Il più bello dei romanzi calcistici, la più bella delle salvezze: ieri sera all'Olimpico in palio c'era un'intera stagione, sia sponda Lazio che sponda Lecce: i padroni di casa in novanta minuti avrebbero potuto ottenere tutto o niente, la Champions League o nessun accesso all'Europa.
I salentini cercavano, invece, una salvezza che sembrava destinata a non arrivare più, tenuta a galla soltanto dal successo che era arrivato contro il Torino nella penultima gara di campionato. Ma fare risultato all'Olimpico restava un'impresa ardua per i giallorossi, che dovevano strizzare l'occhio anche alle gare di Empoli e Venezia.
In particolare i toscani avevano i favori del pronostico, dovendo affrontare in casa il Verona, molto più vicino alla salvezza rispetto alle altre pretendenti: il destino per l'ultimo slot (il 17° posto) sembrava già scritto, e invece il calcio insegna che i 90 minuti sul rettangolo di gioco non sono, e non saranno mai, scontati. Perché, dunque, il Lecce ha scritto la storia ieri contro la Lazio?
Il discorso è semplice: sin dalla sua nascita, datata 1908, il club salentino non aveva mai ottenuto tre salvezze consecutive. Nemmeno ai tempi di Carlo Mazzone, di Delio Rossi o di Zeman i giallorossi erano riusciti a ottenere questo tanto agognato obiettivo. Una maledizione che sembrava potesse, o dovesse, ripetersi anche quest'anno, soprattutto perché il destino sembrava mettersi di traverso.
Ebbene, ieri questo obiettivo è arrivato, e lo ha fatto nel modo più incredibile, con una partita vinta all'Olimpico contro una Lazio che si giocava tutto. Marco Giampaolo ha portato in campo una squadra che, contro ogni aspettativa, ha dominato i biancocelesti per tutto il primo tempo, per poi tirare il freno a mano dopo l'espulsione di Santiago Pierotti al termine del primo tempo.
Un match che suona d'impresa, proprio perché i salentini hanno resistito per ben 45 minuti, in 10 uomini, all'assalto della Lazio.
All’Olimpico va in scena non solo la storica salvezza del Lecce, ma anche l’ultima delusione stagionale per la Lazio: i giallorossi passano con Coulibaly al 43’, abile a sfruttare un errore difensivo laziale e a battere Mandas con freddezza: è il suo primo gol stagionale. Il Lecce resta poi in dieci per l’espulsione di Pierotti (doppio giallo), ma la Lazio, lenta e senza idee, non riesce mai davvero a impensierire Falcone.
Anche il momentaneo vantaggio del Venezia a Torino non scuote la squadra di Baroni, apparso in tribuna per squalifica. I biancocelesti chiudono così al settimo posto, superati anche dalla Fiorentina e fuori dalle coppe europee per la prima volta dal 2015-16. Un epilogo amaro che potrebbe portare a una profonda riflessione interna su staff tecnico e rosa.
Con questa vittoria pesantissima, il Lecce scrive una pagina storica della propria storia: per la prima volta giocherà in Serie A per quattro stagioni consecutive. I tre punti conquistati all’Olimpico condannano infatti Empoli e Venezia alla retrocessione in Serie B. Decisiva, in tal senso, è stata anche la sconfitta casalinga dei toscani contro il Verona per 1-2, in una gara in cui gli uomini di Nicola si sono spenti proprio nel momento decisivo.
Il Venezia, pur autore di un buon primo tempo contro la Juventus, ha poi ceduto alla distanza contro la squadra di Tudor. Ne approfitta dunque il Lecce, che chiude con merito una stagione sofferta ma premiata dalla continuità e dal lavoro di gruppo. A fine partita è esplosa la festa, con i tifosi salentini arrivati nella Capitale a celebrare una salvezza storica e l’ennesimo passo avanti del progetto giallorosso.