Il 10 giugno 2024 ricorre il 90º anniversario della prima Coppa del Mondo vinta dalla Nazionale italiana. Era il 1934 e l’Italia ospitava la seconda edizione della massima competizione calcistica per squadre nazionali, all’epoca nota come Coppa Jules Rimet. L’Italia fascista di Benito Mussolini vide nella manifestazione un’importante occasione di propaganda, e il torneo si svolse in un clima politico e sportivo tutt’altro che sereno.
Nonostante le polemiche, molte delle quali ancora oggi oggetto di discussione tra storici e appassionati, nessuno poteva negare il valore tecnico della squadra azzurra, composta da grandi nomi come Giuseppe Meazza, Giovanni Ferrari e l’oriundo Enrique Guaita. Il torneo fu segnato da accuse di favoritismi arbitrali, ma anche da partite combattute e da un calcio che, pur con altri ritmi e regole, cominciava già a emozionare masse sempre più ampie.
La finale del Mondiale 1934 si giocò il 10 giugno allo stadio Nazionale del PNF di Roma, di fronte a circa 55.000 spettatori. L’Italia affrontava la Cecoslovacchia, una squadra solida e ben organizzata, che nella semifinale aveva sconfitto la Germania. Dopo un primo tempo equilibrato e piuttosto teso, fu la Cecoslovacchia a passare in vantaggio al 71’ con Antonín Puč. La rete gelò il pubblico italiano, ma la risposta degli Azzurri non si fece attendere.
All’81’, Raimundo Orsi pareggiò con un tiro a giro che divenne iconico nella memoria collettiva. Si andò ai tempi supplementari, e fu allora che, all’ottavo minuto del primo tempo supplementare, Angelo Schiavio trovò il gol decisivo che regalò all’Italia la sua prima Coppa del Mondo. Il fischio finale scatenò l’euforia del pubblico e la soddisfazione del regime, che utilizzò la vittoria come strumento di legittimazione politica e nazionale.
Il percorso dell’Italia verso la finale non fu privo di difficoltà e controversie. Gli Azzurri esordirono agli ottavi di finale contro gli Stati Uniti, battuti con un netto 7-1. Ai quarti incontrarono la Spagna, in una doppia sfida durissima. Il primo incontro terminò in parità e fu necessario ripetere la partita il giorno seguente. Gli spagnoli, privi del loro celebre portiere Zamora, infortunato, persero per 1-0 con gol di Meazza.
Entrambi i match furono segnati da forti proteste per le decisioni arbitrali: la Spagna lamentò falli non fischiati e un gol annullato, mentre gli italiani reclamarono un rigore non concesso. In semifinale l’Italia affrontò l’Austria nel cosiddetto "Wunderteam", la squadra meraviglia allenata da Hugo Meisl. Anche in questa partita le polemiche non mancarono: la rete decisiva, firmata da Guaita, nacque da un’azione in cui Meazza interferì con il portiere Platzer, ma le immagini e le testimonianze restano ambigue. Alla fine, però, fu l’Italia a guadagnarsi la finale e, successivamente, il titolo.
La Coppa del Mondo del 1934 fu la prima in cui le squadre partecipanti furono selezionate attraverso un sistema di qualificazione. Vi presero parte sedici nazionali, ma nessuna proveniente dal continente africano o asiatico riuscì ad andare oltre il primo turno. L’Egitto fu l’unica rappresentante africana, eliminata dall’Ungheria. Le sudamericane, Brasile e Argentina, furono eliminate al primo turno rispettivamente da Spagna e Svezia; l’Argentina, in particolare, si presentò con una squadra composta principalmente da dilettanti.
Le squadre europee dominarono il torneo, a conferma dell’egemonia calcistica continentale in quella fase storica. La Germania, l’Austria, la Cecoslovacchia e l’Ungheria si dimostrarono formazioni di alto livello, e molte di esse torneranno protagoniste negli anni a seguire.
In conclusione, il Mondiale del 1934 resta un’edizione irripetibile, simbolo di un’epoca di transizione sia per il calcio che per il mondo intero.
Fu un trionfo sportivo per l’Italia, ma anche un evento carico di significati politici e sociali. Oggi, a novant’anni di distanza, resta un capitolo importante della storia del calcio italiano, da ricordare con orgoglio sportivo e con la consapevolezza critica del contesto in cui maturò.