21 Jun, 2025 - 11:29

Guerra Israele-Iran, un accordo con Teheran in due settimane? Trump dà tempo alla diplomazia

Guerra Israele-Iran, un accordo con Teheran in due settimane? Trump dà tempo alla diplomazia

Il conflitto tra Israele e Iran rischia di trasformarsi in una guerra aperta, mentre gli Stati Uniti si trovano in una posizione chiave per decidere le sorti della regione. In questo scenario teso, il presidente americano Donald Trump ha scelto di rinviare un eventuale intervento diretto, concedendo alla diplomazia un'ultima finestra temporale. Ma basteranno due settimane per evitare un'escalation irreversibile?

Trump prende tempo: due settimane alla diplomazia

Il presidente americano Trump, ha deciso di rinviare di almeno due settimane la decisione se unirsi all’attacco di Israele contro l’Iran.

Nei giorni successivi all’avvio dell’Operazione Rising Lion da parte di Israele, i segnali provenienti da Washington lasciavano intendere che il presidente americano fosse vicino a dare il via libera agli attacchi aerei statunitensi sull’impianto nucleare iraniano di Fordow.

Un eventuale coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nell’operazione israeliana potrebbe non solo ridefinire gli equilibri già complessi in Medio Oriente, ma aumentare ulteriormente il rischio di una guerra più estesa nella regione.

Alla luce di questi rischi, si potrebbe dire quindi che Trump non ha chiuso le porte alla diplomazia, anche se questo lasso di tempo resta comunque critico, con sviluppi che potrebbero cambiare lo scenario attuale da un momento all’altro.

Resta comunque la domanda se due settimane siano sufficienti per trovare una soluzione diplomatica, soprattutto considerando che è in bilico non solo la questione geopolitica, ma anche il futuro dell’Iran.

La strategia delle scadenze: tattica nota di Trump

L'amministrazione statunitense sembra ottimista sul fatto che due settimane rappresentino una scadenza adeguata per gli sforzi diplomatici.

Molti si chiedono, però, se l’imprevedibilità di Trump su una questione così spinosa non porterà invece a una strada cieca, senza alcuna soluzione reale.

Molti utenti sui social media hanno ricordato che, anche durante il primo mandato, Trump ha utilizzato spesso la scadenza di due settimane. Non si tratta quindi di una tattica nuova.

Il tycoon fissa circa 14 giorni per decisioni su una questione specifica, per poi intraprendere un'azione o annunciare una decisione che spesso non è arrivata. Recentemente, per esempio, alla fine del mese di aprile ha dato due settimane al presidente russo, Vladimir Putin, per decidere se il Cremlino intendesse seriamente porre fine alla guerra. Nessuna decisione, però, è arrivata una volta raggiunta la metà di maggio.

Anche in questo caso, a settimane di distanza, nessuno riesce a prevedere la prossima mossa del presidente. I critici avvertono che, anche sull’orlo di una nuova guerra in Medio Oriente, domina la "sindrome" di TACO (Trump si tira sempre indietro).

Certo, Trump non sarebbe il primo presidente ad astenersi dal coinvolgersi in una nuova guerra. Anche l'ex presidente, Barack Obama, aveva deciso di non bombardare la Siria. L’ombra della guerra in Iraq pesa ancora su Washington.

Cosa vuole Teheran? Il nodo del programma nucleare

Se il presidente americano scegliesse di mandare i bombardieri B-2 contro il sito nucleare di Fordow, non si potrebbe tornare indietro. Tuttavia la leadership iraniana sarebbe disposta a trovare un accordo e rinunciare al proprio programma nucleare al fine di garantire la sopravvivenza del regime?

Sul tavolo non ci sono solo le azioni che potrebbe intraprendere Washington, ma anche le conclusioni che potrebbero arrivare da Teheran.

Un funzionario della presidenza iraniana ha affermato infatti alla CNN che la diplomazia con l’Iran potrebbe essere “facilmente” ripresa se Trump ordinasse a Tel Aviv di interrompere gli attacchi contro il Paese. La risposta del presidente americano, però, lascia poco spazio alla speranza:

virgolette
Penso che sia molto difficile fare una richiesta del genere ora, se qualcuno sta vincendo… È molto difficile fermarlo, a pensarci bene: Israele se la cava bene in termini di guerra.

A questo punto, se Teheran dovesse decidere che la scadenza imposta da Trump è solo un bluff che non porterà a una decisione, potrebbe innescarsi un’escalation inaspettata. La storia è fatta anche dai capi di Stato che decidono di ricorrere alla forza militare per proteggere la propria credibilità personale e per sopravvivenza politica.

Il rinvio di due settimane voluto da Trump può sembrare un’apertura alla diplomazia ma rappresenta anche un pericoloso gioco d’equilibrio. Tra minacce velate, tattiche già viste e un contesto internazionale instabile, il futuro della crisi Israele-Iran resta appeso a un filo sottile. Sarà sufficiente questo breve respiro per evitare una nuova guerra in Medio Oriente?

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