Netflix ha rilasciato il primo teaser trailer di "Frankenstein" di Guillermo del Toro, e la reazione del pubblico è stata... prevedibilmente imprevedibile. Alcuni lo definiscono già un capolavoro visivo - come poteva essere altrimenti con il padre de "Il Labirinto del Fauno?". Altri - con la solita aria da cinefili indignati - si sono messi a strillare contro l'unico vero mostro in questa storia: la distribuzione in streaming.
Sì, perché nel paradosso ormai chiamato "effetto Road House" - per citare Doug Liman -, Netflix si ritrova di nuovo in una situazione lose-lose: se il film è brutto, è Netflix. Se il film è bello, "perché non è al cinema?". Insomma, "damned if you do, damned if you don't". E quando c'è di mezzo Guillermo del Toro, la cosa si amplifica come una scarica di elettricità su un tavolo operatorio vittoriano.
Intanto le prime immagini della pellicola hanno raggiunto in soli due giorni oltre 4 milioni e mezzo di visualizzazioni. Questo il teaser trailer tanto discusso:
Del Toro lo aveva promesso: avrebbe fatto il suo "Frankenstein" solo se fosse riuscito a renderlo "definitivo". Il film, in arrivo su Netflix a novembre, vede Oscar Isaac nei panni del dottor Victor Frankenstein, mentre la star del momento, Jacob Elordi, come la creatura e Mia Goth nella parte della (sfortunata?) fidanzata.
Già dal teaser si intravedono gli ingredienti tipici del regista: atmosfere gotiche, paesaggi glaciali, occhi pieni di dolore, e una regia che sembra dire "altro che CGI da discount, qui si fa arte".
Il trailer è un biglietto da visita sontuoso: colori cupi ma raffinati, set da manuale di cinema, e un senso di tragedia romantica che trasuda da ogni frame. Un adattamento - l'ennesimo - del romanzo di Mary Shelley con il cuore a pezzi e il cervello acceso - proprio come il mostro, del resto.
E nonostante, ormai, esistano un quantitativo spropositato di adattamenti del celebre romanzo, Del Toro ha dichiarato di voler includere nel film elementi spesso ignorati nelle versioni precedenti, come la cornice ambientata al Polo Nord. Niente più scorci rapidi tra i fulmini: qui si torna al testo originale. Anzi, più precisamente, al "testo originale come se fosse la Bibbia personale di Del Toro" - parola sua.
D'altronde, proprio il regista premio Oscar per "La Forma dell'Acqua" è un fervente appassionato della storia e si sa, quando si è appassionati, quel qualcosa diventa più che sacro:
Queste le sue parole riportate dal The Hollywood Reporter.
Ecco la parte divertente: il web è impazzito, ma non solo per l'hype. I commenti su YouTube sembrano una petizione collettiva per strappare il film dalle grinfie di Netflix e catapultarlo in sala:
E ancora:
Oppure:
E il tono è più da veglia funebre che da festa per un trailer. C'è anche chi, in modo più diplomatico (ma non troppo), ringrazia Netflix per aver dato una chance al regista, pur sottintendendo: "...ma dai, almeno un multisala?". È una di quelle situazioni in cui il pubblico sembra dimenticare che nessuno - letteralmente nessuno - voleva produrre questo progetto. Nessuno tranne, sorpresa sorpresa, proprio Netflix.
Del Toro stesso ha ammesso che sogna questo film dal 2007 e che ha dovuto lottare per vederlo realizzato. Il film è un’'ossessione di lunga data, un progetto che considerava "il vertice” della sua carriera". Ma si sa: realizzare il sogno può significare anche seppellirlo: "Una volta che l’hai fatto, non puoi più sognarlo", ha detto il regista. Touché.
Ma allora perché, con un regista Premio Oscar e un cast stellare, "Frankenstein" non esce nelle sale in grande stile? La risposta è più cinica di quanto vorremmo: il botteghino ha memoria corta, e "Nightmare Alley", il precedente film di Del Toro, è stato uno dei più grandi flop del 2021 (nonostante una candidatura all’Oscar). Aggiungiamo la "fatica da Frankenstein" (sono almeno 200 gli adattamenti registrati, uno ogni 9 mesi da quando Mary Shelley ha scritto il romanzo?) e il gioco è fatto.
Eppure, dopo il successo a sorpresa di "Nosferatu" di Robert Eggers, "Frankenstein" comincia a sembrare proprio quel tipo di film gotico di qualità che potrebbe attrarre sia i fan del genere che gli amanti del cinema d'autore. Quelli che ancora si ostinano a dire "io vado solo in sala", ma intanto guardano "Stranger Things" sul divano con il cellulare acceso.
Netflix, per amor di forma (e per l'eleggibilità agli Oscar), proietterà il film in sala in qualche modo. Probabilmente in selezionatissimi festival, o magari in qualche sala d'essai, con biglietti introvabili e popcorn gourmet da 9 euro. Non proprio la grande uscita mondiale che molti sperano, ma tecnicamente: missione compiuta.
Intanto, è curioso notare che Netflix aveva in mano anche "The Bride" di Maggie Gyllenhaal (remake de "La moglie di Frankenstein")... ma ha ceduto il progetto alla Warner Bros, che invece lo porterà al cinema nel 2026. Ironia? Strategia? Karma? Chissà.