19 Jun, 2025 - 20:55

La serie Netflix "Copycat Killer - imitazione di un crimine" si basa su fatti reali?

La serie Netflix "Copycat Killer - imitazione di un crimine" si basa su fatti reali?

Copycat Killer - Imitazione di un crimine, è una serie Netflix taiwanese che sta inquietando e affascinando il pubblico, grazie alla sua trama tesa e ansiogena, incentrata su un killer che replica meticolosamente i delitti dei più famosi serial killer della storia.

Una domanda, però, sorge spontanea per molti spettatori: è tutto frutto di finzione oppure c’è un fondo di verità? In effetti, il fenomeno dei cosiddetti “copycat killers” — criminali che imitano altri assassini famosi — esiste davvero ed è documentato da diversi casi di cronaca nera.

Scopri se la fiction si basa su una storia vera.

La serie Copycat Killer si basa su una storia vera?

Prima di sapere se la serie si basa su fatti realmente accaduti, goditi il trailer, grazie a 20K Trailer:

Molti spettatori, immersi nelle cupe atmosfere della Taipei anni '90 di "Copycat Killer", si sono posti la stessa, inquietante domanda di questo articolo: la storia del procuratore Kuo Hsiao-chi e della sua caccia a un sadico assassino mediatico è tratta da una vicenda reale?

La serie, diretta da Chang Jung-chi e Henri Chang ci regala un realismo così crudo nel descrivere il dolore e la paura, che il dubbio è più che legittimo. La risposta, però, è più complessa di un semplice "sì" o "no".

Ufficialmente, "Copycat Killer" non è la cronaca di un vero caso di cronaca nera taiwanese.

Ma è l'adattamento televisivo di un celebre romanzo giapponese, "Mohōhan", scritto da Miyuki Miyabe. Il titolo si traduce come "L'imitatore", un indizio che già ci allontana dalla biografia di un singolo criminale per portarci su un terreno più ampio.

La storia narrata nel libro, così come nella serie, quindi è un'opera di finzione.

Eppure, sotto la superficie della finzione si nasconde un'ispirazione terribilmente reale. Per scrivere il suo capolavoro, Miyuki Miyabe attinse a uno degli episodi più bui della storia criminale giapponese: gli omicidi commessi da Tsutomu Miyazaki.

A quale crimine spietato si ispira questa serie

Tra il 1988 e il 1989, Miyazaki rapì, uccise e profanò i corpi di quattro bambine, gettando il Giappone nel terrore.

L'orrore toccò personalmente la scrittrice quando i resti di una delle vittime vennero ritrovati proprio nel quartiere di Tokyo in cui viveva. La paura era tangibile e la scrittrice decise di esorcizzarla scrivendo questo inquietante romanzo.

Sia chiaro, il killer dello schermo non è un ritratto di Miyazaki, ma ne incarna la stessa gelida logica e crudeltà psicologica.

Miyazaki era noto per smembrare le sue vittime, e nella serie assistiamo a scene altrettanto macabre, come il ritrovamento della mano mozzata di una ragazza o della testa di un'altra. L'aspetto più agghiacciante, però, è la volontà di tormentare le famiglie.

Miyazaki arrivò a spedire i resti di una bambina ai suoi genitori. In "Copycat Killer", l'assassino fa qualcosa di simile: invia i capelli di una vittima al nonno e lo umilia pubblicamente, costringendolo a comportarsi come un cane per alimentare la sua sofferenza.

Tuttavia, il vero cuore della narrazione, sia nel romanzo che nella serie, non è l'esposizione voyeuristica della violenza, ma l'esplorazione delle sue conseguenze umane. Il focus si sposta dal "chi" e dal "come" al "perché".

"Copycat Killer" è una riflessione profonda riflessione sulla natura del male e sulla linea sottile che lo separa dal bene. Come hanno spiegato i registi, è una storia su come i desideri incontrollati possano trasformare il male in un fenomeno virale, capace di infettare un'intera città. L'assassino non cerca solo di uccidere, ma di esercitare un potere assoluto, trasformando il dolore altrui in uno spettacolo pubblico.

Possiamo quindi dire che, se pur non basata su fatti reali, la serie è ancorata a una realtà spaventosa. 

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