07 Feb, 2025 - 20:49

Di bullismo si muore. E non è solo retorica

Di bullismo si muore. E non è solo retorica

Leonardo, 15 anni si toglie la vita con la pistola d’ordinanza del padre. Subiva continui insulti da alcuni compagni di scuola. Larimar, anche lei 15 anni, si impicca nel giardino di casa sua. Era vittima di bullismo e revenge porn. Questi sono solo due dei casi di cronaca che nel 2024 hanno riguardato ragazzi adolescenti vittime di bullismo, due tra i tanti, perché il bullismo sta diventando un male endemico tra i giovani delle nuove generazioni, e nessuno sembra voler fare qualcosa a riguardo.
Quando poi la violenza passa dal piano materiale a quello virtuale, allora il problema diventa paradossalmente ancora più grande, perché il web riesce ad amplificare ogni singola parola e renderla grido, per poi diffonderla incontrollatamente. E a pagarne il prezzo, la maggior parte delle volte, sono quelli che non sanno come tutelarsi, perché ancora troppo giovani per avere gli strumenti utili a proteggersi.


Adolescenti smarriti e adulti fragili


La necessità di sentirsi “parte di qualcosa”, e soprattutto la paura di sentirsi emarginati, sono due elementi che influiscono direttamente sui comportamenti violenti e discriminatori che gli adolescenti mettono in atto gli uni contro gli altri. Senza una vera e propria educazione al rispetto e ai sentimenti, e senza modelli di riferimento positivi da seguire, i ragazzi si ritrovano soli di fronte ad una forma di violenza che è tanto distruttiva quanto banale.
Sentirsi "smarriti" durante l'adolescenza è un'esperienza profondamente umana, legata alla natura stessa della crescita. In questa fase delicata, è cruciale che i giovani abbiano figure di riferimento positive in grado di guidarli attraverso il caos che caratterizza questo periodo. Questi punti di riferimento devono provenire da due ambiti fondamentali: la scuola e la famiglia. Sono infatti gli adulti, con il loro ruolo educativo e di esempio, ad essere i veri responsabili del persistere del bullismo. Senza un impegno concreto da parte loro, il fenomeno continuerà a proliferare, lasciando i ragazzi soli di fronte a una violenza che potrebbe essere prevenuta, se solo qualcuno si assumesse le responsabilità di educarli e accompagnarli.


I dati sul bullismo in Europa


In Europa il suicidio è la seconda causa di morte nella fascia 15-19 anni. Il 35% dei ragazzi presenta segni di malessere psicologico importanti. Di fronte a questa situazione ci sono Paesi che mettono in campo soluzioni. Altri, come l’Italia, non fanno nulla, è quanto riporta il dottor Damiano Rizzi, fondatore e presidente della fondazione Soleterre, che si impegna per la salvaguardia e la promozione del benessere psico-fisico, sia a livello individuale che collettivo, di adulti e bambini.
Secondo i report dell’Ong “Bullismo senza frontiere” inoltre, il bullismo e il cyberbullismo sono le cause dirette di oltre 200.000 morti, per omicidio o per induzione al suicidio ogni anno. l’Italia è a 18° posto nel mondo per episodi di bullismo, con una media di circa 32600 casi all’anno. 
Se invece guardassimo ancora più a fondo, alla ricerca delle differenze tra bullismo e cyberbullismo, scopriremo che Il bullismo si configura come un fenomeno più maschile, mentre il cyberbullismo sembra colpire di più le ragazze. Questo è quanto emerge dall’indagine realizzata dall’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e OneDay. Il 70% delle ragazze intervistate dall’Osservatorio ha dichiarato di aver subito una violenza, fisica o psicologica. La percentuale sale all’83% tra chi si identifica come non binario, mentre scende al 56% tra i maschi. Le tipologie di violenza variano in base al genere, con un’eccezione: le violenze psicologiche e verbali colpiscono in modo simile tutti i gruppi. Il 71% delle femmine e delle persone in generale ha subito questo tipo di abusi, mentre per i maschi la percentuale è del 69%. Questi dati evidenziano come la violenza, in particolare quella psicologica, sia un fenomeno trasversale, ma con impatti diversi a seconda dell’identità di genere.


Nessuno è innocente


Derubricare il bullismo e il cyberbullismo a “problematiche giovanili” è semplicemente sbagliato. Questo perché nessun bambino impara da solo ad essere un bullo: i ragazzi apprendono il rispetto all’interno delle mura domestiche, e nella stragrande maggioranza dei casi adottano involontariamente il sistema di valori che apprendono dai propri genitori, e lo replicano. Questo meccanismo di imitazione e messa in atto però non include una fase di controllo e comprensione, perché gli adolescenti non hanno ancora gli strumenti cognitivi e morali necessari per comprendere se e quando gli insegnamenti che ricevono dai loro genitori sono eticamente sbagliati. Chi, in fondo, a 12 anni avrebbe mai pensato di mettere in discussione le idee dei propri genitori? E quanti invece imparano che la violenza e la prepotenza sono effettivamente delle strategie di affermazione personale, proprio attraverso le azioni e le parole dei loro parenti? 
La società odierna promuove l’individualismo e premia chi si mostra “forte” di fronte al mondo. Per un adolescente le strade diventano in definitiva solo due: conformarsi o subire, mangiare o essere mangiati. L’alternativa a questa società che ci vuole sempre in competizione e mai in aiuto l’uno dell’altro sta nell’educazione. E il compito di educare spetta in parte a tutti noi. 

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Chiara Cipolloni
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