Alla vigilia della morte di Marco Pantani, la Procura di Trento ha acquisito gli atti relativi all'indagine sulla morte del campione di ciclismo. Era il 14 febbraio del 2004 quando Marco Pantani fu trovato senza vita in un albergo di Rimini. Da allora sono passati ventuno anni e ancora molti interrogativi e lati oscuri non sono stati svelati riguardo alla sua morte. Dopo tutto questo tempo, però, il caso sulla morte di uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi potrebbe riaprirsi. La Procura di Trento ha infatti acquisito i fascicoli relativi al campione di Cesenatico.
Arriva una possibile svolta sulla morte di Marco Pantani. A poche ore dall’anniversario della morte del ciclista, avvenuta il 14 febbraio del 2001, il caso potrebbe riaprirsi. La Procura di Trento ha acquisito i fascicoli relativi alla sua scomparsa. I magistrati hanno infatti richiesto e ottenuto gli atti presenti nelle procure di Rimini, Forlì, Roma e Napoli senza però iscrivere per ora nessuno al registro degli indagati.
La spiegazione di questa richiesta da parte della Procura di Trento è che la vicenda di Pantani è iniziata il 5 giugno del 1999 quando il ciclista fu estromesso dall’edizione di quell’anno del Giro d’Italia dalla tappa di Madonna di Campiglio. Il motivo furono presunte alterazioni dei campioni ematici di Pantani durante i controlli anti-doping.
A seguito di questa decisione sono arrivate anche le parole dell'avvocato della famiglia Pantani, Fiorenzo Alessi, che non ha voluto commentare ribadendo che:
"quando un ufficio giudiziario, com'è in questo caso la procura di Trento, dimostra nei fatti di svolgere diligentemente e compiutamente la propria funzione e il proprio lavoro, la migliore forma di apprezzamento e condivisione sia un rispettoso silenzio".
Marco Pantani viene trovato senza vita la sera del 14 febbraio del 2001 in una stanza del residence “Le Rose” di Rimini. Al momento del ritrovamento, avvenuto alle 20:30, accanto al suo corpo senza vita c’erano dei psicofarmaci e residui di sostanze stupefacenti e lettere incomprensibili. Per il medico legale che aveva analizzato il corpo, Marco Pantani era deceduto, nella tarda mattinata di quel giorno, per insufficienza cardiaca, dopo aver assunto massicce dosi di medicinali e di droga. Le prime indagini portarono all'arresto e alla condanna di Fabio Miradossa e Ciro Veneruso, che avevano venduto al ciclista le dosi letali. Il primo patteggiò quattro anni e dieci mesi di carcere, il secondo tre anni e dieci mesi.
Nel 2020, su impulso della Commissione Antimafia, è stata aperta una terza indagine per l’ipotesi di omicidio volontario. In questa vicenda subito sono apparsi numerosi dubbi, che ancora oggi non sono stati svelati, è stato ipotizzato anche che fosse stato preso di mira da qualcuno e che la sua morte fosse legata al ritiro del Giro d’Italia del 1999. Tra le ipotesi anche, della Procura di Trento e di Forlì, che dietro la sua morte ci fosse un complotto ordinato dalla criminalità organizzata e da un giro di scommesse che avrebbe imposto a Pantani di non vincere quel Giro d’Italia del 1999.
Marco Pantani è considerato uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi, non solo in Italia, ma anche nel mondo. Negli anni ’90 è il simbolo del ciclismo, molti giovani appassionati iniziano a seguire questo sport proprio per lui. La sua bandana, il soprannome, il Pirata, diventa un marchio di fabbrica. Epico il 1998 quando Pantani vince nello stesso anno, a distanza di pochi mesi, il Giro d’Italia e la Vuelta (la corsa spagnola). Professionista dal 1992 al 2003, è considerato uno dei più forti scalatori di sempre, grazie ai suoi record.