18 Jun, 2025 - 20:20

"Heart Eyes": lo scontato b-movie che inspiegabilmente diverte

"Heart Eyes": lo scontato b-movie che inspiegabilmente diverte

 

"Heart Eyes", critica

Forse dovrei dare la colpa al caldo per la mia momentanea assenza di raziocinio di qualche giorno fa, ma non so davvero che cosa mia aspettassi quando sono andata a vedere “Heart Eyes”, il nuovo film horror prodotto e coscritto da Christopher Landon (regista di “Drop”, uscito in Italia ad aprile) e diretto da Josh Ruben. Mi sono addirittura precipitata per arrivare in tempo all’UCI di Porta di Roma, per lo spettacolo delle 20:30, ma già dai primi minuti ho capito che correre trafelata, in un bagno di sudore, era stato assai stupido. Avete presente quei thriller che mandano in onda su TV8, dal lunedì al venerdì, alle 14:30 e le commedie romantiche delle 16:00? Quelli quasi tutti di produzione canadese, per intenderci. Ecco, “Heart Eyes” pare essere un’unione delle due cose: la fotografia, le luci, la qualità delle immagini, il tipo di riprese, le facce degli attori, gli abiti di scena, trucco e parrucco, ma soprattutto i dialoghi forzati, pieni zeppi di termini “giovanili”, che richiamo le mode del momento, infilati a forza in ogni frase. Difatti il primo pensiero che mi è balzato in testa è stato: “menomale che il biglietto è costato solo 3,50 euro”. Ciò che mi ha tratta in inganno è stato il trailer, perché racchiude le scene migliori di tensione in 60 secondi, tagliando via la parte di stucchevole melassa. E in effetti il brivido c’è eccome, solo che è continuamente intervallato dalle frasette smielate e dallo stuzzicarsi a vicenda dei due protagonisti; lui, romantico e intelligente trentenne, dalla carriera di successo e il fisico aitante da palestrato e lei, coetanea sagace, dai lisci capelli biondo chiaro e il visetto tondo, linguacciuta, scontrosetta, ma solo per nascondere la sua paura di innamorarsi. Così scontato che da adesso la parola cliché avrà nuovo riferimento cinematografico.

Credo però, prima di continuare, che sia necessaria una precisazione per coloro i quali non hanno mai compreso il genere dell’orrore, essendo cultori solo dei film impegnati (e in parte vi capisco): so bene che le sceneggiature drammatiche, magari tratte da grandi classici della letteratura o da eventi storici, catturano, emozionano, fanno sognare e, a volte, ti rimangono incollate addosso per settimane. Un lungometraggio dalla storia struggente, diretto con maestria, ti può scuotere al punto da cambiarti la vita, ma dovete cercare di guardare il concetto di cinema nel suo insieme. Film non soltanto horror, ma anche di fantascienza o d’avventura, come “Alien”, “La Cosa”, “Jurassic Park” e tanti altri, simboleggiano l’intrattenimento in quanto tale, che rappresenta in pieno la parte divertente e straordinaria del cinema. Ci sono stati grandissimi registi in grado di creare pura magia, anche se con soggetti di minor spessore culturale, il che già solo a ripensarci mi emoziona moltissimo. Non esiste un genere di seria A o un genere di serie B, ma solo pellicole buone o pessime. Almeno per me. Se poi vogliamo tirare fuori giusto un paio di titoli di grandi thriller intriganti basti pensare a “Il Silenzio degli Innocenti”, “Se7en”, “1408”, “Il Collezionista di Ossa”, “Number 23”.

Tornando a “Heart Eyes” beh, siamo ben lontani da tutto ciò e Dio solo sa quanti altri lungometraggi ispirati a "Scream" sono stati prodotti dagli anni '90 ad oggi. Aggiungiamoci pure che per capire chi fosse il killer mi ci sono voluti pochi instanti. E quindi mi avrà fatto schifo, penserete voi. E invece no! Colpo di scena. Penso che in futuro potrei negarlo anche sotto tortura, ma è riuscito a farmi divertire. Anche se non sono affatto un’amante delle scene splatter, c’è tantissima suspense, ritmo, tensione. Ti tiene sulle spine. Lo consiglierei mai a qualcuno? No. Lo riguarderei? Sì. C’è da dire però che non pagherei mai più di 4 euro per vedere una roba simile, benché per lavoro mi rimborsino il biglietto. Adesso che avete tutte queste informazioni, sta a voi decidere se andarlo a vedere o no. Io stavolta non mi prendo neanche la responsabilità di assegnargli un voto. Alla fine, è quel brutto che piace.

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