09 Apr, 2025 - 17:35

Paola Del Din: biografia e vita privata della partigiana "Renata"

Paola Del Din: biografia e vita privata della partigiana "Renata"

Paola Del Din, conosciuta con il nome di battaglia "Renata", è una figura straordinaria della Resistenza italiana. E' stata la prima donna paracadutista italiana a compiere un lancio di guerra durante la Seconda Guerra Mondiale. Decorata con la Medaglia d’Oro al Valor Militare, ha dedicato la sua vita alla lotta per la libertà, all’insegnamento e alla memoria storica.

Paola Del Din: età e origini

Nata a Pieve di Cadore il 22 agosto 1923, Paola Del Din appartiene ad una famiglia profondamente legata alla tradizione militare. Suo padre, Prospero Del Din, era un generale degli Alpini, e questa educazione rigorosa ha influenzato il suo carattere e le sue scelte di vita. Cresciuta a Udine, ha frequentato il liceo classico e si è laureata in Lettere presso l’Università di Padova nel 1945.

La sua giovinezza è stata segnata dagli eventi drammatici della guerra e dalla tragica perdita del fratello Renato, comandante nella Resistenza, ucciso dai nazisti nel 1944 durante un assalto a una caserma fascista a Tolmezzo.

Biografia: dalla Resistenza alla Liberazione

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Paola si unì alla Resistenza veneta entrando nelle Brigate Osoppo, un gruppo partigiano attivo nel Friuli-Venezia Giulia. Il suo nome di battaglia, "Renata", era un omaggio al fratello Renato. Inizialmente impiegata come staffetta e informatrice, si distinse per il coraggio in missioni estremamente rischiose. Dopo la morte del fratello, decise di proseguire la sua opera patriottica con ancora maggiore determinazione.

Nel 1945, per portare documenti cruciali agli Alleati e rientrare in Friuli, frequentò un corso di paracadutismo organizzato dalle forze britanniche. Il 9 aprile dello stesso anno compì il suo storico lancio in una zona del Friuli occupata dai nazifascisti. Nonostante una frattura alla caviglia durante l’atterraggio, riuscì a completare la missione consegnando i documenti e mantenendo i contatti con le formazioni partigiane locali.

La sua attività non si fermò qui: negli ultimi giorni della guerra attraversò più volte le linee nemiche per trasmettere messaggi agli Alleati in avanzata. La sua dedizione le valse il riconoscimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare, con la motivazione che sottolineava il suo "virile ardimento" e lo spirito di sacrificio dimostrato.

Dopo la guerra: studi e carriera

Con la fine del conflitto, Paola Del Din tornò agli studi e conseguì una borsa Fulbright per frequentare l’Università della Pennsylvania negli Stati Uniti, dove ottenne un Master of Arts. Al rientro in Italia si dedicò all’insegnamento nelle scuole medie e superiori. Nel 1965 lasciò l’insegnamento per concentrarsi sulla famiglia.

Oltre alla carriera accademica, Paola ha ricoperto diversi ruoli istituzionali legati alla memoria storica e ai valori della Resistenza. È stata presidente dell’Associazione Partigiani Osoppo e della Federazione Italiana Volontari della Libertà (FIVL), oltre che presidente regionale dell’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra.

Vita privata di Paola Del Din: marito e figli

Nel 1955 Paola sposò Pietro Carnielli, professore universitario di dodici anni più grande di lei. Il loro matrimonio durò quasi cinquant’anni fino alla morte del marito. La coppia ebbe quattro figli: Anna, Vera, Paolo e Marta. La famiglia si allargò ulteriormente con quattro nipoti (Davide, Massimo, Martino e Anna) e una bisnipote di nome Sofia.

Nonostante gli impegni pubblici e istituzionali, Paola ha sempre dato grande importanza alla famiglia. Dopo aver lasciato l’insegnamento nel 1965 per dedicarsi ai figli, ha continuato a essere un punto di riferimento sia per i suoi cari sia per chiunque volesse approfondire la storia della Resistenza italiana.

Eredità morale e riconoscimenti

Paola Del Din è una delle ultime testimoni viventi della Resistenza italiana ed è considerata un simbolo del coraggio femminile durante la Seconda Guerra Mondiale. Ha sempre sostenuto l’importanza di tramandare la memoria storica alle nuove generazioni. Durante le celebrazioni del 25 aprile 2005 a Udine, nonostante alcune contestazioni politiche legate alle sue dichiarazioni sull’organizzazione Gladio, ha ribadito il valore della libertà conquistata con il sacrificio dei partigiani.

Nel corso degli anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo impegno civile e militare. Oltre alla Medaglia d’Oro al Valor Militare, è stata spesso invitata come ospite d’onore in eventi commemorativi legati alla Resistenza.

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