Tragico epilogo per Stefano Pegoraro, scomparso da Arzignano, in provincia di Vicenza, il 26 maggio 2025.
Il trentenne si era allontanato lo scorso lunedì e non aveva più fornito notizie ai familiari, alimentando la crescente preoccupazione di tutti i suoi cari.
I parenti ne avevano denunciato la sparizione alle autorità competenti e, sin da subito, erano state attivate le prime ricerche sul campo.
A distanza di sei giorni, il ragazzo è stato ritrovato privo di vita, con sommo dispiacere della comunità locale e dell’intera famiglia.
Le spoglie mortali di Stefano Pegoraro sono state rinvenute dopo un’intensa attività di ricerca da parte delle squadre impegnate sul territorio.
Le operazioni erano partite nei pressi del Rifugio Campogrosso, mentre alcuni oggetti personali del trentenne erano stati individuati nella zona denominata "Le Due Sorelle".
Il corpo del giovane è stato ritrovato in un canale, insieme ad altri suoi effetti personali.
Sarà ora compito del medico legale stabilire con certezza le cause del decesso, ma una cosa è certa: una giovane vita si è spenta troppo presto.
Secondo quanto emerso dagli ultimi aggiornamenti, Stefano Pegoraro aveva parcheggiato la sua automobile – di cui non era stato reso noto il modello – nei pressi del Rifugio Campogrosso.
Le ricerche si erano concentrate proprio in quella zona, particolarmente amata dagli escursionisti, tra sentieri immersi nella natura e percorsi di trekking.
Sul posto avevano operato circa quaranta persone tra soccorritori della XI Delegazione Prealpi Venete del Soccorso Alpino, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Carabinieri forestali.
Nei giorni successivi alla scomparsa, sui social era stata diffusa una scheda dettagliata con l’identikit e i segni particolari di Stefano Pegoraro, nella speranza di favorire eventuali avvistamenti.
Il giovane era alto un metro e settantatré, di corporatura media, con un peso stimato attorno agli ottanta chili.
Al momento dell’allontanamento indossava una t-shirt scura, jeans – o in alternativa pantaloni neri – un giubbotto di pelle nera e un paio di anfibi.
Portava gli occhiali da vista, aveva orecchini d’oro e diversi tatuaggi visibili sia sulle braccia che sulle gambe.
Quando una persona scompare, ogni minuto può fare la differenza.
In questi casi, oltre ad allertare immediatamente le forze dell’ordine, è fondamentale rivolgersi anche a chi, da anni, opera sul territorio con dedizione e competenza.
Tra le realtà più attive in Italia ci sono il Comitato Scientifico Ricerca Scomparsi OdV e Penelope Italia OdV, due associazioni che offrono un supporto immediato e concreto ai familiari colpiti da queste tragedie.
Il loro contributo si è dimostrato prezioso in numerosi casi, sia per accelerare le operazioni di ricerca che per scongiurare eventuali situazioni di pericolo. In stretta collaborazione con le autorità, hanno contribuito alla risoluzione di molte sparizioni sul territorio nazionale.
Per segnalazioni, richieste di aiuto o semplici informazioni, è possibile contattare rispettivamente il +39 388 189 4493 e +39 379 284 9515.
In caso di emergenza resta sempre attivo il numero unico europeo 112
Entrambe le organizzazioni operano 24 ore su 24, 7 giorni su 7, mettendo in campo professionisti, volontari, psicologi, legali e investigatori che affiancano le famiglie in ogni fase: dalla denuncia fino, si spera, al ritrovamento.