Giovedì 9 gennaio 2025 il governo si riunirà in un Consiglio dei Ministri che, fra le altre cose, dovrà prendere una decisione importante: impugnare o meno la legge elettorale regionale che la Campania ha recentemente introdotto su impulso del suo presidente di Regione, Vincenzo De Luca.
Lo scopo è quello di superare il limite dei due mandati, andando contro anche le raccomandazioni e le obiezioni del Partito Democratico, schieramento a cui appartiene De Luca. Ponendo il proprio veto o meno alla legge, il governo provocherà una serie di reazioni che al momento è difficile prevedere, ma che sicuramente coinvolgono anche il Veneto, dove Luca Zaia attende con interesse di capire se può aspirare a un terzo mandato o meno.
Ed è proprio in questa regione che Fratelli d'Italia e Lega si contendono aspramente il proprio candidato, con il meloniano Giovanni Donzelli che avverte: "I cambiamenti sul terzo mandato non si fanno per interesse di partito ma si fanno per l’interesse della tenuta democratica".
Il tempo scorre e il governo deve prendere una decisione sul terzo mandato. Domani 9 gennaio 2025 il Consiglio dei Ministri avrà l'ultimo giorno utile per impugnare o meno la legge elettorale campana che recependo la legge nazionale del 2004, potrebbe annullare i mandati precedenti e permettere a Vincenzo De Luca di correre per un terzo mandato in Campania.
Il governo si trova quindi di fronte a un bivio complesso: la sua decisione avrà sicuramente riflessi anche su un'altra regione di peso al voto nel 2025, il Veneto. La Lega vorrebbe ricandidare Luca Zaia, ma da Fratelli d'Italia si è fatto sempre presente che la scelta del candidato sarebbe dovuta toccare ai meloniani (per il peso nei sondaggi e nei voti) e che il limite dei due mandati consecutivi non poteva essere aggirato a colpi di emendamenti.
Su questa linea di ragionamento si muove Giovanni Donzelli, responsabile per l'organizzazione di FdI. Qualunque tipo di modifica ad una legge così importante non può esser fatta in nome di una singola parte - candidato o partito che sia - ma della collettività e della difesa dell'ordinamento democratico:
Donzelli non fa nomi e cognomi, ma è innegabile pensare che stia parlando (anche) ai leghisti. Sono davvero così convinti di intestarsi politicamente l'idea di dare ai presidenti di regione la possibilità di un terzo mandato?
Nonostante le dichiarazioni in senso contrario, Fratelli d'Italia e Lega sono in guerra per contedersi la guida del Veneto. Non si può definirla ancora aperta, perché molti esponenti meloniani e leghisti usano ancora formule di cortesia come "se ne deve discutere", "bisogna porre prima l'interesse degli elettori e dei territori", ma è innegabile che FdI voglia far pesare concretamente le sue buone performance in fatto di sondaggi.
Naturalmente non contano solo questi, ma ci sono anche le recenti Europee e persino le elezioni regionali: se quelle liguri sono terminate con la vittoria del centrodestra, quelle umbre ed emiliano-romagnole hanno visto la vittoria del centrosinistra. In tutti questi casi, però, FdI ha sempre avuto risultati molto migliori della Lega.
Che ne pensano i diretti interessati? Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia è meno roboante di De Luca sulla volontà di continuare a guidare Palazzo Balbi, ma vorrebbe proseguire la sua esperienza di governo e spesso ha lanciato moniti contro i candidati decisi a tavolino nelle segreterie romane.
Parlando ad un evento per le Olimpiadi invernali del 2026 a Cortina, Zaia ha esplicitato quello che probabilmente sarà la sua linea d'azione: aspettare le decisioni del massimo organo giudiziario italiano, anche se probabilmente questo rischia di non dare una risposta in tempi brevi.
Considerato che il 2025 potrebbe essere l'anno in cui gli elettori decideranno i nuovi presidenti di Regione in Toscana, Campania, Veneto, Puglia, Marche e Valle d'Aosta, una decisione che arrivi a ridosso del giorno della votazione creerebbe sicuramente molte polemiche. Il condizionale è usato qui perché il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha proposto spesso negli ultimi tempi di spostare il tutto al 2026, ricevendo però risposte quantomeno scettiche sulla fattibilità dell'operazione.
Nessuno fra i leghisti però dimentica quanto accaduto in Sardegna: la volontà di appoggiare il presidente uscente Christian Solinas venne abbandonata per le forti rimostranze dei meloniani, il cui candidato Paolo Truzzo venne poi sconfitto dalla pentastellata Alessandra Todde.
Tutti questi discorsi si intrecciano con quanto potrebbe accadere in breve in Campania. Vincenzo De Luca ha da sempre manifestato l'intenzione di continuare la sua esperienza di governo indipendentemente dalle rimostranze o dalle opinioni della dirigenza del Partito Democratico. Non c'è mai stata grande simpatia con la leader dem Elly Schlein, ma in molti non credevano che si sarebbe arrivati a un muro contro muro così plateale.
La questione squisitamente procedurale, cioè legata al rispetto di regolamenti e di leggi, forse fa meno leva sul pubblico rispetto alla cronaca politica di possibili alleanze o sgarbi fra i partiti che si sfideranno nel 2025. Anche se tutti guardano con attenzione alla giornata di giovedì, nei giorni scorsi non si sono sprecati i commenti o gli avvertimenti trasversali a fare attenzione alle prossime mosse.
Il coordinatore veneto di Forza Italia, Flavio Tosi, in un'intervista a La Stampa è stato l'ultimo in ordine di tempo a collegare i due aspetti, quello procedurale e quello di opportunità politica. Perché modificare tutto dando il là a una possibile larga vittoria della sinistra non soltanto in Campania, ma anche in Toscana e in Puglia?
Il problema di De Luca è quello più urgente e che caratterizzerà le discussioni interne al PD dal rientro dalle vacanze natalizie. Ci sono due strade possibili: l'attuale presidente della Regione "negozia" un'uscita onorevole dalla prossima contesa elettorale, magari chiedendo qualcosa di sostanzioso in cambio; o decide di candidarsi con una propria lista, drenando i voti dal PD a proprio favore.
In una situazione di tutti contro tutti, l'alleanza di centrodestra potrebbe avere la strada agevolata nello scegliere il candidato più adatto (uno fra Fulvio Martusciello, coordinatore regionale di Forza Italia in Campania, e quello del viceministro Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia): nessuna garanzia di vittoria, ma non sarebbe la prima volta che il "campo largo" sbagli una decisione di questo tipo.