26 May, 2025 - 19:14

Delitto di Garlasco, tra impronta 33 e impronta femminile, la difesa di Stasi: "Ecco cosa non torna"

Delitto di Garlasco, tra impronta 33 e impronta femminile, la difesa di Stasi: "Ecco cosa non torna"

Proseguono serrate, tra colpi di scena e "nuove piste", le indagini sul delitto di Garlasco, che vedono indagato per omicidio in concorso con ignoti o con Stasi il 37enne Andrea Sempio - amico di lunga data del fratello di Chiara Poggi - già prosciolto due volte.

Due gli elementi al centro dell'attenzione: la traccia biologica rinvenuta sulle unghie della vittima - ora oggetto di accertamenti in sede di incidente probatorio -; e delle impronte, tra cui la cosiddetta "impronta 33", repertata sulla scena del crimine nel 2007 e recentemente attribuita dalla Procura proprio a Sempio.

Ne abbiamo parlato con l'avvocata Giada Bocellari, che insieme al collega Antonio De Rensis difende da anni Alberto Stasi, unico condannato in via definitiva per l'omicidio, ma sempre proclamatosi innocente. Ecco le cose che, secondo lei, non tornano. 

Garlasco e la questione dell'impronta "33" attribuita a Sempio

L'"impronta 33" era stata trovata dagli esperti del Ris sul muro delle scale che conducono alla cantina dei Poggi grazie all'uso di una sostanza chiamata "ninidrina". Inizialmente considerata "non utile", è stata recentemente rianalizzata dai consulenti della Procura che, "per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche", l'hanno attribuita al "palmo destro di Adrea Sempio". 

Una foto di Andrea Sempio, attualmente indagato in concorso per l'omicidio di Chiara Poggi. 

Secondo l'avvocata Bocellari, "si tratta di un elemento particolarmente significativo già solo perché è stata l'unica impronta repertata tramite la rimozione dell'intonaco e l'unica su cui furono fatti accertamenti biologici nel 2007. Inoltre, si trovava in una posizione particolare, a un'altezza considerevole, e la sua fisionomia fa pensare che la pressione esercitata dalla mano sia stata tutt'altro che superficiale".

Non un semplice contatto, dunque, come ipotizza l'indagato, che in alcune interviste ha dichiarato di aver "frequentato" praticamente tutti gli ambienti dell'abitazione di via Pascoli, esclusa la camera da letto dei genitori dell'amico. Una versione che cozza con quella riportata nei verbali: all'inizio, sia lui che Marco Poggi raccontarono di aver usato, al massimo, la saletta della tv al piano terra o la camera di Chiara, dove si trovava il pc.

Sul punto sono in corso ulteriori accertamenti. Gli stessi avvocati di Stasi fanno sapere - senza esplicitare i termini - che depositeranno "una consulenza con brevi considerazioni tecniche". Tra i quesiti a cui rispondere c'è quello relativo all'eventuale presenza di sangue nell'impronta. Prima, però, bisognerà capire se la parte d'intonaco grattata dal muro sia ancora in archivio: alcune fonti riportano che sarebbe sparita. "Non mi risulta", ha commentato Bocellari.

La difesa di Alberto Stasi sulla presunta "impronta femminile"

La legale ha poi smentito l'esistenza di una presunta "impronta femminile" sulla scena del crimine. "O me la sono persa oppure forse non esiste", ha dichiarato a Tag24, anche se, come emerge da più fonti, sarebbe stato proprio il collega, De Rensis, a parlarne, riflettendo sulla necessità di una "rilettura scientifica di tutti i reperti a disposizione".

Sulle varie piste, tra cui quella del "sicario" dell'avvocato Lovati

Una verità processuale sul delitto - come la famiglia Poggi non ha mancato di far notare - esiste già e vuole che il colpevole sia Stasi. In molti, però, ritengono che si tratti di una "verità di comodo". Lo stesso Massimo Lovati, difensore di Sempio, si è più volte espresso in favore del condannato.

Secondo lui, Chiara sarebbe stata uccisa da un sicario, forse dopo aver scoperto un indicibile segreto legato alla Chiesa. Una teoria che, in una delle sue ultime interviste pubbliche, ha collegato a "un sogno" che ha fatto. Interrogata al riguardo, Bocellari non si è sbottonata.

"Per me esiste solo ciò che può essere dimostrato", ha detto. "Tutto ciò che risulterà fondato lo considereremo, il resto non ha valore, con tutto il rispetto per il collega e per la sua teoria". "Gli unici due dati certi che ad oggi abbiamo - ha aggiunto - riguardano l'indagato: il Dna e l'impronta palmare".

"Su tutto il resto sta lavorando la Procura, cosa abbia in mano lo sapremo a tempo debito". "Il problema - ha concluso - è che c'è attesa e che tutti si sentono legittimati a dire la qualunque. Ciò danneggia le indagini, facendo passare il messaggio - sbagliato - che la Procura stia agendo in modo confuso".

Alberto Stasi in aula, di spalle, durante la lettura della sentenza che lo ha condannato per il delitto.

"In realtà sta facendo il suo lavoro; è tutto il resto - il rumore di fondo - ad essere inopportuno. Lo abbiamo sperimentato all'epoca con Stasi, non ripetiamo lo stesso errore con altri. È una vicenda drammatica e l'unica cosa che dovremmo avere a cuore è la verità sostanziale".

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