strada tanto decantato da Salvini): nell'ottica anche di una certa devoluzione di funzioni, non dovrebbe essere il Parlamento ma la cittadinanza ad esprimersi sul terzo mandato dei governatori regionali.
Ciriani, a tal proposito, ricorda però come i leghisti non abbiano fatto una figura "molto elegante" rispetto ai colleghi di maggioranza. Data la freddezza sull'argomento mostrata da FdI e da Forza Italia, la Lega aveva tentato di aggirare il problema presentando al Senato un emendamento al Dl Elezioni sul terzo mandato.
Tentativo andato a vuoto per la contarietà di forzisti e meloniani, e Ciriani ha gioco facile nel ricordare come la mossa leghista sia stata tutt'altro che apprezzata:
Il riferimento alla Campania non è casuale. In questa regione sia il centrodestra che il centrosinistra, come accennato, sono alle prese con diversi problemi. La prima coalizione dovrebbe decidere il candidato unitario e in ballo ci sono i nomi di Fulvio Martusciello, coordinatore regionale di Forza Italia in Campania, e quello del viceministro Edmondo Cirielli (in quota Fratelli d'Italia).
Dal canto suo, dal PD fino ad AVS - passando anche per il Movimento 5Stelle - si ritiene conclusa la stagione politica di De Luca, la cui legge regionale che gli permetterebbe un terzo mandato dovrebbe essere a breve impugnata dal governo.
Una situazione in divenire e decisamente complicata per tutti, tanto che Salvini aveva proposto nei mesi scorsi di rinviare tutte le elezioni regionali al 2026. La finalità non è esplicita ma è chiara a tutti: più tempo c'è, più si ha la possibilità di trovare una soluzione che soddisfi tutte le parti in causa.
Ciriani mostra però la contrarietà sua e forse del suo stesso partito all'idea di far attendere gli elettori per così tanto tempo: