Ormai si sa, per chi lo conosce bene il cinema di Stefano Chiantini appare sempre come uno sguardo intenso, ma riservato, sulla parte più intima e sofferta della quotidianità di personaggi che rappresentano persone comuni, dalla straordinaria tempra. Sono trascorsi appena sette mesi dall’uscita de “Una Madre”, con Aurora Giovinazzo, Micaela Ramazzotti e Angela Finocchiaro, il suo film bellissimo distribuito malissimo, che è passato purtroppo inosservato. Difatti, da cultrice del cinema di spessore, è tutt’ora per me un grosso dispiacere pensare che non abbia avuto la giusta cassa di risonanza. Ma adesso tocca a “Come Gocce d’Acqua”, l’ultimo lungometraggio scritto e diretto da Chiantini, raccontare la complessità delle emozioni umane.
Jenny (Sara Silvestro) è una giovane nuotatrice che si sta rapidamente facendo spazio nel settore agonistico, vincendo diverse gare. L’acqua sembra essere l’unico elemento in grado di farle raggiungere un puro stato di grazia, dove turbamento e disperazione abbandonano la sua coscienza afflitta. A soli undici anni il padre Alvaro (Edoardo Pesce) ha lasciato lei e la madre Margherita (Barbara Chichiarelli) per andarsene con un’altra donna. Da quel momento ogni tentativo di lui di riallacciare i rapporti è stato respinto con la stessa forza con la quale le gambe di lei scalciano quando velocemente nuota. Ma, adesso che è quasi adulta, sarà proprio un bagno in mare e un’improvvisa disgrazia a concedere a entrambi la possibilità di ricucire il loro rapporto, finora rimasto logoro come un vecchio maglione slabbrato.
Un dramma delicato, girato poco distante da Roma, vicino a una spiaggia, che anche stavolta si sviluppa in un ambiente scarno, comune, dall’estetica decadente e un po’ angosciante. Sembra proprio che per Chiantini la vita vera, quella più cruda, più vissuta, più realista e sofferta, trovi maggiore espressione lontano dagli appartamenti di lusso, dall’arredamento di pregio, dai quartieri coi palazzi dall’architettura elegante. Gradevole e anche questo contraddistinto da riflessioni assorte, non è però un film che ho trovato incisivo. Sempre splendido Edoardo Pesce, così come è buona la recitazione del resto del cast, ma la narrazione arriva a metà, non lasciando il segno. Non è lungometraggio brutto, si fa guardare, ma purtroppo non rimane impresso. Tre stelle su cinque.