03 Jun, 2025 - 16:30

Maledizione Champions: il 3 giugno del 2017 la Juventus perdeva in finale contro il Real Madrid

Maledizione Champions: il 3 giugno del 2017 la Juventus perdeva in finale contro il Real Madrid

Negli ultimi dieci anni, le squadre italiane hanno raggiunto la finale di Champions League in ben quattro occasioni, ma ogni volta il sogno si è infranto a un passo dalla gloria. Juventus 2015, Juventus 2017, Inter 2023 e Inter 2025: quattro finali, quattro sconfitte. Un trend preoccupante, che sembra assumere i contorni di una vera e propria maledizione per il calcio italiano.

La finale di Berlino nel 2015 e quella di Istanbul nel 2023 hanno lasciato l’amaro in bocca, ma il 3 giugno 2017, a Cardiff, la Juventus di Massimiliano Allegri ha vissuto una delle serate più dolorose della sua storia recente, cadendo pesantemente sotto i colpi del Real Madrid di Zidane per 1-4. Una sfida che, per come si era messa nel primo tempo, sembrava potesse avere un esito diverso, e che invece si trasformò in un crollo verticale nella ripresa.

Juventus-Real Madrid 1-4: da finale di Champions a incubo

La finale del Millennium Stadium di Cardiff si apre con una Juventus aggressiva e ben organizzata. Dopo dodici minuti Pjanić impegna severamente Keylor Navas, ma al 20° un malinteso tra Dybala e Dani Alves innesca il contropiede madrileno: Ronaldo innesca Carvajal e poi finalizza con precisione, complice una deviazione di Bonucci.

I bianconeri reagiscono prontamente e trovano il pareggio sette minuti dopo con uno splendido gol in acrobazia di Mandžukić, su assist di Higuaín. Il primo tempo si chiude sull’1-1 e con sensazioni positive per la squadra di Allegri. Ma nella ripresa il Real Madrid prende il sopravvento e la Juventus crolla: al 61° Casemiro porta in vantaggio i suoi con un tiro deviato da Khedira, e tre minuti dopo Ronaldo firma la doppietta su assist di Modrić, mettendo fine alle speranze juventine.

I cambi di Allegri non sortiscono effetti: Cuadrado, subentrato, viene espulso per doppia ammonizione (con un Ramos protagonista di una sceneggiata), e nel recupero Asensio chiude il match sul 4-1. Un epilogo amaro per una squadra che sembrava avere tutte le carte in regola per vincere.

Il cammino perfetto della Juventus fino alla finale: fermata solo dal Real

Il percorso della Juventus verso Cardiff era stato quasi impeccabile. Inserita nel gruppo H come testa di serie, aveva dominato il girone con 14 punti, davanti a Siviglia, Lione e Dinamo Zagabria, subendo appena due reti. Agli ottavi, i bianconeri superarono senza grandi difficoltà il Porto (3-0 complessivo), prima di affrontare e battere il Barcellona ai quarti in una doppia sfida che profumava di rivincita: 3-0 all’andata allo Stadium e 0-0 al Camp Nou.

In semifinale, un’altra grande prestazione contro il Monaco: vittoria 2-0 a Montecarlo e 2-1 in casa. Allegri aveva costruito una squadra solida, capace di difendere con ordine e ripartire con efficacia, grazie alla classe di Dybala, Higuaín e Dani Alves. Per la finale, il tecnico toscano scelse la formazione tipo, arretrando Dani Alves nel 4-2-3-1 e inserendo Barzagli, mentre Zidane confermò Isco al posto di Bale. Tutto sembrava pronto per il grande colpo, ma il secondo tempo di Cardiff ha raccontato un'altra storia.

Una ferita ancora aperta per il calcio italiano

La finale di Cardiff 2017 rimane uno dei momenti più frustranti della storia recente del calcio italiano, non solo per la Juventus, ma per un intero movimento che faticava – e fatica tuttora – a tornare grande in Europa. Quella sconfitta, così netta nel punteggio e nei contenuti, ha lasciato il segno su una generazione di tifosi juventini e ha alimentato la narrativa di una squadra forte ma sempre perdente nelle finali (sette sconfitte su nove disputate in Champions League).

La caduta del 2017 ha segnato l’ultima vera grande occasione di una Juventus costruita per vincere tutto, ma incapace di superare il gradino finale. A distanza di anni, e dopo le successive delusioni dell’Inter, la finale di Cardiff rappresenta ancora un punto di riferimento negativo quando si parla di ambizioni europee italiane. Serve molto di più per tornare a vincere: non solo talento, ma anche mentalità, forza psicologica e, forse, un po’ di fortuna. Per ora, l’incubo delle finali perse continua.

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