Il nuovo conflitto tra Israele e Iran ha acceso un intenso dibattito internazionale, ma in Italia la voce più controcorrente è quella di Alessandro Orsini.
Il professore di sociologia del terrorismo ha pubblicato un post su Facebook in cui accusa i media italiani di nascondere la reale debolezza di Israele e sottolinea come il premier Netanyahu sia ormai “disperato” e costretto a chiedere aiuto agli Stati Uniti, in particolare a Donald Trump.
Secondo Orsini, la guerra in corso è ormai una guerra americana combattuta con piloti israeliani e armi statunitensi.
Nel suo post, Orsini si rivolge direttamente a noti giornalisti italiani (“Caro Giuseppe Cruciani, Nicola Porro e compagnia bella”) per ribadire che i fatti stanno confermando le sue previsioni: Israele, senza il sostegno americano, sarebbe incapace di vincere contro l’Iran in uno scontro diretto. Orsini cita due indicatori chiave della “spossatezza” israeliana:
Orsini denuncia la “corruzione” dell’informazione italiana, che non mostrerebbe la reale dipendenza di Israele dagli Stati Uniti: “Questa è semplicemente la guerra degli Stati Uniti contro l’Iran con gli aerei americani guidati dai piloti israeliani. I soldi e le armi d’Israele sono soldi e armi americane. Quasi tutto quello che vedete in questa guerra è americano: soldi, bombe, gasolio, aerei, navi da guerra, portaerei, missili, scudi missilistici, munizioni, satelliti. Israele ci mette soltanto i piloti”.
Le ultime notizie confermano che Donald Trump sta valutando seriamente un intervento militare diretto contro l’Iran, chiedendo addirittura la “resa incondizionata” di Teheran.
Trump si è riunito con il suo team di sicurezza nazionale nella Situation Room per discutere la possibilità di colpire le installazioni nucleari iraniane, mentre le forze americane continuano a rafforzare la presenza militare nella regione, con l’invio di portaerei e aerei cisterna.
Secondo Orsini, tutto ciò dimostra che Israele non può sostenere una guerra di logoramento contro un Paese come l’Iran, dotato di una popolazione molto più numerosa, risorse maggiori e una capacità missilistica superiore. “In uno scontro uno contro uno, l’Iran schiaccia Israele con un pugno”, sostiene il sociologo, citando anche il fatto che l’Iran starebbe bombardando Israele “con il freno tirato”.
Orsini non è nuovo a queste posizioni: già in passato aveva sottolineato che il mito dell’invincibilità israeliana è alimentato dai media occidentali, ma la realtà sarebbe ben diversa.
Secondo lui, Israele ha una popolazione troppo piccola, un territorio limitato, un’economia fragile e un sistema di difesa aerea non all’altezza dei missili più sofisticati dell’Iran. Senza il supporto militare, economico e tecnologico degli Stati Uniti, Israele sarebbe costretta a usare l’arma nucleare per evitare la sconfitta.
Il conflitto attuale, secondo Orsini, è la dimostrazione plastica della dipendenza israeliana dagli USA. Ogni aspetto della guerra – dalle armi alle munizioni, dai sistemi di difesa ai finanziamenti – è di matrice americana. Gli aerei israeliani volano grazie ai rifornimenti americani, le portaerei USA presidiano il Mediterraneo e il Golfo Persico, e la deterrenza nucleare di Israele è garantita dall’ombrello strategico statunitense.