La sconfitta per 3-0 contro la Norvegia ha scosso dalle fondamenta la Nazionale italiana e tutto il movimento calcistico azzurro.
La partita di Oslo, valida per le qualificazioni ai Mondiali 2026, si è trasformata in un incubo: l’Italia è andata sotto di tre gol già nel primo tempo, trafitta dalle reti di Sorloth, Nusa e Haaland, e non è mai riuscita a reagire davvero, con il primo tiro in porta arrivato solo al minuto 92.
Un risultato che compromette seriamente il cammino verso il primo posto nel girone e riapre lo spettro di una terza esclusione consecutiva dalla Coppa del Mondo, un’eventualità che avrebbe del clamoroso e del drammatico per il calcio italiano.
Al termine della disfatta, Luciano Spalletti ha respinto ogni ipotesi di dimissioni, difendendo il proprio lavoro e quello del gruppo: “Io faccio sempre capo a questo gruppo qui, è un gruppo che ho scelto e guardato, per cui c’è da migliorare sotto certi aspetti, ma bisogna andare avanti con questo progetto”.
Il CT ha ammesso le difficoltà, sottolineando la mancanza di giocatori capaci di saltare l’uomo e la necessità di alzare il livello individuale, ma ha ribadito la volontà di proseguire sulla strada intrapresa.
Tuttavia, il clima intorno alla panchina azzurra è tesissimo. I tifosi e molti osservatori chiedono a gran voce un cambio immediato, convinti che Spalletti abbia perso il controllo del gruppo e che la sua gestione sia stata fallimentare.
La pressione è altissima anche perché la Federazione aveva puntato su di lui per rilanciare la Nazionale dopo le delusioni degli ultimi anni, ma la squadra appare spenta, senza idee e senza motivazioni.
In questo clima, le dimissioni di Spalletti appaiono improbabili, ma l’ipotesi di un esonero prende sempre più quota. Gravina sa che la sua stessa posizione è legata a doppio filo al destino della Nazionale: se l’Italia dovesse fallire ancora, difficilmente qualcuno potrebbe salvarsi.
Nel frattempo, Spalletti ha annunciato un confronto con il presidente federale per discutere il futuro, ma la sensazione è che il tempo a disposizione sia ormai agli sgoccioli.
La crisi della Nazionale è profonda e sistemica. Solo una scossa, forse traumatica, potrà evitare l’ennesima umiliazione e aprire una nuova pagina per il calcio italiano.
La pesante sconfitta non mette in discussione solo il futuro di Spalletti, ma coinvolge direttamente anche il presidente federale Gabriele Gravina. Dopo due Mondiali mancati e l’eliminazione precoce all’Europeo, la posizione del numero uno della FIGC è sempre più fragile.
In caso di mancata qualificazione, anche Gravina rischierebbe di dover lasciare l’incarico, travolto da una crisi che richiederebbe una rifondazione totale del calcio italiano.
La stampa specializzata non usa mezzi termini: “Spalletti va esonerato subito e domani si dimetta Gravina. L’ennesimo sprofondo del nostro calcio merita una rivoluzione totale a partire da CT e Presidente della FIGC”. Le richieste di una svolta sono ormai trasversali, dai tifosi ai media, passando per alcuni addetti ai lavori.
Dal punto di vista sportivo, la situazione è drammatica. La Norvegia, ora a punteggio pieno, sembra aver ipotecato il primo posto nel girone, mentre l’Italia è già costretta a rincorrere e dovrà probabilmente affidarsi ancora una volta alla lotteria dei playoff per sperare nella qualificazione. Un percorso a ostacoli che i tifosi conoscono fin troppo bene, dopo le dolorose eliminazioni con Svezia e Macedonia.
Il rischio di una terza esclusione consecutiva dal Mondiale non è più solo una minaccia lontana: è una possibilità concreta che pesa come un macigno sulle spalle di tutto il sistema calcio italiano. Per evitarla, servirà un vero e proprio miracolo sportivo, una reazione d’orgoglio che al momento sembra difficile da immaginare, visti i segnali negativi emersi a Oslo.