27 May, 2025 - 16:43

Garlasco, la ricostruzione che potrebbe scagionare Alberto Stasi: “Il killer non si lavò le mani”

Garlasco, la ricostruzione che potrebbe scagionare Alberto Stasi: “Il killer non si lavò le mani”

Il killer di Chiara Poggi? Non si lavò le mani e non ripulì il bagno al piano terra della villetta dalle macchie di sangue. Dettagli clamorosi che emergono dalla ricostruzione "alternativa" del delitto della 26enne, uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco, su cui ora si concentrano i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano e la Procura di Pavia.

Nel fascicolo su Andrea Sempio, il cui DNA sarebbe stato trovato sotto le unghie della vittima, viene ipotizzato uno scenario molto diverso da quello descritto nella sentenza d’Appello bis – poi confermata in Cassazione – che portò alla condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di carcere.

La ricostruzione alternativa del delitto di Garlasco: cade una prova contro Stasi

Tra le prove contro Alberto Stasi, indicate nella sentenza, ci sono anche "due impronte" rinvenute sul dispenser del sapone in bagno. Secondo i giudici, l'aggressore di Chiara lo utilizzò "sicuramente" per lavarsi le mani dopo averla brutalmente uccisa.

La posizione di queste impronte e "la non commistione" con il DNA della vittima dimostravano, inoltre, che l'assassino aveva maneggiato il dispenser per lavarlo e ripulire il lavabo dalle macchie di sangue.

La nuova ricostruzione, però, ribalta quanto finora sostenuto, riporta l'Ansa. È vero, sottolineano gli investigatori, che i RIS di Parma trovarono il lavandino senza tracce ematiche. Ma non sarebbe stato il killer a ripulirlo. Anzi, appare "impossibile" che l'abbia fatto. 

La spiegazione è semplice: oltre alle due impronte di Stasi, furono rinvenute anche "numerose impronte papillari sovrapposte" che, nel caso il dispenser fosse stato lavato, sarebbero state eliminate.

Fu trovato anche il DNA di Chiara e della madre: altro dettaglio che dimostrerebbe come non venne affatto ripulito. 

I quattro capelli neri nel lavandino mai analizzati

C'è poi un altro elemento, già emerso nelle scorse settimane, che confermerebbe ulteriormente questa tesi. Una fotografia, scattata durante i primi sopralluoghi della Scientifica, mostrava quattro lunghi capelli neri accanto allo scarico: non vennero mai repertati.

Se davvero il lavandino fosse stato pulito dal killer, quei capelli sarebbero stati portati via dall'acqua, insieme al sangue. Invece erano ancora lì.

In questa ricostruzione alternativa del delitto, gli investigatori aggiungono anche la famosa "impronta 10", trovata accanto alla porta d'ingresso della villetta, che l'assassino potrebbe aver lasciato durante la fuga.

La consulenza tecnica dei pm ha già escluso che sia riconducibile a Stasi, a Sempio o ai familiari di Chiara. Un omicidio commesso da più persone? A questo punto non è escluso.

L'impronta 33 e la "rilettura scientifica dei reperti"

Ulteriori analisi verranno svolte sull'impronta 33, trovata dagli esperti del Ris sul muro delle scale della villetta dei Poggi, non distante dal cadavere, e attribuita ad Andrea Sempio. Come riferito a TAG24 dall'avvocata Giada Bocellari, della difesa di Alberto Stasi, il reperto non sarebbe sparito dagli archivi, contrariamente a quanto riferito da alcune fonti nei giorni scorsi. 

Intanto il collega Antonio De Rensis ha anticipato l'intenzione di avvalersi delle nuove tecnologie per una "rivisitazione" scientifica di tutti gli elementi disponibili, comprese le impronte,  sempre nell'ottica di dimostrare l'estraneità al delitto del proprio assistito. Il 41enne ha ormai quasi finito di scontare la sua condanna, ma si è sempre proclamato innocente.

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