Nascosto sotto una montagna vicino alla città di Qom, il sito nucleare di Fordow è uno degli impianti più protetti e strategici dell’Iran. Dopo l’attacco israeliano del 13 giugno contro il programma nucleare iraniano, l’attenzione si concentra su questo obiettivo quasi inespugnabile, considerato cruciale per la capacità dell’Iran di arricchire uranio e potenzialmente sviluppare armi nucleari.
L’impianto iraniano di arricchimento dell’uranio di Fordow è nel mirino di Israele. Tel Aviv ha lanciato, il 13 giugno, un’operazione militare volta a colpire il programma nucleare iraniano e la minaccia rappresentata da eventuali armi nucleari.
Le forze israeliane hanno già colpito diversi obiettivi, come l’impianto di Natanz e la sua sala centrifuga sotterranea, nel tentativo di distruggere quella che viene vista come una minaccia esistenziale.
Il sito di Fordow si trova nel Monte Alvand, a circa 30 chilometri dalla città sacra di Qom.
È il secondo sito di arricchimento dell’uranio in Iran, dopo Natanz, ma è considerato il più importante e il più difficile da colpire.
Sorge all’interno di un’ex base militare del Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica, e la sua esistenza è stata resa pubblica solo nel 2009, quando Teheran l’ha comunicata all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
Nonostante i danni subiti da altri impianti, come quelli di Natanz e Isfahan, Fordow non ha riportato alcuna conseguenza.
La sua progettazione lo rende estremamente resistente: si trova a circa 80 metri di profondità, protetto dalla montagna, rendendolo praticamente immune alla maggior parte degli attacchi aerei e missilistici.
L’unica arma considerata capace di distruggere un impianto come Fordow è la bomba americana “bunker buster”. Queste bombe sono progettate per penetrare il terreno ed esplodere a una certa profondità.
Israele dispone di alcune versioni di bunker buster, ma non della più potente, la GBU-57 Massive Ordnance Penetrator, che pesa oltre 13.600 chilogrammi e può perforare fino a 61 metri di roccia.
Solo i bombardieri B-2 statunitensi sono in grado di trasportare questa bomba.
Il supporto americano, quindi, diventa cruciale per qualsiasi azione efficace contro Fordow. Tuttavia, l’amministrazione Trump aveva fin dall’inizio dichiarato di non voler appoggiare azioni dirette contro l’Iran.
Il dibattito internazionale ora ruota attorno alla possibilità che gli Stati Uniti vengano trascinati in un nuovo conflitto in Medio Oriente, cosa che si scontrerebbe con le dichiarazioni del presidente americano favorevoli a una politica estera più isolazionista.
Secondo alcuni analisti, il recente movimento di oltre 31 aerocisterne dell’US Air Force potrebbe essere un segnale di un possibile raid americano.
Resta però da vedere se un’azione militare sarà possibile senza un coinvolgimento diretto di Washington e se la politica estera americana continuerà sulla via della prudenza o cambierà radicalmente direzione.
La situazione intorno a Fordow, quindi, non è solo un nodo cruciale per la sicurezza nucleare in Medio Oriente, ma potrebbe determinare anche le future dinamiche politiche globali, inclusa la posizione degli Stati Uniti nella regione e le implicazioni per la presidenza di Donald Trump.