Forse le sue parole daranno un dispiacere a Luca Marinelli, Antonio Scurati e Joe Wright, ma Giorgia Meloni lo dice chiaro e tondo: "Non vedo una serie televisiva e purtroppo non riesco a leggere un libro che non sia il Pnrr da più di due anni, mi capirete se ho altre priorità...". Niente da fare quindi per "M. Il figlio del secolo", la serie televisiva che Sky ha tratto dai libri scritti dall'autore napoletano.
L'ultima rappresentazione di Benito Mussolini su schermo non avrà quindi uno spazio nell'agenda densamente complessa della premier, che si deve destreggiare fra casi di lungo respiro (le riforme sul premierato o sulla separazione delle carriere) e quelli più improvvisi (come l'incarcerazione a Teheran della giornalista Cecilia Sala), togliendo alcuni di questi dossier ai suoi alleati politici e gestendoli da sé.
Meloni però fra le righe dà anche un consiglio per chi magari non sa cosa vedere: "Per Elisa", la serie televisiva sull'omicidio del 1993 ai danni della giovane Elisa Claps.
Anche quest'anno la prassi è stata confermata, e la conferenza stampa di fine anno - cioè il 2024 - è stata traslata agli inizi dell'anno successivo. Oggi 10 gennaio 2025 la premier Giorgia Meloni ha risposto alle domande selezionate per sorteggio poste da un folto gruppo di giornalisti, considerato che queste occasioni istituzionali sono le uniche alle quali Meloni si presta per parlare di sé o della sua attività di governo.
La presidente del Consiglio, infatti, preferisce gli estemporanei punti stampa alla fine di convegni o di incontri internazionali, così come i suoi post social hanno sostituito le dirette del primo anno di governo (il 2022). Meloni, d'altronde, è stata anche fortunata: la liberazione e il ritorno in Italia della giornalista Cecilia Sala hanno ammantato la conferenza stampa odierna di un'aura felice e lieta, dando lì alla premier di considerare il 2024 un anno molto buono per il governo.
Non sono mancati ovviamente altri argomenti di discussione, come l'ultima manovra di bilancio o il possibile contatto fra governo italiano e Elon Musk, ma a far capolino fra le domande è stata anche una delle ultime serie televisive proposte da Sky: "M. Il figlio del secolo", con Luca Marinelli nei panni di Benito Mussolini e disponibile a partire dal 7 gennaio.
Che ne pensa Meloni di quest'ultima fatica artistica dell'attore romano? Nulla, a giudicare da quanto tempo le resta considerando tutto il peso di sostenere un governo da sola:
Il disinteresse mostrato da Meloni nei confronti della serie televisiva potrebbe, in parte, essere interpretato come una mossa per non alimentare ulteriori polemiche su un tema particolarmente sensibile.
A proposito di priorità, chi interpreta il Duce è Luca Marinelli: l'attore romano ha espresso in diverse interviste un certo senso d'urgenza nei confronti di questo ruolo. Marinelli ha affermato di aver scelto di interpretare Mussolini per dimostrarne il carattere iracondo e fatuo nello stesso tempo, collerico e calcolatore, manipolatore e chiacchierone.
Cruciani: La prima persona che mi sta sui coglioni in questo 2025 è un attore radical chic. Un tal Marinelli che da giorni ci rompe i coglioni perché per lui è stato doloroso interpretare Mussolini…MA VAFFANCULOOOO! Prendi l’assegno e non rompere il cazzo! @giucruciani
— La Zanzara (@LaZanzaraR24) January 7, 2025
Se di priorità dobbiamo parlare, Marinelli ha messo questo tipo di rappresentazione sopra al fatto che la sua famiglia sia da sempre antifascista e che interpretare il fondatore dei Fasci di combattimento sia stata per lui una fatica fisica e morale.
Una spiegazione che è stata accolta con qualche alzata di sopracciglia di alcuni ma soprattutto con le sguaiate rimostranze da parte di diversi commentatori della destra, che non hanno perso tempo a ricordare come Marinelli abbia intascato un generoso (si spera per lui) assegno per interpretare un personaggio così lontano da lui.
Si tratterebbe niente di più e niente di meno che di ipocrisia della sinistra, argomento tanto caro alla destra italiana, ma anche quotidiani come Il Foglio (certamente non di quest'area politica) hanno notato come quest'ostentazione di dover scusarsi in anticipo prima di fare qualcosa che probabilmente potrebbe dispiacere a qualcuno è un riflesso che una parte di cultura italiana ha preso di peso (o subito) da quella statunitense.
Fioccano in questo senso interviste ad altri attori che hanno interpretato Mussolini, come Massimo Popolizio ("Sono tornato" del 2017) o Claudio Spadaro: l'attore tarantino ha una specie di record per aver interpretato il Duce ben 4 volte. Si parte con il film "Un tè con Mussolini" (1999) di Franco Zeffirelli, e poi si arriva alle produzioni televisive, come "Maria José - L'ultima regina" (2001) di Carlo Lizzani, "Mafalda di Savoia - Il coraggio di una principessa" (2006) di Maurizio Zaccaro e "Trilussa - Storia d'amore e di poesia" (2013) di Lodovico Gasparini.
Il loro filo conduttore è che in un contesto politico dove la memoria storica e le interpretazioni del fascismo sono temi sempre delicati, discutere della figura del capo del fascismo sia diventato un esercizio retorico a sé stante, buono per alzare l'audience di un film o una serie tv.
Fra chi ha interpretato Mussolini sullo schermo c'è stato anche Antonio Banderas, nel film "Il giovane Mussolini".
Le dichiarazioni di Marinelli, come visto, hanno offerto il pretesto per i giornali del centrodestra per lamentarsi ancora una volta di quanto gli attori "radical chic" predichino bene e razzolino male: senza arrivare alle scurrilità proprie di un Cruciani, ci sono stati anche commenti più equilibrati che ricordano come non si capisca bene a cosa miri l'attore.