Stasera su Italia 1 va in onda Il richiamo della foresta, il film che racconta l’incredibile viaggio di Buck, un cane strappato alla comodità della sua casa, che si ritrova ad affrontare la dura vita nelle terre selvagge dell’Alaska.
Ma quanto c’è di vero in questa storia? Anche se il film è tratto dal celebre romanzo di Jack London, molte delle emozioni, delle sfide e dei paesaggi raccontati sono ispirati alle esperienze reali dell’autore Scopriamo i dettagli.
Prima di continuare nella lettura, guarda il trailer ufficiale:
Buck è esistito davvero? Beh, no, il Buck che conosciamo nel libro e nel film non è esistito davvero come un cane singolo con quel nome e quella precisa storia. È un personaggio inventato da Jack London.
Però la sua storia è incredibilmente simile a tante altre realmente accadute. È come se Jack London avesse raccolto mille storie vere di cani di quel periodo e le avesse fuse nel personaggio di Buck.
Lo scrittore, infatti, ci andò davvero, nello Yukon, durante la famosa Corsa all'Oro alla fine dell'Ottocento. E ha visto con i suoi occhi com'era la vita lassù: il freddo glaciale, la fatica disumana, e il ruolo fondamentale ma spesso crudele riservato ai cani da slitta. Ha visto la natura selvaggia e potente che ti chiama e che ti cambia.
E la storia di Buck riflette proprio questo. Il contesto, le sfide, il modo in cui i cani venivano trattati... è tutto molto realistico.
Molti cani, proprio come Buck all'inizio, venivano davvero strappati dalle loro case comode nel sud e portati al nord per una vita durissima, spesso senza tanti riguardi.
Certo, nel libro London ci fa entrare nella testa di Buck, gli dà pensieri quasi umani, facendoci sentire quello che prova. Ma lo fa partendo da come i cani si comportano davvero, dai loro istinti.
Quel suo risveglio dell'istinto selvaggio, quel diventare più forte e indipendente per sopravvivere... È qualcosa che London ha osservato negli animali che ha conosciuto di persona quando era lassù.
La storia di Buck è come un potente omaggio a tutti quei cani senza nome che hanno vissuto, sofferto e lottato per sopravvivere in quel periodo e in quei luoghi selvaggi.
Il regista Chris Sanders e lo sceneggiatore Michael Green sono riusciti a creare un intero film incentrato su Buck senza utilizzare un vero cane per gran parte delle riprese.
Avete letto bene: il Buck che vediamo sullo schermo, è il frutto di una combinazione tra performance umana e tecnologia digitale.
Per evitare di affidarsi unicamente a immagini create al computer, che a volte possono risultare fredde, la produzione ha ingaggiato Terry Notary.
Notary non è un attore qualsiasi: è anche stuntman ed ex ginnasta, con una straordinaria abilità nel catturare e riprodurre movimenti animali.
Sul set, Notary ha interpretato Buck in tutto e per tutto: si muoveva a quattro zampe, interagiva con gli altri attori, esprimeva le emozioni del personaggio. Indossava una speciale tuta grigia (tipica della motion capture) che permetteva poi ai tecnici degli effetti speciali di "rivestire" digitalmente la sua performance con le fattezze realistiche di un cane.
Questo modo di lavorare ha permesso anche a Omar Sy e Harrison Ford, di avere un partner di scena reale con cui interagire, e questo ha reso le loro performance molto più naturali e sentite rispetto al recitare rivolti al nulla.
Ma come hanno creato l'aspetto specifico di Buck, quel magnifico incrocio tra San Bernardo e Collie descritto nel libro? Qui entra in gioco un altro cane, questa volta in carne ed ossa.
Il team di animazione si è ispirato a un vero cane trovatello, adottato dalla moglie del regista Chris Sanders. Questo fortunato quattro zampe è diventato il modello visivo per Buck.
È stato scannerizzato digitalmente e passava molto tempo sul set, permettendo agli animatori di studiarne i movimenti, le espressioni e le posture per rendere la versione digitale di Buck il più realistica possibile, sovrapponendola poi alla performance di Terry Notary.
Il risultato finale è quindi una fusione sorprendente: la dedizione e l'abilità fisica di un attore specializzato nel dare vita a creature non umane, unite alla potenza della computer grafica, il tutto ispirato e modellato sull'aspetto e il comportamento di un vero cane.