04 Jun, 2025 - 10:52

Satanismo, pedofilia e servizi deviati: le teorie del complotto sul caso Garlasco

Satanismo, pedofilia e servizi deviati: le teorie del complotto sul caso Garlasco

Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, il caso Garlasco resta uno dei gialli più discussi e controversi della cronaca nera italiana. Nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi, l’ex fidanzato della vittima, la vicenda continua a generare sospetti, piste alternative e soprattutto teorie del complotto che chiamano in causa satanismo, pedofilia e presunti servizi deviati. In prima linea nel rilanciare queste ipotesi ci sono gli avvocati Massimo Lovati e Giada Bocellari, protagonisti di dichiarazioni che hanno contribuito a mantenere vivo il dibattito pubblico e mediatico.

Garlasco e il Santuario della Bozzola: epicentro di misteri

Uno dei fulcri delle teorie alternative è il Santuario della Madonna della Bozzola, alle porte di Garlasco. Qui, secondo quanto sostenuto dall’avvocato Massimo Lovati, si sarebbero svolti regolarmente esorcismi e sarebbero emersi casi di abusi sessuali e pedofilia. Lovati, difensore di Andrea Sempio (oggi indagato nelle nuove indagini), ha dichiarato che “ogni mercoledì si facevano esorcismi” e che “poi emersero fatti di pedofilia”, riferendosi a un procedimento penale che nel 2018 portò a due condanne per estorsione a sfondo sessuale ai danni dell’ex rettore del santuario e di altri religiosi. Tuttavia, questi fatti sono successivi di sette anni rispetto all’omicidio di Chiara Poggi e non risultano collegati direttamente al delitto.

Secondo Lovati, Chiara Poggi sarebbe stata “un personaggio scomodo” che avrebbe scoperto un “segreto” legato a questi abusi e sarebbe stata uccisa per impedirle di parlare. Il legale ipotizza che la ragazza sia stata vittima di un sicario, esecutore di una volontà criminale più ampia, e che né Stasi né Sempio siano coinvolti direttamente nell’omicidio.

La pista satanista e i suicidi misteriosi

Non meno suggestiva è la pista satanista, che ha trovato eco nelle dichiarazioni dell’avvocata Giada Bocellari, storica difensora di Stasi. Nel 2017, Bocellari denunciò ai carabinieri di Milano una serie di minacce e pedinamenti, riferendo di aver ricevuto messaggi che la mettevano in guardia dal “terreno pericoloso dove ci sono persone legate al satanismo”. Pur non credendo personalmente a questa ipotesi, Bocellari segnalò anche una serie di suicidi avvenuti tra il 2011 e il 2016 nella zona di Garlasco, coinvolgendo amici di Sempio e altri giovani, ma sottolineò come non vi fosse alcun elemento concreto che collegasse questi eventi al delitto Poggi.

Queste piste, secondo Bocellari, finiscono per alimentare un “rumore di fondo” che danneggia le indagini e confonde l’opinione pubblica, creando un clima di sospetto permanente e rendendo più difficile l’accertamento della verità processuale.

Pedofilia e la “chiavetta USB” di Chiara Poggi

Un altro elemento che ha alimentato le teorie complottiste riguarda la cosiddetta “chiavetta USB” di Chiara Poggi. Secondo alcune ricostruzioni, la giovane avrebbe effettuato ricerche su casi di pedofilia e abusi sessuali, forse nell’ambito di una sua personale indagine. Questa pista si è intrecciata con le voci su presunti festini a luci rosse e materiale compromettente, ma non sono mai emerse prove che colleghino queste ricerche direttamente all’omicidio.

In passato, si era anche ipotizzato che Chiara avesse scoperto materiale pedopornografico nel computer di Stasi, ma questa pista è stata smentita dagli inquirenti e non ha trovato riscontro nei processi.

Servizi deviati, mandanti e “macchinazioni”

Lovati ha più volte parlato di una “organizzazione criminale” alle spalle dell’omicidio, arrivando a ipotizzare che Stasi stesso sia stato “imbeccato” o costretto a coprire qualcuno più potente. In alcune dichiarazioni, il legale ha paventato l’esistenza di mandanti e di una trama più ampia, che coinvolgerebbe anche servizi deviati o ambienti ecclesiastici, senza però fornire elementi concreti a supporto.

Non sono mancati, inoltre, reciproci sospetti tra i legali delle parti: Lovati ha accusato lo studio legale di Stasi di aver orchestrato un complotto contro il suo assistito, prelevando clandestinamente il DNA di Sempio per indirizzare le indagini.

Il ruolo dei media e la battaglia degli avvocati

Il caso Garlasco è diventato un vero e proprio “processo mediatico”, in cui le dichiarazioni degli avvocati hanno spesso alimentato nuove piste e suggestioni. Giada Bocellari, in particolare, ha sottolineato come la narrazione tossica e la diffusione di fake news abbiano condizionato il clima intorno al processo, penalizzando la ricerca della verità e danneggiando sia la memoria della vittima sia la posizione degli imputati.

Bocellari ha inoltre evidenziato le numerose lacune e gli errori nelle indagini iniziali, sostenendo che questi avrebbero potuto escludere Stasi dalla scena del crimine. La difesa di Stasi, infatti, ha sempre criticato la gestione delle prove e delle testimonianze, lamentando un pregiudizio mediatico e giudiziario nei confronti del proprio assistito.

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