01 Feb, 2025 - 11:05

"Babygirl": Nicole Kidman è la protagonista di un thriller erotico

"Babygirl": Nicole Kidman è la protagonista di un thriller erotico


"Babygirl", recensione

Nel cuore di New York c’è una donna affascinante, ma rigida e composta di nome Romy (Nicole Kidman). È a capo di una grande azienda di e-commerce e si è fatta largo nell’ambiente cercando di rendere possibile l’automatizzazione robotica di tutti i processi di preparazione e imballaggio dei pacchi, per diminuire i tempi di spedizione e consegna. Romy ha quasi sessant’anni, ma ha un corpo ancora tonico e longilineo. Con la sua carnagione chiara e sottile come un foglio di carta, gli occhi color ghiaccio e i capelli biondi, ha l’aspetto elegante da aristocratica. Benché sia molto benestante e indossi abiti di alta sartoria, non sembra ostentare la sua ricchezza; è fine e dall’atteggiamento riservato, tipico di chi è nato e cresciuto in alta società. È estremamente intelligente e controllata, come se avesse pianificato ogni aspetto della sua esistenza in largo anticipo. Non pare una persona in grado di perdere il controllo, in nessuna occasione. Il marito Jacob (Antonio Banderas), attraente e di successo, possiede una bellezza latina dai colori più scuri, intensi, sanguigni. Lavora come regista teatrale e, a differenza della moglie, ha un temperamento più spontaneo, naturale, meno trattenuto. Ma anche lui è un uomo elegante, beneducato e insieme si compensano alla perfezione; lei dalla mente più analitica e riflessiva, lui dalle grandi doti artistiche. All’incirca coetanei stanno insieme da diciannove anni e hanno due figlie adolescenti: Isabel (Esther Rose McGregor), la maggiore, e Nora (Vaughan Reilly). Loro quattro all’apparenza rappresentano il ritratto della classica famiglia ricca e perbene, malgrado la personalità un po’ ribelle di Isabel. Ma Romy è del tutto diversa da ciò che appare: non è stata allevata da genitori facoltosi, bensì è cresciuta nella comune di una setta religiosa, tra orrori, obblighi e regole insensate. Nasconde, sin da ragazzina, un certo istinto sessuale che ha tenuto a bada, custodendolo come un segreto inconfessabile. Neanche il marito ne è a conoscenza. Romy sogna, fantastica, desidera di venire sottomessa, umiliata, controllata. Non ha mai sperimentato la sua indole masochista, si è limitata a masturbarsi guardando della pornografia BDSM. Proprio per questo non ha mai provato un vero godimento nei rapporti col marito, né con nessun altro. Quel suo essere così controllata è altresì un modo per cercare di accettarsi, perché Romy si detesta. Ciò che ha sempre voluto è essere “normale”, con gli stessi appetiti e fantasticherie delle altre donne, purtroppo senza mai riuscirci. Una mattina un gruppo di stagisti ventenni fa ingresso nei suoi uffici per iniziare un periodo di praticantato. Tra di loro c’è Samuel (Harris Dickinson), un ragazzo seducente, difficile da inquadrare. Non si capisce da dove arrivi, dove sia stato cresciuto e da chi, quale sia la sua storia. Per quanto sia ammaliante e lusinghiero, c’è qualcosa di animalesco che traspare dal suo sguardo. Parla poco, ma quando lo fa a volte esagera, non avendo particolare rispetto per i ruoli di potere. Se sbaglia chiede scusa, ma in maniera strafottente o troppo subdola. È come un incantatore di serpenti. Romy si accorge subito di lui e, pur cercando di farlo, non riesce a resistergli. Dalla prima occhiata ha percepito come un richiamo, Samuel è un sadico e ama dominare le donne. Inizierà così una pericolosa relazione che rischierà di rovinare entrambi. 

"Babygirl", critica

Terzo lungometraggio alla regia per l’attrice olandese Halina Reijn che, a distanza di due anni dal suo horror “Bodies Bodies Bodies”, lo scorso 30 agosto ha presentato in anteprima “Babygirl” all’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Scritto, diretto e prodotto dalla Rejin stessa, questo thriller erotico vede Nicole Kidman nel ruolo della protagonista Romy Mathis. Durante il Festival la Kidman è stata premiata con la Coppa Volpi come miglior attrice. Sarò breve: escluse le ottime interpretazioni di tutto il cast, il film l’ho trovato grottesco e ridicolo. Oserei dire che è la versione gerontofila di “Cinquanta Sfumature di Grigio”. A parte la poca plausibilità di molti eventi che si susseguono, alcuni sviluppi sono triti e ritriti, già visti in tante altre trame thriller. Dialoghi quasi alla stregua dei b-movie che mandano in onda il pomeriggio su TV8. A essere sincera ho fatto veramente fatica a finirlo. Mi spiace, ma la Rejin finora non mi è mai piaciuta come regista. Al di là del genere si poteva scavare meglio nella psiche di chi soffre di un disturbo parafiliaco, confezionando un’opera drammatica di spessore. Ma siamo ben lontani da un progetto simile. Per quanto non ami il cinema erotico, se volete guardare qualcosa a tema sadomasochista vi consiglio la simpatica commedia “The Secretary” (2002) di Steven Shainberg, o “Il Portiere di Notte” (1974) di Liliana Cavani, decisamente più drammatico e disturbante, “Légami!” (1990) di Almodóvar, o il più recente “A Dangerous Method" (2011) di David Cronenberg. Per “Babygirl” due stelle su cinque. 

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Marta Micales
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