26 May, 2025 - 08:00

Comunali 2025: la sfida dei sindaci, il crollo dell’affluenza e la politica che non arriva più alle persone

Comunali 2025: la sfida dei sindaci, il crollo dell’affluenza e la politica che non arriva più alle persone

È iniziato il primo turno delle elezioni comunali 2025, con i seggi aperti ieri domenica 25 maggio (dalle 7 alle 23) anche oggi 26 maggio (dalle 7 alle 15). Si è votato in 126 comuni, tra cui grandi città come Genova, Ravenna, Taranto e Matera. Come accaduto in altre tornate elettorali, è il dato dell'affluenza a essere analizzato per primo da politici e analisti.

Fino alle 12 di ieri si era registrata una bassa affluenza, con un calo dell'1,9% rispetto alle precedenti comunali, mentre alle 19 l'affluenza aveva raggiunto il 34%. Anche se il primo era un dato intermedio, è sempre indicativo capire perché le persone diventino sempre meno "attivabili" al voto e - considerate anche le specificità locali - cosa manchi alla politica per risultare convincente e credibile.

Due episodi si segnalano nella giornata di ieri: le minacce di morte al candidato sindaco di Ravenna Alessandro Barattoni (centrosinistra) e la breve sparizione delle schede elettorali a Scalea (Calabria): in entrambi i casi le Forze dell'Ordine hanno avviato indagini.

Le città chiave: Genova, Ravenna, Taranto e Matera

Riguardo l'affluenza, i numeri alle 12 di ieri parlavano chiaro: Genova 13,4%, Ravenna 11,9%, Taranto e Matera intorno al 13,8%. Tutti in calo rispetto al 2020. Nonostante gli appelli dei vari candidati all'esercizio del voto da parte degli aventi diritto, il dato sulla disaffezione elettorale è ulteriormente peggiorato rispetto a cinque anni fa.

Alle 19, invece, si è visto un aumento che però non ha portato l'affluenza serale a raggiungere gli stessi livelli delle precedenti elezioni. A Taranto ha votato il 32,25% (contro il 34,63% del 2022, con sezioni addirittura sotto il 20%); a Genova l'affluenza è scesa al 30,84% (dal 32,14%), mentre a Ravenna si è fermata al 28,43% (rispetto al 31,88%).

A Genova gli occhi sono puntati sulla sfida fra Pietro Piciocchi (centrodestra), vicesindaco uscente e sostenuto da sette liste, e Silvia Salis, ex olimpionica e vicepresidente del Coni, scelta da un'alleanza che va da Italia Viva al Partito Democratico, passando per Movimento 5Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra.

Nonostante gli attacchi ricevuti da Maurizio Gasparri e Antonio Tajani, Salis è stata la figura che ha tenuto insieme il "campo largo" contro il centrodestra, che ha puntato su una figura dell'amministrazione uscente per continuare i suoi progetti (soprattutto infrastrutturali).

A Taranto il centrosinistra ha scelto Pietro Bitetti, mentre Annagrazia Angolano è la candidata dei pentastellati. Diversamente da altre città, in Puglia il centrodestra si è diviso fra due candidati, quello leghista (Francesco Tacente) e quello forzista/meloniano (Luca Lazzaro). La possibilità di ballottaggio nella città pugliese è così molto alto.

Il clima nella città di Ravenna si è surriscaldato a causa delle minacce di morte che Alessandro Barattoni (centrosinistra) ha visto scritte su alcuni suoi manifesti elettorali, mentre vince la gara a chi ha candidato il politico più anziano la Lega: Alvaro Ancisi ha 85 anni e frequenta il consiglio comunale ravennate dal 1966.

Antonio Nicoletti, manager dell'Ente Parco del Pollino, è stato infine il candidato unitario del centrodestra a Matera, cosa non riuscita al centrosinistra, che ha presentato tre diversi candidati alle elezioni.

Bassa affluenza e una crisi di fiducia che va oltre il voto

A Scalea, in provincia di Cosenza, due schede elettorali e un timbro sono stati trovati fuori dai seggi, nella disponibilità di un addetto ai lavori. Le Forze dell'Ordine hanno sequestrato il materiale e avviato le indagini, mentre in provincia di Marigliano (nel napoletano) - più precisamente a Pontecitra - un candidato sindaco ha denunciato la sparizione di tre schede elettorali. 

Oltre a questi episodi di cronaca, perché l'affluenza è tanto bassa anche alle elezioni comunali? Il sindaco è la figura istituzionale più vicina ai cittadini, decidendo la gestione di servizi importanti come la viabilità, la raccolta dei rifiuti, i trasporti e così via.

Il fatto che tanti candidati abbiano optato per liste civiche e non per l'appoggio di un partito strutturato e riconoscibile è forse il segnale più chiaro che la politica viene percepita come un qualcosa di litigioso e certe volte "tossico", una fatica anche economica che spesso non viene ripagata.

Qui entrano in gioco anche i litigi fra i presunti alleati di coalizione, ripicche di un candidato nei confronti di un altro, le specificità che rendono diversa Ravenna da Genova. Manca un racconto del fare politica riconoscibile e in cui i cittadini possano specchiarsi, facendo così crescere in loro disaffezione e disinteresse.

Come e quando si vota

Nei comuni sopra i 15mila abitanti è possibile il voto disgiunto, cioè scegliere un candidato sindaco e una lista a esso non collegata. Si possono esprimere due preferenze, ma la seconda deve essere di genere diverso (pena il suo annullamento). Se nessun candidato raggiunge il 50% + 1 dei voti al primo turno, ci saranno i ballottaggi l'8 e il 9 giugno.

Come anticipato, c'è tempo fino alle 15 di oggi per votare, dopodiché si conteranno le schede valide e non per capire se dovranno esser organizzati ballottaggi o meno.

In quei due giorni ci saranno anche i referendum su cittadinanza e lavoro promossi dal centrosinistra insieme alla CGIL: il timore dei referendari è che l'eventuale seconda tornata elettorale per le comunali non sia uno stimolo sufficiente per gli elettori affinché votino anche i referendum.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Affluenza in calo ovunque: le elezioni comunali hanno registrato una forte disaffezione al voto, con affluenze in netto calo rispetto al passato (es. Genova 30,84%, Ravenna 28,43%, Taranto 32,25%). La politica locale non riesce più a coinvolgere i cittadini, nemmeno su temi vicini come rifiuti, trasporti e servizi comunali.

  • Sfide locali e tensioni: a Genova la sfida è stata tra Piciocchi (centrodestra) e Salis (campo largo); a Taranto il centrodestra si è diviso; a Ravenna tensione per le minacce al candidato Barattoni. A Matera il centrodestra si è unito, il centrosinistra no. Episodi di cronaca e disordini segnalati in Calabria e Campania.

  • Crisi della politica e frammentazione: l’aumento delle liste civiche e le spaccature tra alleati mostrano una politica percepita come litigiosa e autoreferenziale. Manca un racconto condiviso che parli davvero ai cittadini. Anche i referendum del centrosinistra (su cittadinanza e lavoro) rischiano l’astensione.

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