Un applauso da parte della maggioranza sottolinea quello che viene considerato, da esponenti del centrodestra, come un "passaggio storico", una "riforma storica" della giustizia in Italia. Un tale aggettivo viene spesso utilizzato anche per eventi o fatti che non lo sono, ma oggi 16 gennaio 2025 è netta la sensazione che alla Camera si sia fatto un passo davvero importante nel rapporto fra governo e magistratura.
Di ciò ne sono ovviamente convinti esponenti di Fratelli d'Italia, Lega, +Europa e Azione, ma specialmente da Forza Italia arrivano commenti che dedicano la riforma della separazione delle carriere dei magistrati alla memoria di Silvio Berlusconi, che per anni ha combattuto quella che lui considerava la magistratura politicizzata.
Il Guardasigilli Carlo Nordio auspica che adesso la riforma arrivi a completare tutti gli step successivi per esser giudicata da un referendum popolare, evento che dalle opposizioni si spera possa arridere a loro favore. I commenti da parte di Movimento 5Stelle, Partito Democratico e Alleanza Verdi e Sinistra sono tutti dello stesso tenore: "Così i giudici finiranno sotto il controllo del governo, non è questo che i cittadini chiedevano: è una svolta autoritaria".
Il primo sì della Camera al ddl costituzionale che introduce nell'ordinamento giuridico italiano la separazione delle carriere dei giudici ha reso contenti in molti, dal ministro della Giustizia Carlo Nordio fino agli esponenti della maggioranza, riunitisi insieme alle opposizioni per discutere di un passaggio fondamentale nell'iter di questa riforma: la Camera ha deliberato con 174 voti a favore, 92 voti contrari e 5 astenuti.
La strada quindi è tracciata: per i magistrati sarà possibile indicare soltanto una volta quale funzione intendano perseguire, se quella inquirente o quella giudicante. Nel 2006 e nel 2022 due ministri della giustizia, Roberto Castelli e Marta Cartabia, avevano introdotto una loro riforma, portando un giudice a poter decidere una sola volta nella sua carriera se passare dalla funzione inquirente a quella giudicante (o viceversa).
Nordio non ha mai fatto mistero, fin da quando è diventato Guardasigilli, che la separazione delle carriere è la miglior risposta per garantire la terzietà di chi giudica nei processi, separandolo da chi - come i Pubblici ministeri - porta avanti le indagini. La sua soddisfazione fa da contraltare alla spaccatura nelle opposizioni, trovatesi a votare in modo opposto su questa riforma costituzionale.
Tiziano Calderone di Forza Italia si fa portavoce del sentimento comune all'interno del suo partito: un passaggio storico che realizza concretamente uno degli obiettivi politici di Silvio Berlusconi. Nonostante fosse stato alla guida di governi con ampie maggioranze, il Cavaliere aveva faticato a far accettare una riforma da molti additata come un modo per agevolarsi nei suoi tanti processi penali.
FI parla di "un salto di civiltà" che garantirà ai cittadini "una giustizia più giusta oltre che indipendente e parziale". Questo è un tasto su cui molti forzisti battono, compreso Calderone:
Sulla stessa falsariga il commento di Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia:
Il deputato di Azione, Antonio D'Alessio, invece rappresenta quella parte di opposizione che sull'argomento ha sempre espresso un certo interesse. Con il passare delle ore ogni partito ha cominciato a spiegare o distinguere la propria posizione rispetto ad avversari o alleati, e Azione non ha fatto eccezione.
D'Alessio ha puntato il dito contro la volontà del governo di presentare un testo blindato, respingendo cioè tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni (ma anche la proposta di Forza Italia di eliminare dal sorteggio del Csm anche gli esponenti laici, ritrattando dopo incontri a Palazzo Chigi):
Benedetto Della Vedova di +Europa, spiega da parte sua la motivazione che ha portato il partito a dire di sì alla separazione delle carriere, bacchettando però Nordio sul non aver voluto ascoltare le obiezioni delle opposizioni. Essendo l'iter legislativo ancora lungo, l'auspicio di Della Vedova è che la riforma possa poi inglobare in futuro eventuali modifiche:
La giornata di oggi, come accennato, ha proposto una spaccatura fra i partiti all'opposizione. La giustizia è un tema che, a sinistra, è stato letto negli ultimi anni come una contrapposizione fra garantisti e innocentisti, fra l'appoggiare sempre la magistratura e l'imbarazzo nello spiegare decisioni che magari non piacciono a livello politico.
Se era noto che Azione e +Europa avevano una visione diversa dal M5S, AVS e PD sulla separazione delle carriere, sul tavolo resta anche l'astensione di Italia Viva, perché contraria al sorteggio dei componenti laici e togati dei due Csm. Questo è uno degli aspetti più importanti della riforma, insieme all'introduzione di due Csm: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente.
Angelo Bonelli ritiene che ancora una volta la maggioranza ha mostrato chiaramente l'idea di voler controllare pezzi di magistratura, volendone persino orientare l'attività. Se Nordio ha spesso rifiutato quest'insinuazione, per il portavoce di AVS la possibile commistione di potere esecutivo e giudiziario è un rischio che l'Italia non può correre:
#Bonelli di #AVS contro la separazione delle carriere dei giudici: "I cittadini hanno diritto ad una giustizia celere, ma attenzione alle tendenze autoritarie della destra"#16gennaio pic.twitter.com/GvuyU8f0WR
— Tag24 (@Tag24news) January 16, 2025
I candidati e le candidate di Magistratura democratica alle prossime elezioni dell'Anm da parte loro hanno promesso una qualche forma di protesta palese, che possa indicare che anche un pezzo della categoria dei magistrati non sia convinta di una riforma percepita come un attacco:
La deputata del PD, Deborah Serracchiani, durante le dichiarazioni di voto sulla separazione delle carriere, non ha risparmiato ovviamente le critiche all'azione del governo, che non avrebbe rispettato la volontà dei cittadini. Come detto anche da Bonelli, la giustizia giusta non può passare tramite un attacco all'indipendenza dei magistrati:
L'auspicio da parte della maggioranza è che i prossimi passi siano non soltanto favorevoli, ma anche veloci: essendo una riforma costituzionale, la separazione delle carriere prima di arrivare al referendum popolare deve attraversare un iter complesso.
Camera e Senato devono approvare due volte ciascuna la riforma, dovendo poi passare almeno tre mesi di tempo tra la prima votazione e la seconda.
Il referendum popolare, tanto evocato anche dagli esponenti di governo, non è però il fine necessario di tutto il processo: ci sarà una consultazione fra i cittadini e le cittadine italiane solo se nella seconda votazione di Camera e Senato la maggioranza non è di almeno i due terzi dei parlamentari.
Ddl sulla #separazionedellecarriere in discussione alla #Camera, #Nordio: “L'indipendenza di magistratura giudicante e requirente è nella proposta; ‘tutto il resto è silenzio’. Ho scelto di fare il pm proprio per l’indipendenza da potere esecutivo, mediatico, correntizio” pic.twitter.com/YcK93qe9Pj
— Ministero Giustizia (@minGiustizia) January 16, 2025
Per funzionare, la domanda proposta al referendum deve ottenere la maggioranza semplice dei voti, senza utilizzare il quorum richiesto. A livello di tempistiche, l'obiettivo della maggioranza è di ottenere il sì del Senato quest'estate.
La Camera ha approvato il disegno di legge costituzionale che separa le carriere dei magistrati, permettendo a ciascun giudice di scegliere una sola funzione tra quella inquirente o quella giudicante. La maggioranza esprime entusiasmo per questo passo storico, mentre le opposizioni lo criticano come una mossa autoritaria.
La riforma ha diviso i partiti: Forza Italia e altri della maggioranza la considerano una vittoria storica, legandola alla memoria di Silvio Berlusconi, mentre l’opposizione, tra cui il Partito Democratico e Alleanza Verdi e Sinistra, teme che riduca l'indipendenza della magistratura, aumentando il controllo del governo.
La riforma dovrà passare attraverso un iter complesso che include approvazioni da parte di Camera e Senato e un possibile referendum popolare, previsto se la maggioranza parlamentare non raggiunge i due terzi. La maggioranza spera di ottenere il sì del Senato entro l'estate.