14 Jun, 2025 - 14:57

Taglio del cuneo fiscale fa pagare più tasse: cos'è il fiscal drag e chi paga di più

Taglio del cuneo fiscale fa pagare più tasse: cos'è il fiscal drag e chi paga di più

Qualcosa non torna: è il caso di dirlo sul taglio del cuneo fiscale. Da un certo punto di vista, il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef con tre aliquote hanno effettivamente aumentato le buste paga di molti lavoratori dipendenti.

Tuttavia, nel tempo questi interventi potrebbero rivelarsi meno efficaci, in particolare per i lavoratori con redditi medio-bassi.

L’Irpef, infatti, diventa più vulnerabile agli effetti dell’inflazione: anche modesti incrementi salariali rischiano di far salire i contribuenti a scaglioni fiscali superiori. In questo modo, una parte del guadagno verrebbe erosa da un’imposizione più alta, riducendo l’effettivo vantaggio economico ottenuto.

In questo articolo, spieghiamo meglio cos’è il cosiddetto fiscal drag, quali sono le differenze che fanno queste misure sulle buste paga e quali sono i redditi più colpiti.

Cos’è il fiscal drag

La combinazione tra la riduzione delle aliquote Irpef e l’aumento dell’inflazione sta riducendo in modo significativo il reddito di operai e impiegati.

Quando il loro salario cresce soltanto per adeguarsi all’inflazione, questi lavoratori si trovano a essere inseriti in scaglioni fiscali più alti, pagando quindi un’aliquota media maggiore senza però aumentare il loro potere d’acquisto reale.

Al contrario, se il reddito rimane stabile o cresce meno dell’inflazione, le aliquote non vengono adattate alla ridotta capacità contributiva, provocando un carico fiscale proporzionalmente più pesante.

Questo fenomeno, noto come fiscal drag, sta diventando sempre più problematico. Come funziona? L’Irpef si basa su livelli di reddito: più guadagni, più tasse devi pagare.

In questo modo, l’Irpef che si paga cresce anche senza che ci sia stato un reale aumento del reddito.

Negli ultimi anni, però, è successo il contrario: l’inflazione è salita molto, mentre gli stipendi spesso sono rimasti fermi o sono cresciuti poco. Anche in questo caso si crea una situazione simile. 

Il potere d’acquisto diminuisce, ma il lavoratore rimane comunque nello stesso scaglione Irpef. Di conseguenza, nonostante il peggioramento del suo reddito reale a causa dell’aumento dei prezzi, continua a pagare le stesse tasse di prima.

Taglio cuneo finale e riforma Irpef: quali sono effetti

La legge di bilancio 2025 era pensata per ridurre il carico fiscale, rendendo permanente il taglio del cuneo fiscale e trasformandolo in detrazioni per i lavoratori dipendenti.

Tuttavia, secondo il Rapporto annuale sulla politica di bilancio dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), questa scelta ha avuto l’effetto opposto, cioè ha fatto aumentare i contributi da pagare al fisco.

Nel documento si spiega che, con la progressività delle aliquote, è cresciuto anche il cosiddetto “drenaggio fiscale”: in pratica, quando gli stipendi aumentano, i lavoratori finiscono per essere tassati di più perché vengono spostati in scaglioni fiscali più alti. Però, con l’attuale sistema Irpef, questo effetto è diventato più evidente.

Sul testo del rapporto si legge:

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Il drenaggio fiscale si manifesta quando un’imposta progressiva, i cui parametri non sono indicizzati all’inflazione, comporta una modifica del prelievo fiscale non coerente con la variazione della capacità contributiva del contribuente. Questo fenomeno opera a prescindere dall’effettiva variazione dei redditi nominali.

Già a novembre scorso, l’Ufficio parlamentare di bilancio aveva avvertito dei rischi legati alle nuove aliquote, e oggi lo conferma con dati concreti.

Nel 2025, con lo stesso aumento dell’inflazione, il gettito fiscale aumenterebbe invece a 3,3 miliardi, cioè 370 milioni in più rispetto a tre anni fa.

In base a quanto detto, anche se il potere d’acquisto delle persone non cresce, loro pagheranno più tasse semplicemente perché i loro redditi nominali sono aumentati per adeguarsi all’inflazione.

Quali sono i redditi più colpiti

La categoria più penalizzata da questo meccanismo è proprio quella che dovrebbe trarre vantaggio dal taglio del cuneo fiscale, ovvero i lavoratori dipendenti, in particolare grazie alle nuove detrazioni fiscali.

Per tutte le altre categorie, come pensionati, lavoratori autonomi e chi percepisce redditi da immobili o altre fonti, l’effetto del fiscal drag rimane praticamente lo stesso di prima.

Ciò detto perché l’aumento del carico fiscale è legato principalmente alle detrazioni introdotte dal governo proprio per i dipendenti.

Il paradosso del taglio del cuneo fiscale

Il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef hanno aumentato le buste paga di molti lavoratori dipendenti.

Tuttavia, con l’inflazione, anche piccoli aumenti salariali possono spingere i lavoratori in scaglioni fiscali più alti, riducendo il vantaggio reale.

Questo fenomeno, chiamato fiscal drag, fa sì che chi guadagna poco paghi più tasse senza migliorare il proprio potere d’acquisto. La legge di bilancio 2025, pur volendo alleggerire le tasse, ha aumentato il carico fiscale proprio per i dipendenti, a causa delle nuove detrazioni.

L’effetto colpisce soprattutto i lavoratori dipendenti, mentre per altre categorie il peso fiscale è rimasto invariato.

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