Gelosa e paranoica, insicura ma determinata: così appare Alessia Pifferi negli audio, finora inediti, resi noti dalla trasmissione Mediaset "Le Iene". Messaggi vocali nei quali la donna - condannata in primo grado per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, di soli 18 mesi - si rivolge a un investigatore privato, chiedendogli di pedinare il compagno, convinta che lui la tradisca.
"Sta andando tutto malissimo, male male male", dice Pifferi all'investigatore. "Questa persona è da pedinare dalla mattina alla sera. Voglio sapere tutto di lui, anche quante volte va al gabinetto". Siamo alla fine del 2021 e la donna frequenta da un po' un uomo di Leffe (Bergamo).
Si è convinta che lui la tradisca, ma non ne ha le prove. E sembra intenzionata a fare di tutto pur di acquisirle. "È molto assente, anche con la testa", racconta di lui in una delle registrazioni. "Dice che non ha altre donne, che di qua, che di là...e il bello è che mi fa passare per scema a me, lei pensi".
"Gli controllo il telefono [...], ma di messaggi non ce ne sono". Appare ossessionata, paranoica. "È tutto molto strano", afferma. E, ancora:
Poi dà appuntamento al professionista: vuole vederlo per escogitare un piano che le permetta di "smascherare" il partner. Mentre parla, la figlia Diana piange. Un dettaglio che mette i brividi: circa sei mesi dopo quei messaggi, la piccola - di appena 18 mesi - sarebbe morta di stenti, per essere stata abbandonata da sola in casa per sei giorni.
Pifferi viveva con la bimba a Milano. La lasciò su un lettino da campeggio, con un biberon di acqua e uno di latte, per andare a trovare il compagno, a cui disse di averla affidata ai familiari. Quando tornò, Diana era morta.
I giudici di primo grado l'hanno riconosciuta colpevole di omicidio volontario aggravato e condannata all'ergastolo. Secondo loro, la donna avrebbe agito con lucidità e consapevolezza, per "regalarsi un proprio spazio di autonomia", anteponendo così i "suoi bisogni di donna" ai "suoi doveri di madre".
Una ricostruzione che la difesa, rappresentata dall'avvocata Alessia Pontenani, contesta, puntando sull'infermità mentale. "Non si è resa conto di ciò che stava facendo", ha ribadito la legale a Le Iene, parlando di "gravi deficit cognitivi".
A supporto delle sue dichiarazioni, ci sono i test intellettivi a cui è stata sottoposta in carcere, che le hanno attribuito un quoziente intellettivo pari a 40 punti: quello che avrebbe anche una bambina di 7 anni.
Insieme a un consulente psichiatrico, due specialiste del carcere di San Vittore - dove Pifferi è reclusa dal 2022 ed è stata visitata - e altre due professioniste, l'avvocata Pontenani risulta indagata in un fascicolo parallelo per favoreggiamento personale e falso ideologico.
Secondo il pm Francesco De Tommasi, avrebbe messo in piedi "un piano" per aiutare Pifferi a fingere disturbi.In aula, lo stesso pm ha definito la 38enne "una bugiarda" e "un'attrice". Negli audio, in effetti, Pifferi mostra una proprietà di linguaggio che appare in contrasto con i problemi che le sono stati riscontrati, osservano a Le Iene.
Anche la trasmissione televisiva Rai "Ore 14" parlava della questione: ecco il servizio del 31 gennaio 2025.
Però, al tempo stesso, dà la sensazione di essere "smarrita", "poco consapevole": dove pensava di trovare il denaro necessario per pagare l'investigatore? Probabilmente non se lo è nemmeno chiesto, riflette il professor Guglielmo Gulotta.
Una risposta definitiva arriverà, forse, dalla nuova perizia psichiatrica disposta dai giudici d'Appello. Intanto, la zia e la nonna della piccola Diana - rispettivamente sorella e madre di Pifferi - chiedono giustizia.