Dopo il clamore suscitato, il caso delle cinque studentesse musulmane dell'Istituto Pertini di Monfalcone che indossano il niqab – il velo integrale che lascia scoperti solo gli occhi – e vengono identificate ogni mattina prima di entrare a scuola, è arrivato sul tavolo del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara.
Sotto esame è la soluzione adottata dalla dirigente scolastica, che per permettere alle ragazze di continuare gli studi ha stabilito la prassi dell'identificazione quotidiana in un'aula riservata prima delle lezioni. Dall’inizio dell’anno scolastico infatti, le studentesse vengono accompagnate in uno spazio protetto, dove vengono rapidamente riconosciute per poi proseguire la giornata scolastica.
La vicenda ha suscitato un acceso dibattito. Il Partito Democratico ha chiesto un chiarimento all’Ufficio Scolastico Regionale del Friuli Venezia Giulia, sostenendo che una questione così delicata non possa essere lasciata alla discrezione di un singolo istituto. Una posizione condivisa dallo stesso Ufficio, il quale ha evidenziato “la mancanza di una norma specifica per il sistema scolastico” e quindi trasmesso il caso al Ministero dell’Istruzione.
Anche la Lega è infine intervenuta nel dibattito, annunciando la presentazione di una proposta di legge regionale in Friuli Venezia Giulia per vietare il niqab nei luoghi pubblici.
Al di là del significato culturale e simbolico che il velo integrale porta con sé, specialmente in relazione alla compressione dei diritti delle donne, l’uso del niqab da parte delle cinque studentesse dell'Istituto Pertini di Monfalcone solleva questioni pratiche rilevanti. Oltre alla difficoltà di riconoscimento, infatti, il velo integrale crea criticità nello svolgimento delle attività scolastiche, come le lezioni di educazione motoria e i percorsi formativi presso le aziende previsti dal PCTO, i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento.
Soprattutto, però, il velo integrale complica l’integrazione delle ragazze. A dichiararlo a Tag24 è Diego Moretti, capogruppo del Partito democratico al Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e candidato sindaco a Monfalcone alle prossime elezioni amministrative.
Moretti è stato tra i primi a sollevare la questione delle studentesse con il niqab all’Istituto Pertini di Monfalcone, portandola all’attenzione dell’Ufficio Scolastico Regionale del Friuli Venezia Giulia. Raggiunto dalla nostra redazione, il consigliere regionale ha spiegato:
“Dopo aver ricevuto alcune segnalazioni, ho scritto al Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale perché, a mio parere, un preside non può essere lasciato solo nell’affrontare una questione così delicata.
La Lega ha proposto una legge per vietare l'uso del niqab nei luoghi pubblici, non solo negli uffici. Ma la legge già esiste e risale al 1975, quando fu approvata per motivi di lotta al terrorismo. Se si vuole, si applichi quella.
Il motivo per cui ho sollevato la questione è un altro. L’uso del niqab, il velo integrale, non deve essere permesso nelle scuole non tanto per il riconoscimento, quanto per l’integrazione. La scuola, in questi processi, è un luogo fondamentale: se vogliamo integrare queste ragazze, non possiamo ignorare cosa comporta il velo. Per questo abbiamo risposto di una risposta concreta, non ideologica, da parte delle autorità scolastiche, che ci aiuti a capire come affrontare la situazione”.
La necessità di comprendere come gestire la situazione legata alla presenza di studentesse che indossano il velo integrale risponde anche all’evoluzione del fenomeno a Monfalcone dove, ricordiamo, il 25% dei cittadini residenti è di fede islamica e il 30% è straniero. Solo due anni fa, le ragazze che portavano il niqab a scuola erano due. Oggi sono cinque. Secondo Moretti,
“In questi ultimi anni, forse anche in risposta all’integralismo dell’ex sindaca Cisint, sono aumentati i casi di donne che usano il velo integrale. Non si tratta tanto di una questione religiosa, quanto di una questione di identità. Noi, nel rispetto della Costituzione, non possiamo permettere che in un luogo come la scuola si creino situazioni che ostacolino la relazione tra le persone.
Gli abitanti stranieri di Monfalcone sono destinati a rimanere. Ecco perché dobbiamo lavorare sull’integrazione e sul rispetto della dignità della donna. Non dimentichiamo che in Iran le donne sono torturate per un capello fuori dal velo".
Un’attenzione all’integrazione, quella di Moretti, che il consigliere regionale intende riportare a Monfalcone. Candidato sindaco per il Partito Democratico alle prossime elezioni amministrative, Moretti si propone come alternativa nell’era post Cisint, la sindaca leghista che negli ultimi anni ha amministrato la città con una linea dura sull’immigrazione e l’Islam. Tra le sue misure più discusse, l'ordinanza anti moschee, il divieto del burkini e del badminton, interventi simbolici di una politica fortemente restrittiva nei confronti della comunità musulmana. Una politica che, secondo Moretti, ha peggiorato il clima in città:
“A Monfalcone oggi, dopo anni di amministrazione della Cisint, si respira un’aria assolutamente negativa, specialmente nel rapporto con le comunità straniere. La città deve essere pacificata attraverso il dialogo.
L’aumento dei casi di integralismo negli ultimi anni non è un caso, e noi non possiamo permetterci un futuro così. A Monfalcone è pieno di ragazzi giovani che vestono all’occidentale: dobbiamo coltivare l’interlocuzione, non negarla.
La sindaca uscente, purtroppo, in questi anni ha raccontato una Monfalcone lontana dalla realtà. Se esiste una città in Italia dove non c’è un grave problema di ordine pubblico, quella è proprio Monfalcone. I numeri legati alle risse e allo spaccio sono molto inferiori a quelli delle altre città della regione. Alimentare la paura crea consenso, ma non è questa la strada che intendo percorrere”.