12 Jun, 2025 - 19:07

Gli arrivi di Modric e De Bruyne lo confermano: la Serie A è diventata il cimitero degli elefanti

Gli arrivi di Modric e De Bruyne lo confermano: la Serie A è diventata il cimitero degli elefanti

C’è un’immagine che torna ciclicamente nel calcio italiano: quella della Serie A come “cimitero degli elefanti”, luogo mitologico dove i grandi campioni, ormai avanti con gli anni, scelgono di trascorrere gli ultimi bagliori di una carriera gloriosa. Gli arrivi di Luka Modric al Milan e Kevin De Bruyne al Napoli sono l’ennesima conferma di questa narrativa. Due fuoriclasse, due leggende del calcio europeo, che sbarcano in Italia non per costruire, ma per chiudere il cerchio. E la domanda sorge spontanea: è questa la nuova dimensione del nostro campionato?

Modric e De Bruyne: ultimi fuochi, non nuove albe

Luka Modric, 39 anni, dopo aver vinto tutto con il Real Madrid – sei Champions League, decine di trofei e un Pallone d’Oro – arriva al Milan per realizzare un sogno adolescenziale. Il croato, reduce da una stagione da 65 presenze senza infortuni, porterà esperienza e classe, ma non certo prospettiva. Il suo ruolo sarà quello di gestore, di mentore, di regista di un calcio che, almeno in Italia, sembra sempre più rivolto al passato che al futuro.

Kevin De Bruyne, che a fine giugno compirà 34 anni, ha scelto Napoli per chiudere la carriera in una città che già amava e che gli garantisce stagioni di alto livello, ma senza la pressione di dover dimostrare ancora qualcosa al mondo. Il belga, reduce da un’annata segnata dagli infortuni e da un minutaggio ridotto al Manchester City, arriva in Serie A con un contratto sontuoso e la promessa di qualche lampo di classe in più per la squadra di Conte. Ma anche qui, il segnale è chiaro: il meglio è alle spalle.

Una strategia miope travestita da colpo di mercato

C’è chi difende queste operazioni parlando di “valore aggiunto”, di leadership, di esperienza. Ma la realtà è che la Serie A, incapace di competere economicamente con Premier League e Liga per i grandi talenti nel pieno della carriera, si accontenta di raccogliere i resti dorati di chi ha già dato tutto altrove. Non è un caso che Modric e De Bruyne arrivino a parametro zero, con stipendi importanti ma senza costi di cartellino: la logica è quella dell’usato sicuro, del nome che fa vendere magliette e abbonamenti, ma che difficilmente cambia il destino sportivo di un campionato intero.

Questa strategia, che in passato ha visto sbarcare in Italia stelle ultratrentenni come Cristiano Ronaldo e Ibrahimovic (bis), non ha mai portato a una rinascita strutturale del calcio italiano. Anzi, spesso ha mascherato la cronica incapacità dei club di investire su giovani di talento, su progetti tecnici a lungo termine, su una visione moderna del calcio. Il rischio è quello di restare prigionieri di un eterno presente, fatto di vecchie glorie e di illusioni di grandezza.

Il mito del “cimitero degli elefanti” non è solo una leggenda

Nella cultura africana, il “cimitero degli elefanti” è il luogo dove i pachidermi anziani si ritirano a morire, lontani dal branco e dalla vita attiva. In Serie A, questa metafora è diventata realtà: il campionato italiano è ormai la destinazione prediletta per chi cerca un ultimo contratto dorato, un po’ di gloria residua, magari un’esperienza di vita in una città d’arte. Ma il calcio, quello vero, si gioca altrove.

Basta guardare i numeri: negli ultimi anni, la Serie A ha visto arrivare sempre più giocatori oltre i 33-34 anni, spesso con ingaggi fuori misura rispetto al rendimento effettivo. I giovani talenti, invece, preferiscono la Premier League, la Bundesliga, la Ligue 1, dove trovano spazio, fiducia e prospettive di crescita. E così, mentre l’Italia si riempie di “elefanti” illustri, il futuro del calcio si costruisce altrove. E la Nazionale azzurra è lo specchio di questo declino.

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