Cosa farà Giorgia Meloni ai Referendum dell’8 e 9 giugno? È quello che si chiedono tutti: andrà a votare, o, si asterrà come ha detto di voler fare gran parte del centrodestra?
La presidente del Consiglio non si è mai espressa riguardo le sue intenzioni, nonostante le sollecitazioni (soprattutto da parte dell’opposizione) non siano mancate. La linea di Fratelli d’Italia è stata espressa - con annesso strascico di polemiche – dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha inviato gli italiani a non andare a votare. Nessun commento, invece, da parte della premier.
Stesso invito al disimpegno anche da Forza Italia e Lega. Gli unici della coalizione di maggioranza a non aver invitato all’astensione sono stati gli esponenti di Noi Moderati, che hanno chiarito che andranno a votare per votare cinque 'no'.
Il tema è, come sempre, quello del raggiungimento del quorum necessario per la validità della competizione referendaria, che richiede un'affluenza superiore al 50%. L’invito del centrodestra a non andare a votare per far fallire i referendum, tuttavia, si intreccia a un tema delicato per la democrazia: l’alto tasso di astensionismo elettorale.
Tra poche ore, si chiuderanno le urne del primo turno delle Elezioni Amministrative 2025 caratterizzate da una scarsa e preoccupante affluenza ai seggi.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha scelto di non prendere pubblicamente posizione. Non ha mai chiarito se andrà a votare o meno l’8 e il 9 giugno per i cinque referendum abrogativi.
La posizione del centrodestra è per il ‘no’ a tutti e cinque i quesiti (i quattro sul lavoro della Cgil e quello sulla cittadinanza italiana di +Europa), ma Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia hanno scelto la strada dell’invito all’astensione, con l’obiettivo di far fallire la consultazione per mancato raggiungimento del quorum. I referendum abrogativi, infatti, per essere validi devono raggiungere un’affluenza superiore al 50% degli aventi diritto.
La posizione ufficiale di Fratelli d’Italia è quella dell’astensione, e quindi si potrebbe desumere che anche la premier alla fine deciderà di non recarsi alle urne, ma, da lei non sono arrivate né smentite, né conferme. Mancano ancora due settimane e potrebbe farlo nei prossimo giorni.
Ieri il capogruppo del PD in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, aveva denunciato il silenzio di Meloni chiedendo pubblicamente che si esprimesse.
Cara Giorgia, mancano 15 giorni al voto sui #referendum2025 contro la precarietà e per la cittadinanza. Ci dici se vai a votare? pic.twitter.com/nZagY0iAYb
— Arturo Scotto (@Arturo_Scotto) May 25, 2025
Tra poche ore si chiuderanno le urne per il primo turno delle Elezioni Amministrative 2025 in 117 comuni, di cui tre capoluoghi di provincia e uno di regione. In alcuni si potrebbe dover andare ai ballottaggi per eleggere i nuovi sindaci. Il secondo turno delle amministrative si terrà l’8 e il 9 giugno, in concomitanza con i cinque referendum abrogativi.
Una coincidenza di date che rischia di creare un corto circuito comunicativo nel centrodestra, che deve mobilitare gli elettori per le comunali ma allo stesso tempo dissuaderli dal votare ai referendum, con il rischio di una disaffezione generale alle urne. Andare a votare, ma contemporaneamente astenersi sui quesiti referendari.
La sfida del centrodestra, nelle prossime due settimane, quindi sarà quella di cercare di portare quante più persone alle urne, ma allo stesso tempo persuaderle a non ‘ritirare’ le schede per i referendum, sperando di non ottenere l'effetto contrario.
Il rischio? Che gli elettori meno attenti, potrebbero accogliere l’appello al non voto dei propri partiti di riferimento e andare al mare l’8 e il 9 giugno, consegnando un vantaggio ai candidati di centrosinistra, i cui elettori invece si recheranno ai seggi per votare a entrambe le competizioni elettorali.