Don Gregorio Vitali è un nome che, negli ultimi anni, ha attraversato le cronache locali e nazionali, legato sia alla storia religiosa del Santuario della Madonna della Bozzola di Garlasco sia a vicende giudiziarie che hanno scosso la comunità pavese. Sacerdote di lunga esperienza e figura carismatica, don Gregorio è stato per anni il rettore di uno dei più importanti luoghi di culto mariani della Lomellina, diventando un punto di riferimento per i fedeli e per l’intero territorio.
Il Santuario della Bozzola: un luogo di fede e tradizione Il Santuario della Madonna della Bozzola si trova nell’omonima frazione di Garlasco, in provincia di Pavia. La sua origine risale al 1465, quando, secondo la tradizione, la Vergine Maria apparve a una giovane pastorella sordomuta, Maria Benedetta, restituendole la parola e affidandole il compito di chiedere agli abitanti la costruzione di un santuario in quel luogo, a protezione della Lomellina. Da allora, il santuario è cresciuto fino a diventare un simbolo di devozione popolare, arricchito nei secoli da ampliamenti e opere d’arte, tra cui la facciata progettata dall’ingegnere Cesare Nava e le statue in cotto di artisti milanesi e cremonesi.
Don Gregorio Vitali ha ricoperto il ruolo di rettore del santuario per oltre vent’anni, distinguendosi per la sua dedizione pastorale e per la capacità di coinvolgere i giovani nei gruppi di volontariato e preghiera. Sotto la sua guida, il santuario ha mantenuto una forte vitalità spirituale, attirando fedeli anche da fuori provincia, grazie alle celebrazioni, alle preghiere di guarigione e alle attività caritative.
Don Gregorio era noto per la sua disponibilità all’ascolto e per l’impegno nell’accoglienza dei pellegrini. Molti lo ricordano come un sacerdote dal carattere affabile, capace di instaurare rapporti sinceri con la comunità e di guidare la parrocchia anche nei momenti difficili.
La vita di don Gregorio Vitali è stata però segnata da uno scandalo che ha avuto ampia risonanza mediatica. Nel 2014 è emerso che il sacerdote era stato vittima di un ricatto a sfondo sessuale, orchestrato da due cittadini romeni. I malviventi avevano adescato don Gregorio con l’intento di filmarlo in situazioni compromettenti e poi ricattarlo, minacciando di diffondere i video se non avesse pagato una somma di denaro.
Nonostante la gravità della situazione e il rischio di uno scandalo pubblico, don Gregorio trovò il coraggio di denunciare i suoi ricattatori alle autorità. L’indagine portò all’identificazione e alla condanna dei due estorsori per estorsione aggravata, anche se al momento della sentenza risultavano già irreperibili e latitanti.
Per il sacerdote, la vicenda rappresentò una dura prova personale e professionale: pur non avendo commesso reati, dovette affrontare il peso della pubblicità negativa e delle speculazioni, tanto che il vescovo di Vigevano gli consigliò un periodo di silenzio e riflessione dopo le dimissioni da rettore del santuario.
Nonostante lo scandalo, molti fedeli hanno continuato a esprimere stima e affetto per don Gregorio, riconoscendone l’umanità e la dedizione al servizio della comunità. Alcuni sottolineano come il sacerdote abbia affrontato con dignità una vicenda dolorosa, scegliendo la via della trasparenza e della legalità.
Negli anni successivi, don Gregorio ha lasciato il Santuario della Bozzola e ha svolto incarichi in altre parrocchie. Oggi, stando a quanto riporta il Corriere della Sera, è tornato allo stato laicale.