Il caso del delitto di Garlasco, che ha sconvolto l’Italia quasi vent’anni fa con l’omicidio di Chiara Poggi, torna al centro dell’attenzione grazie a una svolta clamorosa svelata dalla trasmissione televisiva "Le Iene".
Dopo aver mantenuto l’anonimato per anni, il cosiddetto “supertestimone” ha deciso di mostrarsi in volto e rilasciare nuove dichiarazioni inedite che potrebbero rivoluzionare le indagini e riaprire il caso.
Nella puntata di stasera, 27 maggio 2025, il supertestimone ha mostrato il suo volto e svelato il suo nome.
Il testimone, fino ad oggi conosciuto solo con il nome di fantasia “Carlo”, è una figura chiave che ha fornito elementi finora inediti e importanti per la ricostruzione dei fatti. La sua testimonianza è stata raccolta da Le Iene grazie al lavoro dei giornalisti Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese, che hanno seguito da vicino il caso.
“Carlo” ha raccontato di aver ricevuto una confidenza da una donna di Tromello, ormai deceduta, che abitava vicino alla casa della nonna materna delle gemelle Paola e Stefania Cappa, cugine della vittima. Secondo la testimonianza, il giorno dell’omicidio, Stefania Cappa era stata vista in forte agitazione mentre entrava nella vecchia casa della nonna con un grosso borsone, per poi gettare qualcosa di pesante in un vicino canale. Questo episodio aveva colpito molto la donna che lo riferì a “Carlo”, sottolineando che le gemelle non erano mai state viste in quella zona prima di allora.
Il supertestimone ha spiegato di aver voluto raccontare tutto già tempo fa, ma di essere stato minacciato da figure influenti di Garlasco affinché mantenesse il silenzio. Solo dopo la scomparsa di alcune di queste persone si è sentito finalmente libero di uscire dall’ombra e di mostrarsi in televisione per la prima volta, deciso a rivelare tutta la verità.
Le sue rivelazioni hanno già avuto un impatto significativo: i carabinieri hanno acquisito le sue dichiarazioni e hanno effettuato una perquisizione in un canale indicato proprio dal testimone, recuperando alcuni oggetti ma non l’arma del delitto, il martello scomparso dalla villetta di via Pascoli dove fu uccisa Chiara Poggi.
“Carlo” ha inoltre riferito di aver tentato di fornire queste informazioni ai legali della famiglia Poggi, ma senza successo, perché l’indagine era già concentrata su Alberto Stasi, condannato per l’omicidio. Secondo lui, non c’era volontà di ascoltare altre piste, e questa chiusura avrebbe impedito di approfondire elementi che avrebbero potuto essere decisivi.