Si è tenuta oggi, 20 marzo 2025, la quarta udienza del processo che vede imputati, insieme ad altri familiari, Shabbar Abbas e la moglie Nazia Shaheen per l’omicidio della figlia Saman, avvenuto a Novellara (Reggio Emilia) nella primavera del 2021. Prendendo la parola in aula, entrambi, già condannati all’ergastolo in primo grado, si sono dichiarati innocenti.
La prima a parlare è stata la madre della 18enne, Nazia, estradata in Italia dal Pakistan nell’agosto scorso. La donna, che per anni è stata ricercata, ha fornito per la prima volta, davanti ai giudici, la sua versione dei fatti.
Iniziando proprio dalla notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, quella in cui la figlia Saman fu uccisa. Stando al suo racconto, la giovane avrebbe rivelato a lei e al marito di voler tornare in comunità. Dopo essere uscita di casa insieme a loro, sarebbe poi sparita.
“Era molto buio”, ha dichiarato Nazia, spiegando di non aver notato, nelle vicinanze, né il cognato Danish Hasnain (ritenuto l’esecutore materiale del delitto e condannato a 14 anni di reclusione), né i nipoti, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq.
Sempre secondo la sua ricostruzione, avrebbe appreso della possibile morte della figlia mentre era già in Pakistan.
ha detto. "Non sono stata io ad ucciderla", ha poi aggiunto, spiegando che, se avesse visto qualcosa, sarebbe “intervenuta”. “Mi sarei battuta per lei perché sono la mamma”, ha affermato. La Procura ritiene invece che, insieme a Shabbar, abbia accompagnato Saman “a morire”.
Una telecamera di videosorveglianza riprese i tre mentre uscivano dalla loro abitazione e si dirigevano verso delle serre vicine. Lì, secondo quanto ricostruito dall’accusa, la 18enne sarebbe stata uccisa, tramite soffocamento, “per il suo desiderio di autonomia e indipendenza”.
Tornando indietro, il padre, Shabbar, avrebbe quindi portato con sé il suo zaino. Durante l'udienza, l’uomo – che a differenza della moglie aveva già partecipato al processo di primo grado - ha ora ribadito la sua innocenza.
ha dichiarato. Poi, confermando la versione di Nazia, ha spiegato che chiamò il fratello e i nipoti “per dare una lezione al fidanzato di Saman”, Saqib Ayub, pensando che quest’ultimo avrebbe portato via la figlia.
ha detto. Insieme alla moglie, partì quindi per il Paese d'origine. Diversi giorni dopo il loro arrivo, sarebbe stato lui il primo a venire a conoscenza della sparizione (e possibile morte) di Saman, tenendo all’oscuro la moglie per paura che ne soffrisse.
“Penso che siano stati loro tre”, ha detto infine riferendosi al fratello e ai nipoti.
La ricostruzione di Nazia e Shabbar cozza con quella del figlio minore, Ali, “supertestimone” del caso. Il giovane, che all’epoca dei fatti era minorenne e che ora, insieme a Saqib, è parte civile nel procedimento a carico dei parenti, ha confermato nelle scorse udienze le sue dichiarazioni, sostenendo che Saman uscì insieme ai genitori e che poi loro tornarono da soli.
Non gli chiese niente perché aveva paura. Avendo visto lo zio metterle le mani al collo. Secondo lui, la sera dell’omicidio c’erano tutti, compresi i cugini, che finora sono stati assolti. Proprio loro, insieme a Danish (che ha sempre negato di essere l’autore del fatto), si sarebbero occupati di scavare la profonda fossa in cui Saman fu seppellita e ritrovata nel novembre 2022.
Il servizio di Riccardo Porcù per il Tg3 - 13 marzo 2025.
Le dichiarazioni di Nazia Shaheen - La madre di Saman Abbas ha negato di essere coinvolta nell'omicidio della figlia, sostenendo che, la notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, la giovane avrebbe manifestato l'intenzione di tornare in comunità, e sarebbe poi sparita nella notte. Ha aggiunto che, se avesse visto qualcosa, l'avrebbe difesa.
Le accuse di Shabbar Abbas - Il padre della ragazza ha confermato la versione della moglie, spiegando che chiamò il fratello e i nipoti per "dare una lezione" al fidanzato della figlia (pensando che sarebbe passato a prenderla). Dopo aver negato di essere coinvolto nell'omicidio, ha accusato il fratello e i nipoti.
Il ruolo di Ali Heider Abbas - Il fratello di Saman, "supertestimone" del caso, ha incolpato dei fatti tutti i familiari, inclusi i cugini finora assolti, confermando nelle scorse udienze di aver visto lo zio metterle le mani al collo e i cugini con delle pale preparare la fossa in cui è stata seppellita.